Le aziende che investono in esperienze strutturate e autentiche trasformano i visitatori in clienti fedeli e aumentano la redditività.
L’oleoturismo è a un punto di svolta. L’epoca in cui bastava aprire le porte del frantoio e offrire una fetta di pane con l’olio per soddisfare i visitatori è definitivamente tramontata.
Oggi, il turista enogastronomico è un consumatore evoluto, informato e alla ricerca di autenticità, che non compra solo un prodotto, ma un’emozione, una storia, un pezzo di territorio.
Per le aziende olivicole, questa non è una sfida, ma un’opportunità strategica straordinaria: quella di trasformare la semplice ospitalità in una leva di marketing e di vendita diretta ad altissimo valore aggiunto. Ignorare questo cambiamento significa rinunciare a una fetta di mercato sempre più consistente e redditizia. “Il primo passo per un oleoturismo di successo è smettere di pensare da produttori e iniziare a pensare da registi di un’esperienza. Il turista moderno non vuole essere un semplice spettatore, ma il protagonista di una storia”, afferma Giulia Mura , Entrepreneur &Ceo, pioniera del turismo dell’olio in Sardegna sommelier dell’ olio e del vino ,guida enoturistica e oleoturistica titolare dell’Oleificio Pelau in Ogliastra.
Offrire pacchetti diversificati è la chiave per intercettare pubblici differenti: dal corso di degustazione tecnica per appassionati, al picnic tra gli ulivi secolari per una coppia, fino al laboratorio di “creazione del blend” per i più curiosi. La vendita non è più l’obiettivo finale, ma la naturale conseguenza di un’esperienza positiva e coinvolgente. Al centro di ogni esperienza memorabile c’è uno storytelling potente e genuino. Il frantoio non è solo un luogo di produzione, ma un palcoscenico dove raccontare la fatica, la passione e i valori che si celano dietro ogni bottiglia.
La storia della famiglia, le caratteristiche uniche delle cultivar autoctone, le sfide del cambiamento climatico sono tutti capitoli di una narrazione che cattura l’attenzione. In questo contesto, raccontare la sostenibilità diventa un elemento differenziante cruciale. Spiegare come un oliveto sano ospiti le api, sentinelle della biodiversità, e come il loro lavoro silenzioso contribuisca all’equilibrio dell’ecosistema, arricchisce la visita di un significato profondo, trasformando un concetto astratto in un’immagine potente e tangibile. Infine, l’improvvisazione deve lasciare il posto a una pianificazione rigorosa. Strutturare un’offerta oleoturistica professionale richiede competenze specifiche e attenzione ai dettagli.
È necessario definire un percorso di visita chiaro, formare il personale all’accoglienza, curare l’estetica degli ambienti e gestire le prenotazioni con strumenti digitali efficienti. Anche gli aspetti normativi e fiscali, spesso trascurati, sono fondamentali per operare in tranquillità e sicurezza. Investire nella professionalizzazione dell’accoglienza non è un costo, ma il più importante investimento per garantire che il ricordo di una giornata passata in azienda si trasformi in un legame duraturo, in un passaparola positivo e, soprattutto, in un ritorno economico concreto. L’acquisto “a un prezzo interessante” si conferma la principale motivazione che spinge i turisti a visitare i frantoi. Ma la crescita più evidente riguarda la ricerca del rapporto personale con il produttore. Con l’istituzione dell’accademia aziendale tra vigneti e uliveti in azienda siamo pronti e felicissimi di accogliere giovani competenti -racconta Giulia-come nel caso di Camilla giovane veneta laureata in scienze gastronomiche presso la prestigiosa università di Pollenzo con specializzazione nel turismo dell’olio che ha scelto di far parte del nostro staff per la nuova stagione 2026 un’esempio concreto di come l’amore per quello che stiamo costruendo sia capace di attrarre giovani disposti con le loro competenze a portare in ogliastra nuove energie con una nuova ventata di puro è sano entusiasmo -afferma Giulia.

























