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Home Mondo

Palestina, 75 anni dalla Nakba: una Storia di colonialismo senza fine

by Redazione
18 Maggio 2023
in Mondo
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Palestina, si racconta la Nakba a 75 anni dal suo inizio
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 Sono passati 75 anni dalla Nakba, il disastro che si abbatté, nel maggio del 1948, sulla Palestina storica: la nascita di Israele.
75 anni di pulizia etnica contro i Palestinesi, di “genocidio incrementale”. 75 anni di morti, feriti, espropri e distruzioni. 75 anni di fake israeliane (hasbara) scritte nei libri di testo, “riveduti e corretti” in modo tale da far prevalere la versione degli uni – Israele – contro quella degli altri – i Palestinesi. Di fake nei media controllati o vicini al sionismo. 
Le tappe della Catastrofe palestinese: una Storia di colonialismo che non ha fine.
1840 Prima proposta di colonizzazione ebraica. Lord Palmerston, primo ministro inglese suggerisce l’insediamento di ebrei in Palestina per “tener aperta la Porta d’Oriente alle truppe ed ai commerci inglesi”.
1882 Comincia la prima ondata migratoria di ebrei in Palestina (circa 25.000 dalla Russia), favorita dagli inglesi, provocando i primi disordini con la popolazione araba.
1891. Petizione di notabili e protesta palestinese contro la vendita di terre agli ebrei e l’abuso dei coloni ebraici.
1896. Theodor Herzl, giornalista ungherese, in seguito all’”affare Dreyfuss”” (ufficiale ebreo francese condannato per alto tradimento senza alcuna prova), pubblica “Lo Stato ebraico”, che segna l’atto di nascita del sionismo politico, del progetto e dell’organizzazione di un movimento per il ritorno degli ebrei in Palestina.
1897. Primo congresso sionista a Basilea (Svizzera), nel quale vengono prese numerose decisioni, prima di tutte quella di fondare “una sede nazionale ebraica” in Palestina.
1900 ca. In Palestina vivono 50.000 ebrei e 600.000 arabi.
1901/3. Disordini a Tiberiade e a Jafa (Jaffa).
1905/6. In seguito al fallimento della rivoluzione russa del 1905, alcuni ebrei russi sbarcarono in Palestina.
1908. Viene fondato il giornale arabo “Al Karmal” a carattere nazionalistico.
1914. Con lo scoppio del primo conflitto mondiale, l’Inghilterra promette l’indipendenza a tutti gli stati arabi che combatteranno l’impero ottomano.
1915. L’alto commissario britannico al Cairo, Mac Mahon, promette allo sceriffo della Mecca, Hussein, uno stato arabo indipendente che comprenda la Palestina, in cambio della partecipazione araba allo sforzo bellico.
1916. Con gli accordi di Sykes-Picot, la Francia e la Gran Bretagna si spartiscono il Medio Oriente in zone di influenza, senza tenere in alcun conto le promesse britanniche allo sceriffo Hussein, in base al quale la Siria e il Libano diventano francesi, la Giordania e l’Iraq inglesi; la Palestina dovrebbe avere uno status internazionale.
1917. 2 novembre – Lord Balfour a nome di Sua Maestà Britannica invia a Lord Rothschild, per la federazione sionista, una lettera in cui si dichiara che la Gran Bretagna “vede con favore lo stabilirsi in Palestina di un focolare nazionale per il popolo ebraico…”.
Al momento della dichiarazione, la popolazione totale della Palestina è di 700.000 persone: 574.000 musulmani, 74.000 cristiani e 56.000 ebrei.
1917/18. Le truppe inglesi occupano la Palestina.
1918/20. Esodo delle comunità ebraiche russe a seguito di violenze e devastazioni dovute la guerra civile che segue la rivoluzione russa. Come già in occasione dei pogrom del 1881 e del 1904 solo una piccola parte emigra in Palestina.
1919. Primo congresso palestinese a Gerusalemme.
