Farmacisti di nuovo in sciopero. E di nuovo in piazza, a Cagliari ancora sotto il Consiglio regionale di via Roma.
Con invito a evitare gli acquisti non essenziali. Camici bianchi, bandiere, striscioni e fogli A4 con la scritta: “più valore ai farmacisti”. Il motivo è lo stesso che li aveva portati a manifestare anche tre settimane fa.
“Oggi in tutta Italia ci sono presidi di farmacisti e farmacisti- in migliaia- che hanno scelto di rinunciare ad una giornata del loro lavoro per protestare contro l’ostinata rigidità di Federfarma nel non voler rinnovare il contratto collettivo nazionale- spiega all’ANSA Nella Milazzo, segretaria regionale Filcams Cgil – Facciamo un appello a Federfarma state rischiando di perdere per sempre il rispetto e il cuore pulsante di tutti quei collaboratori che tengono in piedi il vostro business e che garantiscono un servizio essenziale per la società”. Una mobilitazione indetta da Cgil, Cisl e Uil. “Nel Paese dove gli stipendi sono crollati più che in tutta Europa a causa dell’inflazione – spiegano i segretari regionali Nella Milazzo (Filcams Cgil), Monica Porcedda (Fisascat Cisl) e Cristiano Ardau (Uiltucs Uil) – c’è ancora chi nega il rinnovo di contratti e salari e, nel frattempo, continua a incassare soldi pubblici dal governo nazionalle.
Il nodo è il tema salariale- spiegano le tre sigle – quello che l’Ocse segnala come punto debole in un’Italia dove le buste paga, nel 2025, sono più basse del 7,5 per cento rispetto al 2021, dato più basso tra tutti i Paesi dell’Eurozona. Non è un caso quindi, che lavoratori e sindacati vadano avanti da mesi con la mobilitazione per riacciuffare il potere d’acquisto perduto, “lo stesso che Federfarma si ostina a negare”. Intanto dal 1 gennaio 2026, le farmacie pubbliche e private saranno riconosciute come strutture sanitarie del Servizio sanitario nazionale. Gli effetti? Una mole di lavoro e responsabilità – denunciano i sindacati- in più per i lavoratori e le lavoratrici che, secondo i datori di lavoro, dovrebbero svolgerlo senza significativi aumenti di stipendio, senza aggiornamenti normativi e riconoscimento delle professionalità.
“È inaccettabile – denunciano i segretari Milazzo, Porcedda (Fisascat) e Ardau (Uiltucs) – che ci si voglia arricchire sulle spalle dei lavoratori e delle lavoratrici, e persino con risorse pubbliche che non vengono redistribuite tra chi, con abnegazione e responsabilità, offre un servizio indispensabile, oggi più che mai se si pensa alle disastrose condizioni dei servizi sanitari e alla solitudine di tante persone per le quali spesso la farmacia è l’unico punto di riferimento”.






















