Più di due ore di show, una scaletta di oltre trenta canzoni che è un viaggio nel conflitto tra l’artista – Marracash – e l’uomo – all’anagrafe, Fabio Bartolo Rizzo -.
Uno scontro interiore che si risolve rima dopo rima, pezzo dopo pezzo: in uno stadio Olimpico Grande Torino tutto esaurito per la terza data del suo ‘Marra Stadi25’, il rapper dei record (127 dischi di platino in carriera, 32 d’oro e quasi 8 miliardi di stream) si esibisce davanti a 37mila spettatori (dati degli organizzatori) che esorta a non essere “distratti dalle cazzate” perché nel mondo “è finita la pace”.
Il racconto di Marracash, 46 anni da Nicosia (Enna) ma cresciuto alla Barona di Milano, si sviluppa soprattutto attraverso le canzoni dei suoi ultimi tre dischi, ‘Persona’ (2019), ‘Noi, loro, gli altri’ (2021), ‘È finita la pace’ (2024), la trilogia nella quale ha messo in musica l’indagine dei suoi sé, ma non mancano alcune incursioni dal passato: in particolare una emozionante ‘Bastavano le briciole’, malinconico ritratto di famiglia, delle ferie ‘giù in Sicilia in Uno diesel’, a cui segue l’intensa ‘Noi’, “il mio passato, la mia zona, la mia famiglia: bei tempi, oddio forse non così belli”, dice sul palco.
A metà concerto sul palco sale Madame, con cui Fabio duetta quella che probabilmente è la più introspettiva tra le tracce in scaletta, ‘L’anima’. Ma subito dopo Marracash riconquista la scena, tra le fiamme che incendiano pubblico e atmosfera: ‘Crash’, ‘Quelli che non pensano’, ‘Cosplayer’ e ‘Poco di buono’ sono la scarica di adrenalina e di rabbia che anticipa ‘E’ finita la pace’, traccia che da’ il nome al disco più recente e sulla quale il rapper si prende il tempo di un inciso: “Circa un anno fa stavo scrivendo il mio ultimo album, pensavo al titolo da dargli per rappresentare cosa stava succedendo a me e nel mondo. Un anno dopo, la situazione è peggio di prima e oggi il titolo è più azzeccato che mai” dice dal palco. “Affrontare questo futuro fa paura anche a me” ammette Marracash, che al pubblico rivolge un’esortazione: “Forse è arrivato il momento in cui non possiamo essere tutti cosi distratti dalle cazzate: perché è finita la pace”.
Si torna a cantare: i fuochi d’artificio incorniciano le note di ‘Crudelia’, ritratto di un amore tossico, sulle quali l’Olimpico dedica la standing ovation al rapper. “L’amore si fotta”, dice Marracash, ma la strada della riconciliazione personale è imboccata e il concerto si chiude con ‘Happy end’.
Il tour prosegue con due serate a Milano, il 25 e il 26 giugno a San Siro, poi il 30 all’Olimpico di Roma e chiusura il 5 luglio al San Filippo di Messina, all’indomani dell’uscita delle nuove edizioni rimasterizzate dei dischi ‘King del Rap’ (2011) e ‘Status’ (2015).