Tre traghetti sequestrati alla Compagnia italiana di navigazione, ex Tirrenia, con l’ipotesi di reato di frode in pubbliche forniture nell’ambito del trasporto marittimo.
Il sequestro preventivo è stato effettuato da parte del Nucleo di polizia economica e finanziaria della Guardia di finanza di Genova come confisca per l’equivalente di 64,3 milioni. Più di dieci gli indagati.
Il sequestro, precisa la nota diffusa dal procuratore capo di Genova, Nicola Piacente, non impedisce il regolare servizio delle navi che, nel frattempo, hanno ripristinato le condizioni di regolarità per la navigazione.
Il reato ipotizzato riguarda il contratto tra la Cin e il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per la linea Genova-Porto Torres, stipulato per garantire la continuità territoriale, a fronte del quale la società di navigazione percepisce risorse pubbliche. Secondo gli inquirenti, la compagnia di navigazione, nell’esecuzione del contratto, ha impiegato alcune navi della propria flotta prive dei requisiti previsti dalla normativa internazionale in materia ambientale. In particolare, viene ritenuto che alcuni componenti dei motori principali e dei diesel generatori di corrente siano stati manomessi, alterati o sostituiti con pezzi di ricambio non originali e, pertanto, non conformi alla normativa.
Secondo quanto emerso dalle indagini, la presunta frode sarebbe stata occultata con attestazioni mendaci riportate sui registri o attraverso la contraffazione delle impronte di un’autenticazione pubblica e avrebbe consentito alla compagnia di mantenere attive le certificazioni previste dalla normativa, evitando il fermo della navigazione. Gli accertamenti sono stati effettuati soprattutto a bordo di alcune motonavi della flotta della compagnia, durante i quali sono state accertate varie irregolarità e ipotesi di falso e contraffazione, che hanno determinato anche la mancata osservanza di specifiche clausole previste nel contratto col ministero.
“Apprendiamo con stupore delle richieste di misura cautelare e di un provvedimento di sequestro provenienti dall’Autorità Giudiziaria genovese, che arrivano a valle di
un’indagine avviata da più di un anno, nel corso del quale la Compagnia si è rapportata agli organi inquirenti in termini di indiscutibile trasparenza e massima collaborazione. La Compagnia ha affrontato spese rilevantissime per assecondare tutti i dubbi e le contestazioni formulate dall’ufficio di Procura in merito alla conformità delle proprie motonavi alla disciplina internazionale in materia di inquinamento, pur non condividendoli. Proprio per questi motivi oggi si fatica a comprendere quali siano le ragioni che hanno spinto alla richiesta e all’emissione di tali misure cautelari”. Questa la dichiarazione dell’avvocato Pasquale Pantano, legale di Tirrenia-Compagnia Italiana di Navigazione.
