1920. Conferenza di Sanremo: la Palestina diventa protettorato britannico. Manifestazioni e rivolte arabe contro il mandato britannico. Gli inglesi riconoscono come lingua ufficiale accanto ad inglese ed arabo l’ebraico, modernizzato da Eliezer Ben Yehudi. In Palestina gli arabi sono circa 800.000 e gli ebrei 80.000. Fondazione dell’organizzazione sionista militare Haganah (nucleo originario del futuro esercito israeliano).
1921. In seguito ai disordini arabi del maggio 1921, viene nominata la Commissione d’Inchiesta Haycraft nel tentativo di alleggerire l’atmosfera in Palestina. Nonostante ritenga gli arabi responsabili dello scoppio della violenza, la commissione sostiene che la radice del problema è l’ansia araba causata dagli impegni pro-sionisti presi dalla diplomazia britannica. La commissione Haycraft fa parte di un processo che porta alla pubblicazione della Carta Bianca di Churchill.
1922. La Lega delle Nazioni ratifica il mandato alla Gran Bretagna per l’amministrazione della Palestina. Il mandato è un sistema creato dalla Lega delle Nazioni secondo il quale “i popoli non ancora in grado di auto-governarsi” sarebbero amministrati da “nazioni più evolute”. Con il tempo queste nazioni, principalmente le Potenze Alleate, avrebbero trasferito l’autorità alla popolazione del luogo. Il trattato non parla della tutela della popolazione residente e la parola “arabo” non viene menzionata. Inizia l’immigrazione degli ebrei sionisti che vengono accolti con simpatia dalla popolazione residente. Londra promette agli ebrei una “casa nazionale” e agli arabi l’indipendenza.
1925. ‘Izz al-din Qassam, siriano stabilitosi in Palestina qualche anno prima, forma un’organizzazione di rivolta anti-sionista e anti-colonialista con cellule segrete.
1927. Gli ebrei che vivono in Palestina sono ora 150.000.
1928. Insurrezione di grande portata scatenata dai contadini palestinesi: gli inglesi rispondono con una terribile repressione che fa migliaia e migliaia di vittime. Insurrezioni si susseguiranno senza interruzione fino alla grande rivolta del 1936.
1929. Viene costituita l’Agenzia Ebraica al fine di favorire l’immigrazione e la formazione di colonie ebraiche in Palestina. Dal 1880 al 1929 gli ebrei immigrati in Palestina sono 120.000 su circa 4 milioni fuggiti dall’Europa centro-orientale.
1935/36. Qassam inizia la lotta armata e viene ucciso dalle truppe inglesi a Jenin.
Gli ebrei in Palestina sono ora 355.000.
Rivolta palestinese contro l’occupazione britannica e la crescente immigrazione ebraica. Lo sciopero generale, durato sei mesi, si trasforma nell’estate del ’36 in aperta ribellione armata. Al termine della rivolta, nel ’39, le vittime palestinesi saranno 15.000.
1937. La commissione britannica presieduta da lord Peel propone la spartizione della Palestina tra ebrei e arabi, con 1) la creazione a nord-ovest di uno stato ebraico, 2) una zona comprendente Gerusalemme e Jaffa sotto dominio britannico e 3) il resto del paese riunito alla Transgiordania.
Il piano viene rifiutato dai sionisti e dagli arabi. In seguito a una nuova sollevazione della popolazione araba, viene deportata la maggior parte dei suoi leader politici.
Al momento gli ebrei sono il 28% della popolazione totale.
Terrorismo ebraico-sionista.
Iniziano le azioni terroristiche dell’Irgun Zvai Leumi, corpo paramilitare della destra sionista, fondato dal filo-fascista Jabotinskij, contro palestinesi e britannici.
1939. Gli inglesi promettono la costituzione di uno stato arabo-ebraico; rifiuto risoluto da parte araba.
1939/45. In Europa inizia lo sterminio sistematico degli ebrei ad opera dei nazisti. L’Agenzia Ebraica organizza l’immigrazione clandestina in Palestina respingendo le limitazioni imposte dal “Libro Bianco” britannico del ’39.
