“Imperialismo ed arroganza la fanno sempre più da padrone, gli Usa dispongono l’Europa obbedisce. Si potrebbero riassumere così gli avvenimenti di questi mesi. Non esattamente una novità.
Un presidente megalomane, suprematista e razzista che afferma tutto ed il contrario di tutto, impone dazi, bombarda paesi sovrani a propria discrezione, minaccia con atteggiamenti da bullo chi si oppone alle sue decisioni incurante che siano altri capi di stati sovrani, da copertura militare e morale al genocidio in atto dei palestinesi da parte di Israele, insofferente alla diplomazia, ignora diritto e convenzioni internazionali agisce da padrone del mondo forte della potenza militare del proprio paese.
Sbaglia chi pensa che sia un milionario egocentrico e psicopatico, Trump esprime solo in maniera più rozza e volgare rispetto a suoi predecessori, quella che è sempre stata ed ancora è, la visione del mondo che gli Usa da sempre esprimono e cioè che il loro interesse nazionale ha priorità su tutto sia dal punto di vista politico che economico e che tale interesse vada perseguito con ogni mezzo, anche esportando democrazia a suon di bombe.
Non c’è paese al mondo che sia stato implicato in conflitti o colpi di stato, tanto quanto quello che ancora oggi giornalisti e governi occidentali continuano ad individuare come la più grande democrazia del mondo. Ne sanno qualcosa i paesi dell’America Latina e tutti quei paesi che hanno provato a decidere autonomamente del loro futuro o rivendicare piena sovranità sulle proprie risorse contro ogni forma di colonialismo.
Questa impostazione è costante da decenni e da questa parte del mondo un’Europa prona da altrettanti decenni nei confronti degli Usa, emette balbettii di protesta per i toni minacciosi utilizzati con l’imposizione dei dazi o per la disapprovazione generica e timida del bombardamento dell’Iran e non solo, usa il pugno duro con condanne e sanzioni solo alla Russia, esprime un colpevole silenzio sul comportamento criminale di Israele che non si condanna né si sanziona, ed accoglie favorevolmente la proposta Usa di aumentare fino al 5 per cento del Pil le spese destinate alla difesa dei paesi che fanno parte della Nato, il cui rappresentante Rutte insieme alla Von der Leyen e alla Kallas sono fra i più pericolosi guerrafondai che si siano mai visti ai vertici europei.
Guerrafondai che ci stanno trascinando verso un baratro, che sanno benissimo che le vittime delle loro scelte non saranno certo i loro figli e quelli appartenenti alle loro classi sociali, perché chi paga sempre e comunque, sono le classi subalterne mentre i capitalisti e le multinazionali si arricchiscono costruendo armi che verranno utilizzate da governi sempre più autoritari alla cui guida sempre più spesso si candidano milionari capricciosi, che sfortunatamente milioni di poveri eleggono pensando che facciano i loro interessi.
Un mondo al rovescio in involuzione, un capitalismo aggressivo, con ricchezze inimmaginabili concentrate nelle mani di pochi, differenze fra nord e sud sempre più marcate, milioni di persone che premono ai confini dei paesi ricchi colpevoli solo di voler migliorare le proprie condizioni di vita vengono respinti o incarcerati perché se sei povero vali meno di qualsiasi merce, un mondo dove vengono considerati “investimenti” i miliardi da spendere per riarmarsi.
Non è questo il mondo che vogliamo, tantomeno questa Europa orientata prevalentemente al nord, incapace di trovare una modalità che provi a tentare di mettere fine al genocidio dei Palestinesi ed al conflitto russo-ucraino che non sia quella del colpevole silenzio nel primo caso o quella di armarsi fino alla sconfitta o vittoria delle parti in causa nella seconda, distraendo risorse economiche che nei paesi interessati andrebbero invece utilizzate nei settori vitali per la vita quotidiana di milioni di cittadini sempre più in difficoltà.
Ci era stato raccontato che il crollo dei paesi dell’est, del muro di Berlino ed il mercato globale ci avrebbero portato felicità e benessere invece abbiamo più muri, più divisioni, più guerre, più sfruttamento. Abbiamo già sperimentato che arroganza, supremazia, uso delle armi e politiche predatorie portano solo sconfitte per l’umanità e così continuerà se non ci sarà un ripensamento ed un ritorno al primato della politica che salvaguardi gli interessi dei lavoratori e gli interessi generali rispetto ad una economia che privilegia interessi e profitti di pochi, a relazioni rispettose e paritarie fra gli stati sia in relazione alle forme di governo che autonomamente e legittimamente si danno, sia rispetto ai necessari scambi commerciali fra gli stessi.
In questo scenario la Sardegna, colonia dello stato italiano, oltra a soffrire anche della politica dei dazi, ha un ruolo importante e strategico nel processo di riarmo. Siamo una portaerei al centro del Mediterraneo con servitù, basi militari e poligoni in cui si addestrano gli eserciti Nato e in cui vengono sperimentate nuove tecnologie e sistemi di offesa e di difesa nonché ogni genere di armamenti e missili.
Non possiamo accettare passivamente il ruolo di struttura logistica per i conflitti imperialisti, così come pensiamo che i nostri interessi economici non debbano coincidere con quelli della borghesia imperialista, non abbiamo bisogno di questa Unione Europea che ci sta portando verso il baratro di una nuova guerra mondiale.
Il Mediterraneo è il nostro naturale spazio geopolitico da cui possiamo guardare al mondo a 360 gradi, uno spazio in cui crediamo sia possibile costruire relazioni basate sul rispetto e riconoscimento reciproco, e in questo spazio noi lottiamo per affermare il diritto dei popoli all’autodeterminazione, per costruire la nostra indipendenza e decidere del nostro futuro.
Qualcuno penserà che siamo un puntino ed occuparci del mondo non sia nostro compito, invece lo è perché i cambiamenti nascono e si sviluppano partendo dalla tua realtà, da cosa sei in grado di realizzare nella tua comunità, dalle tue aspirazioni e dai tuoi obiettivi, per questo è necessario continuare la battaglia per la liberazione nazionale inscindibile da quella per la liberazione sociale. Fuori dalla guerra”, scrive sui social il movimento Liberu.























