Chi ha un gatto sa che basta un rumore improvviso per distrarlo da qualsiasi cosa. Purtroppo, lo stesso vale per la stampa sarda: che per andare all’inseguimento di un petardo e qualche momento di tensione con la polizia, ha ignorato completamente le ragioni della mobilitazione di cui quegli episodi erano solo un dettaglio marginale,
alimentando così i discorsi securitari che pervadono lo spazio pubblico da troppo tempo.
Di quale mobilitazione parliamo? Di quella del 10 maggio scorso, quando circa mille persone hanno dedicato il loro sabato a protestare contro l’esercitazione militare Joint Stars e la maldestra “operazione simpatia” che l’ha accompagnata. A chiamarle in piazza era stato il Comitato Sardo di Solidarietà con la Palestina, un coordinamento di decine di organizzazioni che da mesi denuncia il genocidio in corso a Gaza e la complicità italiana con le infinite violazioni dei diritti umani della popolazione palestinese, attraverso la fornitura di armi e l’appoggio al colonialismo israeliano.
Le persone e le organizzazioni presenti in piazza condividono una lettura del ruolo della Sardegna negli scenari di guerra e hanno deciso di assumersi una responsabilità nei confronti della popolazione palestinese martoriata, nella striscia di Gaza e, in maniera meno eclatante, in Cisgiordania, basata sul riconoscimento che lo stesso sistema che arma Israele è quello che toglie a noi risorse per sanità, scuola e diritti fondamentali.
In piazza c’erano artisti e artiste, persone impegnate nell’attivismo per sanità e scuola, lavoratrici e lavoratori di questi fondamentali settori, uniti da un messaggio chiaro: non vogliamo ricevere come elemosina i servizi pubblici dignitosi ai quali abbiamo diritto. Eppure, nessun giornale ha ritenuto questi contenuti degni di attenzione.
Le istituzioni sarde e cagliaritane, invece, hanno addirittura patrocinato l’esercitazione, alimentando lo sdegno popolare. Ma non era solo questo a indignare. La protesta andava oltre: contro la propaganda bellicista nelle scuole, il riarmo, e aziende come la RWM di Domusnovas, che fabbrica bombe facendo profitti sulla distruzione di vite e ambiente. Sono battaglie storiche del nostro popolo, ma oggi trovano nuova forza grazie alla solidarietà con la Palestina, che ha riempito le piazze e ricordato a tutti e tutte che il genocidio parte da qui, attraverso la complicità delle nostre istituzioni.
I nostri governi, i produttori di armi e un giornalismo pigro e complice, incapace di concentrarsi sui meccanismi del presente per inseguire le luci del sensazionalismo, preparano e giustificano la strage di Gaza. Se l’unica cosa che attira l’attenzione è un petardo, vorrà dire che in futuro ci muniremo di puntatori laser per segnalare alla stampa sarda dove si trova la notizia.
Il Comitato Sardo di Solidarietà con la Palestina