Il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti esprime solidarietà e vicinanza ai lavoratori del gruppo Gedi, oggetto di una ulteriore umiliante svendita che crea sconcerto e profonda preoccupazione per lo smantellamento in atto di voci fondamentali nella difesa del pensiero critico e della democrazia del Paese.
Il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti sarà al fianco dei colleghi e di tutti i lavoratori del gruppo Gedi per una giusta battaglia in difesa della dignità del lavoro e dell’autonomia della professione. Solidarietà ai colleghi della Stampa che oggi non sono in edicola in seguito alla sofferta decisione, presa a termine di una lunga assemblea che come scritto nel comunicato del CDR “conclude una giornata drammatica per la storia della nostra testata”. E solidarietà ai colleghi di Repubblica che hanno proclamato lo stato di agitazione, a fronte della svendita ad un gruppo straniero che non ha presentato alcun piano di rilancio né offre certezze sul piano occupazionale e sul profilo identitario della testata.
“Dopo che nei giorni scorsi l’editore aveva annunciato l’intenzione di cedere tutte le attività del gruppo, dopo lunghi mesi di trattative sempre smentite dall’azienda, “il comitato di redazione- si legge ancora nel comunicato della Stampa- nel tardo pomeriggio di mercoledì 10 dicembre ha incontrato il presidente del gruppo Gedi Paolo Ceretti, l’amministratore delegato Gabriele Comuzzo, l’amministratore delegato di Gnn Corrado Corradi e il responsabile del personale Alessandro Bianco per il primo confronto ufficiale sul tema. L’esito è stato sconcertante, sconfortante e umiliante per la redazione. Con nostro grande sconcerto nel corso dell’incontro è stato confermato che tutte le attività editoriali che fanno capo a Exor tramite Gedi sono in vendita.” Da tempo è in corso una trattativa con il gruppo greco AntennaUno (interessato esclusivamente a Repubblica e alle sue radio) che ha dichiarato disinteresse degli investitori greci per la Stampa.
L’obiettivo sarebbe di chiudere in parallelo le due operazioni di vendita nel giro di due mesi. Nessuna garanzia viene fornita sul futuro della testata, sui livelli occupazionali, sulla solidità del potenziale compratore, sui destini delle attività messe in comune a livello di gruppo, dalle infrastrutture digitali alla produzione dei video. “In gioco – ricordano i colleghi della Stampa– c’è una testata che ha scritto la storia del giornalismo con un forte radicamento territoriale e una proiezione internazionale che non può essere né svenduta né scaricata a un qualsiasi compratore. La redazione metterà in campo tutte le sue forze per difendersi con ogni mezzo da quello che considera un attacco senza precedenti alla sua dignità e a 150 anni di storia.”
Anche i colleghi di Repubblica oggi sono in assemblea e hanno dichiarato l’inizio dello stato di agitazione permanente con l’annuncio della sospensione immediata della partecipazione a tutte le iniziative editoriali della testata non legate allo stretto necessario per l’uscita del giornale e l’aggiornamento del sito.
“Siamo pronti a una stagione di lotta dura a fronte della cessione ad un gruppo straniero che non ha presentato un piano industriale né un programma di rilancio. – dichiarano in un documento votato dall’assemblea- Ostacoleremo in ogni modo la scelta degli attuali vertici societari di non chiedere alcuna garanzia per il mantenimento dei livelli occupazionali e la salvaguardia dell’identità politico-culturale di un giornale come Repubblica, che costituisce dalla sua fondazione, 50 anni fa, un pezzo della storia e della politica nazionale. Ci impegniamo fin da oggi a combattere con ogni strumento a nostra disposizione, la difesa di queste fondamentali garanzie democratiche.” L’articolato documento si conclude con l’affermazione “Fin da oggi torneremo a ripetere all’attuale azionista di riferimento che dirsi imprenditori comporta anche una responsabilità sociale nei confronti di oltre cinquecento lavoratori e delle loro famiglie.”




















