Dai documentari d’autore, tra cui spicca L’ultimo pugno di terra, il capolavoro di Fiorenzo Serra che fotografa la Sardegna negli anni della Rinascita, agli archivi di famiglia, scrigni di ricordi prima dell’avvento dell’home video.
Senza dimenticare importanti capolavori come Banditi a Orgosolo di Vittorio de Seta o Padre Padrone dei fratelli Taviani, per citarne solo alcuni.
A contarle supererebbero le decine di migliaia le pellicole custodite al fresco del nuovo Archivio pellicole della Cineteca Sarda di Cagliari, uno spazio che dopo anni di lavori, oggi è stato restituito alla città.
A dare l’occasione è stata l’apertura del Babel film festival, rassegna dedicata a tutte le minoranze linguistiche del mondo (c’è anche la lingua dei segni) che taglia il traguardo della nona edizione. Situato in una stanza adiacente agli stessi locali della Cineteca Sarda, nella vasta area dell’Ex Manifattura, il nuovo archivio è una cella frigorifero dove temperature basse e costanti e bassa umidità garantiscono la conservazione dei delicati materiali che custodiscono. “Non si tratta di tutto l’archivio della cineteca, ma dei fondi più importanti, che conservano la memoria audiovisiva della società sarda”, spiega il direttore Antonello Zanda. Come quello della Regione Sardegna, che dai primi anni dell’autonomia documentano le politiche portate avanti su vari fronti come agricoltura, industria, turismo. O il Fondo Enrico Berlinguer, che ripercorre la storia del leader Pci, quello dedicato a Remo Branca, con i suoi Itinerari deleddiani, il Fondo Fiorenzo Serra (qui un’altra perla è il documentario Desulo), sino al Fondo dei cinema di famiglia, con oltre 12mila filmati in otto e nove millimetri che dagli anni ’30 ai primi anni ’80 hanno documentato la vita dei sardi tra sagre, battesimi, matrimoni, viaggi e vacanze.
“Abbiamo anche film di finzione – aggiunge Zanda – Il più antico in nostro possesso è del 1922: Cainà di Gennaro Righelli, girato in Gallura. Lo abbiamo ritrovato e restaurato nei primi anni Novanta”.
Dopo l’inaugurazione del nuovo spazio, il festival si è spostato all’Exmà che sino a venerdì ospiterà le proiezioni dei 61 film in concorso da tutto il mondo, ma anche incontri con gli autori, masterclass e convegni. Il ricco cartellone propone anche un Focus Sardegna – Palestina, realizzato in collaborazione con l’Al Ard film festival, che vuole promuovere l’arte e la cultura palestinese e araba in generale. Uno spazio di sensibilizzazione necessario in un momento drammatico come questo, che ospiterà due intensi corti: Vibrations from Gaza di Rehab Nazal, un lavoro che usa la lingua dei segni per parlare dei bimbi palestinesi affetti da disabilità uditiva, domandandosi quanto su tale condizione possano aver inciso i continui bombardamenti, e Ya Maha, di Ahamd al -Khalil, la storia di Saleh, che vive in uno dei campi palestinesi nel Libano meridionale chiamato Burj al-Shamali, in un periodo in cui il Libano affronta pesantissime condizioni economiche e di carenza di carburante.
Presenti all’inaugurazione, tra gli altri, anche Monica Grossi, soprintendente archivistica della Sardegna, Andrea Dettori, capo di gabinetto assessorato regionale cultura, Maria Francesca Chiappe, assessora comunale alla cultura, e Paolo Serra, direttore generale della Società umanitaria Sardegna.






















