In Italia la fiducia complessiva nell’informazione rimane stabile al 34%, mentre cala di due punti e si attesta al 10% la fetta di italiani che pagano per le notizie online.
Si registra un crollo per l’interesse delle notizie «a livelli record, i conflitti in Ucraina e Medio Oriente potrebbero aver avuto un impatto». È quanto emerge dal Digital News Report 2024 dell’Istituto Reuters condotto in 47 paesi.
Fino al 39% degli intervistati – secondo l’analisi – afferma che a volte o spesso evita le notizie (+3% su anno) con aumenti più significativi in Brasile, Spagna, Germania e Finlandia. Emerge poi che la fiducia nelle notizie è rimasta stabile nell’ultimo anno (40%) ma è calata di quattro punti rispetto al culmine della pandemia di Coronavirus. Aumenta la pressione nell’editoria con gli abbonamenti alle notizie in stallo: solo il 17% afferma di aver pagato per le news, mentre molti lettori non vogliono farlo o pagano meno del prezzo intero avvalendosi degli sconti. L’analisi ha preso in esame «un paniere di 20 paesi più ricchi». Norvegia (40%) e Svezia (31%) hanno la percentuale più alta di paganti, Giappone (9%) e Regno Unito (8%) le più basse.
Per quanto riguarda l’Italia la fiducia complessiva nelle notizie rimane stabile al 34%, mentre cala di due punti e si attesta al 10% la fetta di italiani che pagano per le notizie online. Il 32% ha ascoltato i podcast nell’ultimo mese e il 39% condivide le notizie su social media, chat ed e-mail (principalmente Facebook e WhtsApp, anche se in calo rispetto allo scorso anno). L’82% legge le notizie dallo smartphone. In Italia, inoltre, la fruizione delle notizie cartacee continua a diminuire: il 13% dichiara di utilizzare fonti di stampa (-3% su anno). Scende di quattro punti percentuali la tv (65%), mentre il 69% le fruisce online (-1% su anno). C’è una accelerazione della crisi dei giornali a causa di un «consistente calo delle copie vendute (-37% dal 2019 al 2023) e degli inserzionisti che preferiscono altre piattaforme». La pubblicità online ha la leadership (58%) e ha preso il posto di quella in tv (29%) e carta stampata (5%). Tuttavia, sottolinea il rapporto, «la crescita della pubblicità online non sta fornendo un’ancora di salvezza al settore dell’informazione in difficoltà». Gli editori generano solo una piccola parte (15%) dei ricavi pubblicitari digitali mentre piattaforme come Alphabet/Google e Meta/Facebook fanno la parte del leone (85%).
«Storicamente caratterizzato dalla predominanza della tv, una stampa debole ma influente e una trasformazione digitale più lenta che altrove, oggi il panorama italiano vede la tv perdere il suo primato e i grandi editori vendere gli organi di stampa tradizionali mentre quelli nati nel digitale sono seriamente impegnati a sfidare i player più affermati. Il sistema italiano dei media è in una fase di cambiamento», osserva il rapporto Reuters che cita anche la trattativa di Antonio Angelucci per l’acquisizione dell’Agi, la seconda agenzia di stampa in Italia.

























