Viaggio nella Storia del Novecento con “D.E.O. ex Macchina / Olivetti, un’occasione scippata”, uno spettacolo ideato, scritto e interpretato da Antonio Cornacchione per la regia di Giampiero Solari (produzione Amicor Sas) in cartellone mercoledì 19 novembre alle 21 al Teatro Civico “Gavì Ballero” di Alghero – dove apre la Stagione 2025-2026; giovedì 20 novembre alle 21 al Teatro Civico “Oriana Fallaci” di Ozieri; venerdì 21 novembre alle 21 al Teatro “Tonio Dei” di Lanusei; sabato 22 novembre alle 20.30 al Teatro Costantino di Macomer e infine domenica 23 novembre alle 20.30 al Teatro Comunale “Akinu Congia” di Sanluri sotto le insegne della Stagione di Prosa 2025-2026 organizzata dal CeDAC / Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna con il patrocinio e il sostegno del MiC / Ministero della Cultura, della Regione Autonoma della Sardegna e dei Comuni aderenti al Circuito (per Alghero, il patrocinio del Comune e il sostegno della Fondazione Alghero) e con il contributo della Fondazione di Sardegna.
“D.E.O. ex Macchina” racconta un’avventura imprenditoriale nell’Italia degli Anni Cinquanta e Sessanta, nel periodo del “miracolo economico”: l’ingegner Adriano Olivetti, figlio di Camillo, fondatore della Ing. Olivetti & C., la «prima fabbrica nazionale di macchine per scrivere», all’epoca saldamente alla guida dell’azienda di famiglia, che con grande lungimiranza firma una convenzione con l’Università di Pisa, dove su proposta di Enrico Fermi era stata avviata la progettazione di un calcolatore elettronico per applicazioni tecnico-scientifiche (CEP – Calcolatrice Elettronica Pisana) e pochi mesi dopo istituisce, nel 1955, a Barbaricina, vicino a Pisa, il Laboratorio di Ricerche Elettroniche Olivetti, con il compito di progettare una calcolatrice di tipo commerciale, quella che sarebbe diventata la Elea 9003. Un gruppo di lavoro formato da giovani ricercatori appassionati e entusiasti, diretto da Mario Tchou (1924-1961), un ingegnere cinese specializzato in fisica nucleare, conosciuto da Adriano Olivetti alla Columbia University di New York, che già nella primavera 1957 mette a punto il prototipo di Elea 9001, la “macchina zero”, e l’anno dopo l’Elea 9002 a valvole, il primo prototipo di calcolatrice commerciale e finalmente, nel 1958, viene realizzata e Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi una versione a transistor, più veloce e meno costosa, la famosa Elea 9003. Elea 9003 (dove Elea è acronimo di Elaboratore Elettronico Aritmetico) è il primo calcolatore progettato e realizzato interamente in Italia, all’avanguardia sul piano tecnologico a livello mondiale, basato su una struttura logica elaborata specialmente da Giorgio Sacerdoti (1925-2005), con un design fortemente innovativo, firmato da Ettore Sottsass e premiato con il Compasso d’Oro.
In realtà l’attività della Ing. Olivetti & C. prosegue anche oltre oceano con il Centro di Ricerche Elettroniche fondato nel 1952 a New Canaan nel Connecticut (USA) da Dino Olivetti, fratello di Adriano, affidato a Michele Canepa, attivo fino al 1961 (più tardi sostituito negli USA dal Centro di ricerche avanzate di Cupertino, in California) che funge da osservatorio tecnologico, ma realizza anche prodotti per il mercato americano e contribuisce allo sviluppo della memoria di massa della CEP, l’elaboratore realizzato dall’Università di Pisa. Nel luglio 1960 una calcolatrice Elea 9003 viene donata al Ministero del Tesoro, poi la distribuzione prosegue su base commerciale, con la prima consegna presso la Marzotto a Valdagno e a seguire circa quaranta installazioni tra il 1960 e il 1964 (prezzo di vendita intorno ai 500 milioni di lire) e si sviluppano altri modelli della serie Elea, come il 6001 (1961) per applicazioni tecnico-scientifiche, e il 4001 (1963), per applicazioni business delle piccole e medie imprese, disegnato da Ettore Sottsass. Il successo continua anche oltre oceano con l’Elea 4035 che nel 1965 – quando ormai la Divisione Elettronica è passata sotto il controllo della General Electric – porta alla realizzazione dell’Elea 4-115, subito ribattezzato GE 115, per applicazioni business.
