Dieci euro, ma valgono come macigni. Non è la prima e non sarà l’ultima sentenza di un Magistrato contro lo Stato italiano per la gestione dell’emergenza Covid, ma le motivazioni della sentenza emessa dal Giudice di Pace di Alessandria, dr Paolo Olezza, rappresentano un passo ulteriore nel riconoscere le gravi violazioni costituzionali commesse dagli allora Presidenti del Consiglio Giuseppe Conte e Mario Draghi.
Già nell’agosto 2020, il giudice di pace di Frosinone Emilio Manganiello aveva annullato le sanzioni per “l’illegittimità dello stato di emergenza”. A ribadire l’incomprimibilità dei diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione era tornata nel febbraio 2022 il giudice del Tribunale penale di Pisa, Lina Manuali, con una sentenza nelle cui motivazioni elencava puntualmente tutte le violazioni, articolo per articolo.
«La sentenza di Alessandria compie un ulteriore passo avanti – osserva Ruggero Di Biagi, responsabile delle politiche sanitarie del Movimento Indipendenza – perché riconosce, seppure in modo simbolico, le responsabilità di Giuseppe Conte e Mario Draghi, in una serie di violazioni sistematiche.»
La violazione dei diritti costituzionalmente tutelati da parte delle norme emergenziali appare pacifica – scrive il giudice Paolo Olezza – Certamente le norme emanate hanno violato la libertà personale, di movimento, di associazione, al lavoro (artt. 13, 16, 18, 4 e 35 Cost.). Il diritto alla salute non gode di una superiorità agli altri diritti fondamentali per la quale essi debbano essergli sacrificati. Scrive ancora il Giudice: «appurato che è ormai acquisita la responsabilità civile dello Stato-legislatore per la promulgazione di norme illegittime […] emerge un chiaro profilo di grave colpa o dolo in capo a chi promosse la normativa. Le posizioni espresse dall’attuale Consiglio dei Ministri, questo giudicante osserva trattarsi quasi di una sorta di confessione stragiudiziale del carattere illecito della normativa oggetto di causa.
Non può passare inosservato che, nel presente giudizio, l’Ente convenuto (Presidenza del Consiglio dei Ministri) sta sostenendo tesi opposte rispetto a queste dichiarazioni pubbliche, e questa circostanza vanifica non poco la credibilità delle sue difese.»
Per quanto la sentenza di un Giudice di Pace non costituisca giurisprudenza – conclude Giuseppe Lauria, della segreteria nazionale del Movimento Indipendenza – la valutazione politica essenziale che il Presidente Giorgia Meloni dovrebbe trarne, è anzitutto che l’avvocatura dello Stato debba essere richiamata ad adeguarsi e rispettare le linee politiche del Governo, anziché tentare di difendere l’operato ormai indifendibile su ogni profilo, di legge e di morale, di Giuseppe Conte e Mario Draghi. Rispetti la sentenza senza impugnarla e dia un segno di rispetto dei cittadini, della Costituzione e della verità storica, inchiodando simbolicamente Conte e Draghi. Sono solo dieci euro. Ma rappresentano il simbolo del disprezzo perenne che la storia dovrà riservare a questi due figuri e il simbolo della ritrovata autorevolezza dello Stato italiano di fronte ai suoi cittadini.»