“Siamo ancora qui a sottolineare per l’ennesima volta i gravi disagi della sanità cittadina. Non si può aspettare oltre, il recente episodio in cui una donna alla 33° settimana di gravidanza che si è recata d’urgenza al reparto di Ostetricia dell’ospedale di Alghero per partorire in condizioni di emergenza, attesta per l’ennesima volta le gravi criticità presenti nel nostro sistema sanitario territoriale”….”Nonostante l’accordo stato regione con delibera del 2024 non è ancora operativo lo STEN (Servizio di Trasporto in Emergenza Neonatale), ci chiediamo perché? Lo STEN garantisce il trasferimento sicuro ed efficiente dei neonati in situazioni critiche, dal centro inviante al TIN HUB (Terapia Intensiva Neonatale) di riferimento, con un’équipe altamente specializzata”, scrivono in una nota i Comitati in difesa della sanità nel sassarese.
“Ci hanno privato del Punto Nascita, mentendo spudoratamente sulla riapertura annunciata per i primi mesi del 2024!!! Ricordiamo, che nell’ultima campagna elettorale, sia quella regionale che quella comunale, i candidati hanno dichiarato l’impegno prioritario verso la sanità, impegno che veniva garantito anche con l’importo di tre miliardi di euro disponibili per la sanità sarda. Dove sono finite tali somme? Ci soffermiamo anche su un’altra criticità, quella relativa alle prenotazioni al CUP per visite ed esami specialistici, (citiamo solo un esempio): per una visita chirurgo vascolare con urgenza di 10 gg. non è possibile prenotarla in tutta la Sardegna, solo dai privati. E ancora, il servizio di pediatria è attivo solo h12, significa che, se un bambino sta male dopo le venti, deve andare a Sassari. Ci conforta sapere che l’oculistica, la chirurgia ortopedica e il day surgery siano positivamente attive. Un plauso va a tutto il personale sanitario, infermieristico, ecc. che lavora in maniera indefessa, nonostante le difficoltà che affrontano tutti i giorni. Ricordiamo ai vertici ASL, corresponsabili nel renderci la sanità meno accessibile, che circa 10.000 famiglie sarde hanno deciso (lor malgrado) di non curarsi. Pertanto, chiediamo agli amministratori locali di usare toni più forti e decisi per far sì che la sanità pubblica rimanga un diritto per tutti”, concludono i comitati fiocchi azzurri fiocchi rosa, Comitato uniti contro la chiusura dell’ospedale Marino, Comitato spontaneo a difesa della salute e il Comitato nuovo ospedale.
