La scomparsa improvvisa di Adriano Olivetti, nel 1960 seguita un anno e mezzo dopo dall’incidente in cui perde la vita Mario Tchou, influisce sul corso degli eventi e sul cambio di rotta dell’azienda: nell’ottobre 1962 tutte le attività elettroniche, compresa la Olivetti-Bull, confluiscono nella (DEO), diretta da Ottorino Beltrami, sotto la responsabilità di Roberto Olivetti, amministratore delegato del Gruppo, cui fa riferimento anche il Laboratorio di Ricerche Elettroniche, guidato ora da Sacerdoti. La DEO necessita di forti investimenti nella ricerca di nuovi sistemi hardware e software, a fronte di un mercato italiano non ancora aperto alle novità tecnologiche, che mette in difficoltà anche brillanti managers come Elserino Piol e Marisa Bellisario, mentre gli unici utili nel settore arrivano dalla Olivetti-Bull. Si arriva cosi – nel 1964 – dopo l’ingresso di Fiat, Pirelli, IMI, Mediobanca e la Centrale, con un nuovo vertice aziendale (presidente Bruno Visentini e Aurelio Peccei come amministratore delegato) alla cessione del settantacinque per cento della Divisione Elettronica alla General Electric, e nel 1965 nasce la joint-venture Olivetti General Electric (OGE). Nel 1968 Olivetti cede l’ultimo venticinque per cento, la OGE diventa General Electric Information Systems Italia (GEISI); e quando nel 1970 la General Electric abbandona il settore informatico, viene rilevata dalla Honeywell e diviene Honeywell Information Systems Italia (HISI).
“D.E.O. ex Macchina / Olivetti, un’occasione scippata” è un originale e coinvolgente monologo che rievoca un’epoca particolarmente feconda di crescita economica e sviluppo industriale nell’Italia del secondo dopoguerra: Antonio Cornacchione nelle sue “memorie di un impiegato” porta in scena il talento manageriale e la capacità imprenditoriale di Andriano Olivetti che sulle orme del padre, punta sull’innovazione tecnologica e proietta idealmente l’azienda di famiglia nel futuro. “D.E.O. ex Macchina” – con un titolo che rimanda per assonanza al Deus ex Machina delle antiche tragedie, ma prende spunto dall’acronimo della Divisione Elettronica Olivetti (DEO) per reinventare la locuzione latina – ricostruisce una vicenda emblematica in cui una dinastia imprenditoriale capace di coniugare la ricerca con l’applicazione pratica e sfruttare se non anticipare le potenzialità del mercato, dopo la scomparsa del brillante e carismatico primogenito, in crisi di liquidità, scegliendo la prudenza e riducendo gli investimenti, rinuncia a uno dei rami più promettenti della sua attività, consegnando di fatto il proprio comparto informatico alla concorrenza statunitense.
