“Israele” ha bombardato massicciamente la Striscia di Gaza da nord a sud, causando il martirio di almeno 33 palestinesi e violando ancora una volta il cessate il fuoco — si registrano almeno 80 violazioni dall’inizio della tregua, per un totale di 97 martiri — oltre a infrangere il cosiddetto “piano di pace” del presidente USA Donald Trump.
Questo nuovo atto, di natura genocidaria, mette in luce come quella tregua non sia mai realmente entrata in vigore: l’esercito di occupazione “israeliano” ha continuato ad assassinare il nostro popolo a Gaza, mentre bombardava estensivamente il sud del Libano, compiva incursioni in Siria e intensificava la sua pressione coloniale sulla Cisgiordania con raid e arresti, sostenendo sistematicamente il terrorismo dei coloni sulle nostre terre. In quest’ora buia, noi palestinesi della diaspora ci stringiamo alla Resistenza e al nostro popolo in Palestina e in tutta l’area, dal Libano alla Siria. Siamo vicini alle nostre sorelle e ai nostri fratelli di Gaza, ancora una volta assediati e esposti alla violenza genocida sionista. Ci stringiamo alle mani pazienti del nostro popolo — donne, uomini, bambini e anziani — che non intendono abbandonare la loro terra a nessun costo. Sosteniamo i nostri combattenti della resistenza, che si preparano ancora una volta a fronteggiare l’avanzata dell’esercito d’occupazione e a proteggere la popolazione dallo sfollamento forzato e dalla pulizia etnica. Ci appelliamo a chi, dall’Italia, negli ultimi due anni ha lottato con dedizione e sacrificio al nostro fianco contro il proprio governo, colpevolmente complice delle atrocità sioniste. A fronte di un governo imputato alla Corte penale internazionale per concorso in genocidio, che continua ad autorizzare l’invio di armamenti verso l’entità sionista e a coprire il progetto coloniale del sionismo, ci appelliamo a chi ha paralizzato questo paese dimostrando da che parte sta il popolo: “blocchiamo tutto” non è uno slogan con scadenza. È un’azione politica per riappropriarci del nostro ruolo: se il governo e le istituzioni non ascoltano il volere popolare di fermare la macchina bellica, allora saremo noi a paralizzare tutto. Il governo italiano intende fregiarsi di aver promosso un “piano di pace” continuando al contempo a vendere impunemente armi per alimentare il genocidio del nostro popolo, celato dietro un velo di silenzio e omertà. Anche noi sappiamo cosa possiamo e dobbiamo fare: blocchiamo strade, tangenziali e autostrade; blocchiamo stazioni, porti e aeroporti; ma soprattutto blocchiamo interporti, hub logistici e fabbriche di armamenti, come nelle sollevazioni delle scorse settimane e con ancora maggiore determinazione. Costruiamo un embargo dal basso fino a quando il governo italiano non cesserà il suo criminale sostegno alla colonia sionista di “Israele”. Per questo lanciamo un appello alla mobilitazione generale e diffusa — nelle scuole, nelle università, nei luoghi di lavoro e nelle piazze, in tutte le città, da nord a sud — fino a quando il nostro popolo non otterrà giustizia e la vera pace: la liberazione della Palestina dal fiume al mare”, affermano i movimenti legati alle comunità palestinesi in Italia.























