Bene il turismo e l’occupazione, ma con una percentuale molto alta di contratti atipici.
Male la sanità con lunghe liste d’attesa, difficoltà a spostarsi per risolvere problemi di salute.
E con molti sardi che, anche per ragioni finanziarie, rinunciano a curarsi. È il quadro dell’economia in Sardegna secondo il 32/mo rapporto del Crenos.
“Ci sono dei segnali positivi – ha detto la direttrice del Crenos Anna Maria Pinna – ma anche fragilità conosciute.
L’occupazione cresce soprattutto nel commercio, negli alberghi e nella ristorazione, nell’agricoltura e nel settore delle costruzioni. La disoccupazione è ai minimi storici, ma l’incidenza dei contratti atipici è maggiore rispetto al tessuto nazionale: bisogna considerare non solo la quantità, ma anche la qualità. Bene il turismo soprattutto a livello internazionale, ma la sanità dà segnali molto preoccupanti”.
Il 2024 è il secondo anno in cui si registra un calo del numero delle morti rispetto agli elevatissimi valori degli anni precedenti, ma i decessi, pari a 18.449, si confermano elevati: la Sardegna è la regione con il maggiore aumento del numero delle morti rispetto al quinquennio 2015-2019. Prosegue il processo di invecchiamento della popolazione, in atto ormai da molti anni, e l’età media dei residenti sale a 49,2 anni. Nel 2023 il Pil per abitante della Sardegna è pari al 72% della media dell’Unione (Italia il 98%); l’isola è 169/a su 242 regioni, in miglioramento rispetto all’anno precedente ma sempre nel gruppo “regioni meno sviluppate”. Il Pil per abitante è pari a 21.821 euro in Sardegna, contro i 37.497 delle regioni del Nord-ovest e i 35.412 del Nord-est. Nel 2023 la spesa sanitaria pubblica in Sardegna è cresciuta, raggiungendo i 3,8 miliardi di euro. La spesa pro capite (2.421 euro per abitante) è aumentata del 2,5% rispetto al 2022.
Sul fronte dei livelli essenziali di assistenza (Lea), il sistema sanitario regionale sardo ha raggiunto per la prima volta dal 2019 la soglia minima di adempimento di 60 punti in tutte e tre le macroaree: prevenzione (65), distrettuale (67) e ospedaliera (60). Permane invece una criticità strutturale sulla rinuncia alle cure: con un tasso del 13,7%, la Sardegna resta la regione con il valore più alto d’Italia, un primato negativo che detiene dal 2017. Anche il divario di genere è evidente: nel 2023, le donne sarde hanno mostrato una probabilità di rinuncia alle cure superiore del 30% rispetto ai pazienti uomini. Cresce l’offerta dei servizi per la prima infanzia, ma resta carente l’assistenza domiciliare destinata agli anziani.
Trasporto pubblico extraurbano poco attrattivo: pochi utenti, bassa soddisfazione e accessibilità limitata.La Sardegna produce più energia di quanta ne consuma, e la quota da fonti rinnovabili è in costante crescita. Tuttavia – osserva il rapporto si osservano criticità infrastrutturali e un disallineamento tra capacità produttiva e domanda effettiva. Le richieste di nuovi impianti indicano un potenziale elevato, ma l’equilibrio tra transizione ecologica e tutela ambientale rimane incerto. L’introduzione di meccanismi come i prezzi zonali – suggerisce il Crenos – potrebbe rappresentare una soluzione vantaggiosa per l’economia regionale.
























