L’Italia è un paese con un’elevata sismicità a causa della sua posizione geografica e geologica, trovandosi al confine tra la placca africana e quella euroasiatica. Questa complessa interazione tettonica genera frequenti terremoti lungo diverse zone della penisola. In generale, le aree più sismiche d’Italia si concentrano lungo l’Appennino centrale e meridionale, la Calabria, la Sicilia orientale e il Friuli Venezia Giulia.
Vediamo un riassunto più dettagliato:
– Appennino Centrale: Questa è una delle zone a più alta pericolosità sismica. Include regioni come l’Abruzzo, il Lazio, le Marche e l’Umbria. Questa fascia è caratterizzata da una complessa geologia e da numerose faglie attive che hanno generato alcuni dei terremoti più forti e distruttivi della storia italiana recente (come quelli dell’Aquila nel 2009 e di Amatrice nel 2016).
– Appennino Meridionale e Calabria: Anche questa zona presenta un’elevata sismicità, in particolare la zona dell’Irpinia in Campania, la Calabria e la Basilicata. La regione calabrese è soggetta a frequenti terremoti, alcuni dei quali storicamente molto intensi.
La complessa interazione tra diverse micro-placche contribuisce a questa elevata pericolosità. Degna di nota anche la sismicità storica nella zona del Gargano, in Puglia. Un esempio tra tutti, il terremoto dell’Irpinia del 1980, che sfiorò magnitudo 7.
– Sicilia Orientale: L’area intorno all’Etna e la Sicilia orientale, in particolare la zona del Val di Noto (province di Catania, Siracusa e Ragusa), è un’altra regione con una significativa attività sismica, spesso associata all’attività vulcanica e alle faglie presenti. Di particolare importanza è anche la pericolosità sismica nello Stretto di Messina, con un potenziale distruttivo fortemente elevato. In queste zone avvennero i terremoti più forti mai registrati nel nostro paese, nel 1693 in Val di Noto al largo del Siracusano di magnitudo 7.4 (60.000 vittime) e nello Stretto di Messina di magnitudo 7.1 nel 1908 (oltre 100.000 morti). In entrambi i casi, i sismi provocarono anche dei devastanti maremoti.
– Friuli Venezia Giulia: Questa regione del nord-est è anch’essa considerata una zona sismica attiva, come dimostrato dal terremoto del 1976. La convergenza tra la placca adriatica e quella euroasiatica influenza la sismicità di quest’area. È importante sottolineare che anche altre zone d’Italia possono essere soggette a terremoti, anche moderatamente intensi, sebbene con una pericolosità e frequenza generalmente inferiori rispetto alle aree sopra menzionate (come l’appennino tosco-emiliano, la Liguria di Ponente, il Veneto o la zona del Belice, nell’agrigentino). La classificazione sismica del territorio italiano è costantemente aggiornata in base agli studi e agli eventi sismici registrati.