1944. Il gruppo terroristico ebraico “Stern”, nato da una scissione dell’Irgun, uccide Lord Moyne, ministro britannico per il Medio Oriente.
1945. Gli ebrei residenti in Palestina raggiungono il numero di 608.000 (un numero undici volte superiore a quello del 1917), contro 1.200.000 arabi.
1946. L’Irgun fa saltare con la dinamite la segreteria generale dell’Alto commissariato britannico a Gerusalemme (Hotel King David), causando oltre 90 vittime.
1947. 29 settembre – La Gran Bretagna rimette il proprio mandato sulla Palestina alle Nazioni Unite.
29 novembre – Le Nazioni Uniti approvano la risoluzione 181 (votano a favore URSS, USA e Francia, ma gli Stati arabi votano contro; la Gran Bretagna, la Cina ed altri si astengono), che prevede la divisione della Palestina in tre parti: 1) uno stato ebraico sul 56% del territorio, 2) uno stato palestinese, 3) una zona internazionale che comprenda Gerusalemme e Betlemme. Il confine tracciato viene definito “Linea Verde”.
1948. La proclamazione dello stato d’Israele è prevista per il mese di maggio, ma i gruppi armati sionisti muovono una violenta offensiva contro la popolazione palestinese con l’obiettivo di realizzarne l’espulsione dalle loro terre. Nasce l’esercito di liberazione della Palestina, composto da cinquemila volontari tra cui anche iracheni ed egiziani.
9 aprile – A Deir Yassin, sulla strada di Gerusalemme, un commando dell’Irgun, diretto da Begin, uccide 254 persone, in buona parte bambini e vecchi.
11 maggio – I residenti palestinesi di Lydda sono deportati a Ramallah. È la marcia della morte, con numerose vittime. Le deportazioni di massa e l’esodo proseguono a catena.
14 maggio – David Ben Gurion proclama, a Tel Aviv, la nascita dello stato d’Israele, riconosciuto immediatamente da Stati Uniti, URSS ed altri paesi. Gli israeliani controllano, non più il 56%, bensì, il 77% del territorio. Gerusalemme viene divisa tra Israele e Giordania: la Città Vecchia con la parte est passa sotto il controllo della Giordania, la parte occidentale e quella meridionale sotto Israele. 150.000 palestinesi continuano a vivere in Israele, praticamente senza diritti e sottoposti a regime militare. Nasce anche l’esercito di Israele “Tsahal”, chiamato Forza di Difesa d’Israele (IDF), che incorpora tutte le organizzazioni sioniste paramilitari. La Lega araba (Siria, Iraq, Egitto e Giordania) invade il nuovo stato il giorno stesso della sua nascita, ma sarà sconfitta.
15 luglio – Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ordina ad arabi e israeliani il cessate il fuoco.
17 settembre – Viene ucciso, a Gerusalemme, il conte Folke Bernadotte, inviato delle Nazioni Unite per la trattativa di mediazione nel conflitto arabo-israeliano. 23 anni dopo, Baruch Nadel, che nel ’48 era capo del controspionaggio del gruppo “Stern”, ammette di aver organizzato quell’attentato, allo scopo di far fallire il tentativo di mediazione dell’ONU.
11 dicembre – Le Nazioni Unite votano la risoluzione 194 che chiede il ritorno in patria, o un indennizzo, per i quasi 800.000 palestinesi espulsi dalle loro terre.1949. 11 maggio – Israele, grazie alla risoluzione 273, diventa membro delle Nazioni Unite.

8 dicembre – L’ONU costituisce l’Ufficio di Soccorso e di Lavoro delle Nazioni Unite per i profughi di Palestina (UNRWA) e decreta l’internazionalizzazione di Gerusalemme. Nel corso dell’anno, vengono rasi al suolo 387, su 475, cittadine e villaggi palestinesi nel territorio israeliano. Un milione di palestinesi, costretti ad abbandonare le loro terre, si riversano a Gaza, in Cisgiordania e Libano, nei campi profughi. Gli ebrei, in Palestina, sono già un milione.

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Tratto da Infopal.it

Tags: nakbapalestina

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