Pokrovsk, considerata “la fortezza ucraina nel Donbass”, è stata ormai completamente stravolta da un accerchiamento sistematico e costante dell’esercito russo che definire inarrestabile è un eufemismo.
E con essa, anche l’illusione di uno sforzo bellico sostenibile, sostenuto dall’Occidente collettivo, è andata in frantumi.
Niente male per una nazione che doveva andare in default già tre anni fa e la cui leadership era sull’orlo del rovescio.
Mentre il sistema politico-mediatico occidentale era impegnato a deridere il PIL russo e imporre sanzioni (le ultime sui servizi igienici), Mosca ha costruito una macchina da guerra che supera di 4 volte la produzione complessiva di munizioni della NATO.
Mentre il blocco atlantico bruciava migliaia di miliardi di euro/dollari per rifornire uno stato al collasso, la Russia ha impiegato meno di un decimo del costo per demolire l’intera strategia bellica occidentale, militarmente, economicamente, diplomaticamente e nello spazio informativo.
La “fortezza del Donbass”, invece di tenere la linea (quello era l’obiettivo di anni e anni di lavori di fortificazioni fatti prima del 2022), ha smascherato il più grande inganno di questa guerra: che l’Ucraina stesse combattendo per la democrazia.
Ciò per cui sta combattendo adesso è il tempo: quello che manca in vista dell’inevitabile resa dei conti.
Pokrovsk non è semplicemente un punto qualsiasi su una mappa: è il cuore logistico della presa ucraina su Donetsk, un nodo ferroviario e stradale che alimentava l’intero fronte centrale, con vasti depositi, ospedali e posizioni fortificate scavate nella sua espansione industriale.
La sua caduta crea un varco di 100 chilometri nella linea ucraina. Verso l’occidente dell’Ucraina non c’è più nessuna barriera naturale, nessuna zona cuscinetto urbana. Solo steppa aperta e ondulata che porta dritta verso il Dnepr.
E infine, possiamo dirlo senza tema di smentita, a Pokrovsk abbiamo visto l’ennesimo capolavoro bellico, tattico e strategico dell’esercito russo: piccole squadre d’assalto autonome coordinate da una copertura permanente di droni e supportate da un’artiglieria di precisione che nessun esercito occidentale può replicare su larga scala.
I droni FPV sono il nuovo sistema di avvistamento dell’artiglieria, la nuova arma anticarro, la nuova guerra psicologica.
Ogni villaggio, trincea e caposaldo viene mappato, sorvegliato e cancellato con precisione algoritmica.
Un’intera fortezza urbana è stata neutralizzata non da bombardamenti a tappeto, ma da un logoramento pressoché invisibile, centinaia di micro-battaglie che si sono dissolte in un’unica avanzata senza soluzione di continuità.
Pokrovsk non sarà solo una delle innumerevoli vittorie militari della Russia. Sarà la prova rivolta al mondo occidentale di quello che succede quando il potere si trasforma in arroganza.