“D.E.O. ex Macchina / Olivetti, un’occasione scippata”, uno spettacolo di e con Antonio Cornacchione con la collaborazione ai testi di Massimo Cirri, scenografia e video mapping a cura di Alessandro Nidi, aiuto scenografa Giulia Cornacchione, per la regia di Giampiero Solari (produzione Amicor Sas – distribuzione Teatro Franco Parenti; con il patrocinio dell’Associazione Archivio Storico Olivetti, della Olivetti SpA e di CSC / Archivio Nazionale Cinema Impresa) propone un intrigante affresco della società italiana. La fortunata parabola della Ing. Olivetti & C. che accosta alle tradizionali macchine da scrivere le prime calcolatrici elettroniche italiane con la serie Elea e successivamente il «primo calcolatore da tavolo al mondo: la P101, chiamata affettuosamente Perottina dal nome del suo inventore, Pier Giorgio Perotto» si conclude drammaticamente con la morte di Adriano Olivetti, pochi mesi dopo la presentazione dell’Elea 9003. Negli anni successivi l’azienda cercherà di portare avanti il progetto della Divisione Elettronica Olivetti (DEO), grazie all’impegno di Roberto Olivetti, amministratore delegato e primogenito di Adriano Olivetti, che fu anche valido interlocutore dell’ingegner Pier Giorgio Perotto e del suo team nella realizzazione del Programma 101, per la realizzazione del primo personal computer, finendo poi con il cedere l’intero comparto alla General Electric. La fine prematura di Adriano Olivetti, in seguito a malore mentre si trovava su un treno diretto a Losanna e l’incidente automobilistico in cui è coinvolto Mario Tchou, insieme all’autista, favoriscono i “rivali” statunitensi al punto che diventa facile costruire un “giallo” intorno alla duplice scomparsa, in un inquietante quadro in cui si inserisce anche la tragica morte, nel 1962, di Enrico Mattei, presidente dell’Eni. Al di là di suggestive ipotesi su misteri e ipotetici complotti – su cui cade comunque l’ombra delle indagini dei servizi segreti italiani e stranieri – la sfortunata coincidenza del venir meno della guida ferma di Adriano Olivetti e del direttore del Centro di Ricerca Elettronica rende possibile, in una congiuntura particolarmente sfortunata e con l’immissione di nuovi capitali, un cambio di direzione in favore delle linee di produzione consolidate a dispetto della posizione di assoluto rilievo e dei risultati raggiunti che vedono l’azienda all’avanguardia nel mondo proprio nel settore dell’informatica. “D.E.O. ex Macchina” è un one-man-show in cui in chiave semiseria, tra ironia e satira, Antonio Cornacchione mette l’accento su miopia e errori di un classe dirigente incapace di cogliere i segnali della modernità: spicca fra i protagonisti di un’epoca, per contrasto, la figura di Adriano Olivetti, laureato in ingegneria chimica al Politecnico di Torino, erede di una dinastia imprenditoriale, industriale “illuminato”, editore, intellettuale e politico, con una spiccata sensibilità verso le questioni sociali, tra felici intuizioni nell’urbanistica e per la promozione della cultura, in seno a una precisa idea di comunità.
«Alcuni studiosi affermano che il nostro Paese ha perso la sua capacità produttiva in settori industriali nei quali negli anni ’60 era all’avanguardia: è il caso dell’informatica o della chimica» – sostiene Antonio Cornacchione –. «Hanno ragione. Non c’è bisogno di studiare molto per vedere una realtà che è sotto gli occhi di tutti». E prosegue: «Oggi quasi tutti i politici promettono assegni in bianco a fine mese, ma nessuno parla di rilancio della nostra industria e della necessità di una seria incentivazione alla ricerca. Basterebbe prendere esempio da Adriano Olivetti che già a metà degli anni ’50 (quando per molti Italiani persino il televisore era un oggetto misterioso) fece nascere a Barbaricina, in provincia di Pisa, il primo Centro di Ricerca Elettronica la cui attività sarebbe servita per progettare il primo calcolatore elettronico, costruito interamente in Italia. Di questo Centro di Ricerca ho sentito favoleggiare per anni durante i miei anni impiegatizi passati alla Olivetti: si raccontava che fossero dei ricercatori giovanissimi scelti personalmente dal capo della Divisione elettronica, il cinese Mario Tchou. C’erano matematici, ingegneri, periti elettronici e meccanici. Provenivano da tutta Italia, lombardi, romani, napoletani ma anche dal resto del mondo, quindi inglesi, canadesi, americani e così via. Ma la voce più insistente era quella che li voleva tutti matti. Una via di mezzo tra Archimede Pitagorico e Jim Morrison! L’atmosfera che si respirava nella villa, sede del centro ricerche, era del tutto anticonvenzionale, in n assoluta controtendenza rispetto alla rigidità della vita in fabbrica di operai e impiegati. Possiamo dire che il Centro Ricerche Olivetti di Pisa anticipava la mistica del Garage di Steve Jobs (o forse Steve si è ispirato alla Olivetti?)».
