Non solo Eurallumina, sono diverse le vertenze aperte nel Sulcis, ci sono anche quelle di SiderAlloys, Portovesme srl ed Enel: “tutte devono arrivare a soluzione nell’immediato, mentre nel territorio le già disastrate condizioni economiche ed occupazionali, continuano a peggiorare”.
Lo chiedono Fiom-Cgil, Fsm-Cisl e Uilm del territorio che ribadiscono la “totale vicinanza e solidarietà con i lavoratori Eurallumina”, al decimo giorno di permanenza a 40 metri di altezza sul silo numero 3 dello stabilimento di Portovesme.
“Una vergogna dopo l’altra – affermano in una nota – Non c’è più tempo da perdere: l’implosione che sta registrando il territorio, necessita di risposte urgenti che il Mimit, con il contributo di istituzioni regionali e locali, deve fornire nel rispetto delle dichiarazioni di strategicità più volte avanzate”. In caso contrario, Fiom, Fsm e Uilm non escludono di innalzare il il livello della mobilitazione.
Nel dettaglio per Sideralloys: “il ministro Urso, nel corso dell’ultimo incontro tenutosi il 17 settembre aveva annunciato un’immediata discontinuità con l’attuale proprietà – scrivono le tre sigle – Oggi veniamo a sapere che si sta avanzando una nuova richiesta di Aia (contemporaneamente una richiesta di 60gg al Mimit), in modo da poter recuperare i tanti danni creati e magari tornare a ipotizzare le produzioni assolutamente insufficienti, attraverso la rifusione di alluminio riciclato.
Sulla vertenza Eurallumina, i metalmeccanici ricordano che “anche questa è ferma al palo almeno sino al lontanissimo 10 dicembre, data in cui è prevista la convocazione al Mimit”. “Anche dalla centrale Enel Grazia Deledda di Portovesme, la gestione della fabbrica, in particolare nel mondo degli appalti, contribuisce ad alimentare forti tensioni – osservano – Infatti per non fare mancare il proprio apporto sulla crisi del territorio, anche la multinazionale energetica, pensa utile che in prossimità di una non lontana chiusura, si debba andare incontro a cambi di appalti, che alimentano tensioni e estromettono da importanti lavorazioni la poca imprenditoria sarda qualificata rimasta. Il motivo? Semplice la continua ricerca degli appalti al massimo ribasso”.























