Dal 27 febbraio avrà inizio la nuova stagione teatrale a cura del Teatro d’Inverno. Sei appuntamenti con artisti regionali e nazionali tra prosa e stand up comedy che accompagnerà gli spettatori per tutta la primavera.
Si aprirà con il nuovo lavoro firmato dal regista e autore Lelio Lecis della compagnia “Akròama” di Cagliari. In scena Tiziana Martucci è l’interprete di “Come vent’anni fa”, monologo nel quale realtà e invenzione si confondono tra le memorie di una commessa di polleria single. In lei il ricordo, o forse la visione, di aver avuto un altro ruolo in una precedente esistenza, una continua e doppia dissociazione che fa emergere una Ecuba urlante il proprio dolore tra le fiamme che devastano Troia. Un viaggio a forte velocità nella tragedia euripidea in cui musiche, oggetti e verbalizzazioni contemporanee richiamano al mondo della coscienza le impronte indelebili del classico e del mito che tracciano l’anima nelle nostre frammentazioni e solitudini metropolitane, che emergono grazie ad una regia capace di grande sensibilità nel raccontare l’animo umano.
Il 15 marzo un gradito ritorno primaverile sul palco di Alghero per uno degli stand up comedian di punta nel panorama regionale e attualmente in tour nazionale con il nuovo live show “Fallito e contento”. Luca Tramatzu, classe 1981, è autore del suo terzo spettacolo che vuole innanzitutto essere una dichiarazione d’amore universale. “Love tour” è un indizio il cui messaggio – dice lo stesso Tramatzu – è sicuro che verrà frainteso e per questo ci tiene a tranquillizzare il pubblico che quello a cui assisterà sarà un viaggio tra i ricordi d’infanzia, durante il quale ci farà conoscere sua nonna, parlerà del Papa, delle bombe e dei Santi, dei suoi fallimenti belli e importanti come opere d’arte, perché nel fallimento si può trovare la felicità! Lo spettacolo, in Prima Regionale per la Sardegna, è prodotto dalla Crox Concerti.
Come se ci fosse un invisibile legame, ecco il 28 marzo prendere spazio sulla scena un altro fallimento con la compagnia romana “I pensieri dell’Altrove”. Non la morte, non la povertà, non la solitudine. Il fallimento è infatti ciò che più ci terrorizza in questa epoca in cui sembra che gli occhi di tutti ci siano puntati addosso. e pur di non fallire, o di raccontarci che non abbiamo fallito, siamo disposti ad intraprendere le più assurde iniziative. “Cosa potrebbe andare storto”, è la commedia di Giorgio Latini con Ottavia Bianchi, Patrizia Ciabatta, Roberto Fedele e lo stesso Giorgio Latini, che indaga proprio questo vergognoso aspetto della vita odierna, mettendone in risalto gli aspetti paradossali e quindi ridicoli, ma anche quelli spiccatamente umani e tragici. Due improbabili ladri tentano di rapinare una banca, ma qualcosa non va secondo i programmi; si vedono dunque costretti a barricarsi all’interno dell’edificio con due ostaggi. Di qui ha inizio un paradossale susseguirsi di avvenimenti in cui nulla è come sembra (nemmeno la rapina stessa) e l’inatteso confronto tra malviventi e presunte vittime porta ad una serie di situazioni sempre più comiche e al limite del surreale.
L’11 aprile il mondo si dividerà in “Buoni o cattivi? Punti di vista”. Una carrellata teatrale sull’eterna lotta tra bene e male, tra buoni e cattivi in un viaggio dalle origini del mondo ad un ipotetico, e neanche tanto lontano, futuro. Uno “zibaldone” semiserio proposto dalla “Compagnia Artenova” di Roma in coproduzione con “Torino Spettacoli” che prende in prestito da personaggi delle Sacre Scritture, Boccaccio, Shakespeare, Pirandello e Woody Allen, per indagare su una società in cui la comunicazione ci ricopre con messaggi contraddittori rendendo arduo distinguere tra realtà e finzione, tra “buoni e cattivi”. Sul palco Franco Oppini, Miriam Mesturino e Gino Auriuso, che firma la regia della drammaturgia di Riccardo Barbera, si avvicendano, si intersecano, si doppiano in uno spettacolo che scandaglia il teatro e la letteratura di tutti i tempi con un ritmo incalzante in culi l’ironia è imperante, ma lascia spazio a momenti di pura e intensa teatralità.
Il 19 aprile lo spettacolo-evento firmato dal duo Lucido Sottile di Tiziana Troja e Michela Sale Musio, che il Rotary Club di Alghero ed il Teatro d’Inverno propongono con l’obiettivo di destinare l’incasso all’acquisto di otto nuove quinte e del fondale per il palco del Civico Teatro “Gavì Ballero”, in sostituzione del materiale attuale, ormai logorato dal tempo e dall’usura. Un progetto ambizioso che fa appello al senso “civico” del pubblico, principale fruitore del teatro cittadino, invitandolo a dare il proprio piccolo contributo alla valorizzazione e miglioramento di un bene culturale fondamentale per la collettività, attraverso il semplice acquisto di un biglietto. “Non Fa Ridere” , il cui titolo già preannuncia il contrario, catapulta il pubblico in una serata piena di imprevisti, una commedia sfrenata e irriverente che si svolge, guarda caso, “dietro le quinte” di uno spettacolo teatrale. Michela inaspettatamente assente, lascia la collega Tiziana a gestire da sola il caos prima di salire sul palco. Tra telefonate disperate, sostituzioni improvvise, e un cast di personaggi eccentrici, l’atmosfera diventa frenetica e surreale, portando a un finale esilarante che dimostra come, nonostante tutto, lo spettacolo debba andare avanti. Una commedia che alterna momenti di sincera riflessione sul significato della comunità a dialoghi pungenti, situazioni comiche e battute improvvisate, costruite per mantenere il pubblico sul filo del divertimento costante.
La rassegna si chiuderà il 3 maggio con “Il calapranzi” la nuova produzione in debutto nazionale del Teatro d’Inverno ispirata all’omonima pièce di Harold Pinter, rivisitata, diretta e interpretata da Gianfranco Corona e Julien Ollmann Dagostino. In uno scantinato spoglio i due sicari Ben e Gus aspettano pazientemente che qualcosa accada. L’attesa viene rotta da un susseguirsi di riflessioni e interrogativi che però non trovano risposta, fino a quando giungono loro enigmatiche indicazioni. Tutto assume un aspetto ancora più surreale quando da un calapranzi portavivande iniziano ad arrivare delle normali ma alquanto improbabili ordinazioni da un ristorante che essi suppongono posto nel piano superiore dell’edificio. L’oggetto, misterioso quanto le richieste che esso trasmette, si insinua come una terza presenza nel rapporto tra i due protagonisti, costretti a condividere lo stesso spazio, distorcendo la percezione della realtà. Ecco emergere due lati opposti di una stessa mente, due identità chiamate a coesistere forzatamente senza che l’una prevalga sull’altra. La distorsione del reale e il tempo stesso che si piega e si dilata raccontano di un esistere distante ma inesorabilmente dentro ognuno di noi.