All’alba di sabato, dopo una maratona negoziale di 24 ore consecutive, è stato siglata un’intesa che stabilisce la nascita dello stato della Nuova Caledonia, l’insieme di isole nell’Oceano Pacifico sotto amministrazione francese dove nel 2024 si erano verificate aspre manifestazioni per l’autonomia.
Si tratta di un patto di importanza storica, mediato dal governo di Parigi tanto con i sostenitori quanto con gli oppositori dell’indipendenza del territorio: include vantaggi per ambedue le parti, in particolare la clausola secondo cui la Nuova Caledonia, pur acquisendo lo status di stato, continuerà a far parte della Francia.
L’intesa non è ancora definitiva e necessita del via libera sia dell’Assemblea nazionale che del Parlamento territoriale neocaledoniano, oltre che di una consultazione popolare tra i residenti della Nuova Caledonia prevista per febbraio 2026. In passato il territorio aveva già organizzato altre consultazioni sull’indipendenza, mai andate a buon fine. Stavolta le prospettive di approvazione sembrano migliori, considerando che tutti i gruppi hanno partecipato alle trattative.
Il documento completo dell’intesa non è ancora stato diffuso pubblicamente, ma alcune testate francesi, tra cui Le Monde, hanno potuto consultarlo. Stabilisce la creazione di un «sistema istituzionale particolare per lo ‘Stato della Nuova Caledonia’ dentro l’insieme nazionale francese» e che la sua esistenza in tale forma venga inclusa nella Costituzione. Il nuovo stato potrà ottenere riconoscimento internazionale e i suoi abitanti avranno una nuova cittadinanza neocaledoniana, mantenendo però anche quella francese.
Secondo l’intesa, le competenze in materia di politica estera passeranno subito alla Nuova Caledonia, mentre quelle degli altri settori saranno trasferite progressivamente. L’Assemblea della Nuova Caledonia, cioè il parlamento territoriale, potrà richiedere il passaggio delle competenze sovrane dalla Francia quando lo riterrà necessario, approvando quattro distinte delibere per quattro aree principali: difesa, valuta, sicurezza e ordine pubblico, giustizia e controllo della legalità (che al momento rimarranno sotto gestione francese). Una volta completato questo passaggio, la Nuova Caledonia potrà richiedere l’adesione alle Nazioni Unite. Il nuovo stato si doterà inoltre di una carta costituzionale.
La rappresentante della corrente lealista, cioè contraria all’indipendenza, Sonia Backes, ha descritto l’intesa come un «compromesso» che «non accontenterà completamente nessuno», ma ha precisato che contribuirà a far «ripartire» l’arcipelago dopo un periodo di forti tensioni e violenze. Entrambe le parti hanno infatti fatto rinunce significative per ottenere altrettanto.
L’intesa stabilisce per esempio che gli indipendentisti rinuncino per sempre a richiedere una consultazione per dichiarare unilateralmente l’indipendenza dalla Francia, benché nel documento sia stata comunque inserita la dicitura «il diritto all’autodeterminazione resta tutelato dal diritto internazionale». In pratica, tuttavia, la Nuova Caledonia sarà autonoma sotto numerosi aspetti.
I dettagli sono tutti da chiarire. Potrebbe essere un modello simile a quello della Groenlandia, semi-indipendente ma sotto la corona danese. Resta da capire il grado di effettiva autonomia che la nuova entità avrebbe.
Contemporaneamente, l’intesa estende il diritto di voto per includere circa 12mila persone nate in Nuova Caledonia da genitori francesi o che risiedono nel territorio da oltre 15 anni, e che finora erano escluse dal voto. Secondo la corrente indipendentista, concedere il diritto di voto a questi residenti non autoctoni avrebbe comportato un maggiore controllo dello stato francese sul territorio, e per questo si era sempre opposta a tale misura.
A maggio 2024 proprio questa proposta di modifica, voluta dalla Francia metropolitana e dalla corrente lealista neocaledoniana, aveva scatenato le violente manifestazioni indipendentiste: nelle prime settimane i dimostranti avevano preso il controllo di una zona di Nouméa, il centro principale della Nuova Caledonia, e la Francia aveva dispiegato le forze armate per fronteggiarli. Nei momenti più critici gli scontri si erano trasformati in una sorta di guerriglia urbana. Vari leader indipendentisti erano stati arrestati durante le proteste, ma un mese fa la Francia, proprio nel quadro delle trattative per l’intesa, ne aveva rilasciati cinque.
Le vicende dell’arcipelago sono particolarmente seguite nella nostra isola dove anche solo una proposte di autonomia amministrativa è una battaglia difficile da combattere. Eppure, come abbiamo riportato qualche giorno fa, sembra che anche sul fronte còrso il governo voglia arrivare a un voto entro il mese di luglio. Ieri l’annuncio inatteso di questo accordo per l’isola della Nuova Caledonia, abitata dal popolo indigeno kanaki. Staremo a vedere come queste due proposte, in qualche modo parallele, proseguiranno il loro iter nelle rispettive assemblee.























