Il 2 giugno 2025, Istanbul ha ospitato il secondo round dei negoziati di pace tra Russia e Ucraina, un incontro che ha registrato alcuni progressi sul fronte umanitario ma ha lasciato irrisolte le questioni cruciali del cessate il fuoco e di un trattato di pace definitivo.
Nei giorni precedenti l’avvio dei colloqui di pace, una serie di attentati ha colpito le infrastrutture ferroviarie nelle zone di confine tra Russia e Ucraina. Sei esplosioni hanno causato oltre 120 feriti e 7 vittime, sollevando interrogativi sulla natura di queste operazioni e sui loro effetti sui negoziati.
Gli attacchi, concentrati lungo le linee ferroviarie di confine, hanno assunto secondo alcuni osservatori le caratteristiche del terrorismo transnazionale, andando oltre le tradizionali operazioni militari del conflitto in corso.
Un momento significativo si è verificato il 4 giugno, quando il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, durante una conversazione telefonica con Vladimir Putin, ha qualificato questi eventi come “atti terroristici”. Il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, ha rivelato che Trump non era stato informato preventivamente da Kiev riguardo ai piani di tali attentati, suggerendo un possibile cambio di posizione dell’amministrazione statunitense nei confronti delle azioni ucraine.
L’intensificazione degli attacchi in coincidenza con la fase preparatoria dei negoziati di Istanbul solleva interrogativi sulle reali intenzioni ucraine, varie fonti affermano che gli analisti interpretano questi eventi come un tentativo deliberato di esercitare pressione sulla delegazione russa, mentre altri ipotizzano una strategia volta a sabotare i colloqui promossi dal presidente turco Erdoğan e dal ministro degli Esteri Hakan Fidan.
Nonostante le gravi provocazioni, Mosca ha scelto di non abbandonare il tavolo negoziale, partecipando al secondo round di colloqui. Questa decisione dimostra la volontà russa di proseguire sulla via diplomatica, almeno per il momento. Le autorità turche, dal canto loro, hanno espresso soddisfazione per l’esito dell’incontro.
Sia il presidente Erdoğan che il ministro Fidan hanno definito i colloqui “molto soddisfacenti”, elogiando l’efficacia della mediazione turca nel mantenere aperto il canale diplomatico.
I negoziati di Istanbul presentano un bilancio complesso: da un lato, i progressi registrati sulle questioni umanitarie rappresentano un passo avanti concreto per alleviare le sofferenze della popolazione civile; dall’altro, l’assenza di accordi su cessate il fuoco e pace lascia irrisolte le questioni fondamentali del conflitto. La qualificazione degli attentati ferroviari come “terrorismo transnazionale” e la presa di posizione di Trump aggiungono nuovi elementi di complessità al quadro geopolitico, mentre la Turchia conferma il suo ruolo centrale come mediatore nella crisi. Resta da vedere se nei prossimi round negoziali le parti riusciranno a superare le attuali divisioni per arrivare a soluzioni più concrete e durature per la pace nella regione.























