Un impatto catastrofico è quello che sta interessando in queste ore la Giamaica.
L’uragano Melissa, classificato come categoria 5, la più alta sulla scala Saffir-Simpson che misura la potenza dei cicloni tropicali, sta già raggiungendo le coste sud-occidentali dello Stato caraibico, dove si abbatterà con tutta la sua forza nelle prossime ore, quando in Italia sarà pomeriggio. Successivamente, Melissa toccherà Cuba, le Bahamas e le isole britanniche di Turks e Caicos.
Non uscire ma restare al riparo è la prescrizione tassativa del National Hurricane Center degli Stati Uniti, che prevede inondazioni improvvise e catastrofiche, frane e venti distruttivi che potranno raggiungere i 280 km/h, mentre sulla costa potrebbero abbattersi onde anomale. Si teme una devastazione paragonabile a quella dell’uragano Katrina, che colpì New Orleans nel 2005, o di Maria, che nel 2017 si abbatté su Porto Rico.
L’allerta elevata e la velocità di avvicinamento non eccessiva di Melissa, che al momento procede a 6 km/h, hanno permesso di prepararsi e approntare i rifugi, oltre 800 allestiti in Giamaica, per evacuare centinaia di migliaia di persone dalle zone più a rischio e mettere in moto preventivamente la macchina degli aiuti, con le Nazioni Unite pronte a mobilitarsi.
Ma gli uragani lenti sono anche quelli che tendono a rafforzarsi maggiormente lungo il percorso e a provocare danni più ingenti, perché quando toccano terra permangono più a lungo. Anne Claire Fontaine, specialista in cicloni tropicali presso l’Organizzazione Meteorologica Mondiale di Ginevra, non esita a definire questa tempesta “la tempesta del secolo” per la Giamaica, la più potente nella storia dell’isola.























