“Tra le diverse pratiche efferate portate avanti dal disegno sionista è stato impedito l’accesso al mare in tutta la Striscia. Una condizione drastica, finalizzata a compiere il progetto di annichilimento di una popolazione intera, ulteriore conferma dei crimini di Israele.
Se il mare rappresentava uno spazio di sollievo dalle terribili condizioni vissute dai gazawi, nonché fonte di cibo, ora il divieto introdotto dall’ esercito complica la difficilissima situazione dei/delle palestinesi, alle prese con una crisi umanitaria senza precedenti.
Sappiamo che la volontà di distruggere gli unici spazi di respiro per la popolazione affonda le radici in tempi passati: già dagli accordi di Oslo il governo israeliano ha progressivamente ristretto le acque della striscia e sono numerosi i pescatori che negli anni sono stati feriti o uccisi per aver messo piede nei territori negati.
Abbiamo perciò, ritenuto necessario mostrare solidarietà al popolo palestinese anche in questo modo, marciando in acqua tuttə insieme, con tanta rabbia e qualche bandiera.
Riteniamo sia dovere schierarsi al fianco di chi lotta per l’ autodeterminazione dei corpi e della terra. Crediamo che, laddove viene negato questo diritto, sia necessario rivendicarlo rendendolo pratica nella nostra lotta quotidiana.
Un gesto di solidarietà semplice ma necessario per ricordare che i popoli in rivolta scrivono la storia, e che la storia dei gazawi è anche la nostra”, affermano gli attivisti del Comitato Sardo di Solidarietà con la Palestina.