La trama di un film di fantascienza rispecchia invece una realtà imprenditoriale solida, visionaria ma con i piedi per terra: «Dalla esperienza di Barbaricina – racconta Antonio Cornacchione – .nascono, alla fine degli anni ’50 i primi calcolatori italiani, della serie Elea. le cui applicazioni future non erano nemmeno prevedibili… Uno di questi viene regalato al Ministero del Tesoro (unico caso di privato che sovvenziona lo Stato). Ma soprattutto nasce il primo calcolatore da tavolo al mondo: la P101 chiamata affettuosamente Perottina dal nome del suo inventore, Pier Giorgio Perotto. La macchina viene presentato alla fiera di New York del 1965. Gli americani sono entusiasti. I dirigenti Olivetti meno. Dicono che una macchina così non abbia mercato. Come i ferrovieri che, alla vista della prima automobile, dissero: “Non funziona! Non sostituirà mai il treno!”. Così la Olivetti non approfitta della posizione di monopolio in cui si è venuta a trovare e lascia campo libero alla concorrenza agguerrita di americani e inglesi».
«“D.E.O. ex Macchina” – spiega Antonio Cornacchione – vuole raccontare con le dovute libertà narrative la storia della Divisione Elettronica Olivetti dai primi anni entusiasmanti di Barbaricina, alla vendita agli americani (con il colpevole disinteresse dei governanti di allora), alla situazione attuale, frutto delle ristrutturazioni che si sono susseguite negli anni con la cessione di alcuni rami della Olivetti ad una serie infinita di società, per poi finire in mani poco onorevoli, mentre per fortuna la parte più cospicua è ancora attiva nel campo dell’elettronica. Conosceremo i ricercatori eroici che portarono l’elettronica italiana a competere nel mondo. Parleremo di Adriano Olivetti, Mariano Rumor, e altri protagonisti dell’epoca. Dice il saggio: “Solo conoscendo il passato si può capire il presente”… I politici di oggi parlano di disoccupazione e cervelli in fuga; ma queste cose sono frutto delle scelte politiche di allora. Prendiamone atto per non correre il rischio di diventare una colonia industriale di altri paesi».
Con una “nota a margine”: «Il capo del Centro Ricerche Olivetti era un cinese naturalizzato italiano che aveva fatto gli studi in America; i ricercatori da lui assunti erano italiani, inglesi, canadesi. Tutti insieme hanno ottenuto risultati eccellenti nel campo della innovazione elettronica mondiale» – ricorda Antonio Cornacchione –. E si chiede: «La loro esperienza può essere da esempio positivo per tutti quelli che oggi parlano di fallimento del multiculturalismo?»
mercoledì 19 novembre – ore 21 – Teatro Civico “Gavì Ballero” – Alghero
giovedì 20 novembre – ore 21 – Teatro Civico “Oriana Fallaci” – Ozieri
venerdì 21 novembre – ore 21 – Teatro “Tonio Dei” – Lanusei
sabato 22 novembre – ore 20.30 – Teatro Costantino – Macomer
domenica 23 novembre – ore 20.30 – Teatro Comunale “Akinu Congia” – Sanluri























