Il nuovo regime siriano, di matrice islamica, ha deciso che il futuro del Paese deve passare attraverso la regolamentazione dei costumi da bagno femminili.
Mentre la Siria emerge da un cambio di regime, ed oltre un decennio di guerra devastante con infrastrutture distrutte, un’economia in ginocchio e milioni di rifugiati da rimpatriare, il nuovo governo guidato dagli islamisti ha individuato la vera priorità nazionale: regolamentare cosa possono indossare le donne in spiaggia. Il Ministero del Turismo siriano ha, infatti, emesso la scorsa settimana un decreto che impone alle donne di indossare burkini o altri costumi da bagno che coprano completamente il corpo nelle spiagge e piscine pubbliche.
Una decisione “fraintesa”, ovviamente. Un funzionario governativo ha prontamente negato che si tratti di un vero e proprio divieto dell’abbigliamento da spiaggia occidentale, sostenendo che la decisione sia stata “fraintesa”. Ah, il classico “è stato frainteso” – la scusa diplomatica per eccellenza quando si realizza che una decisione ha fatto più rumore del previsto. Come se imporre un dress code specifico per le donne al mare potesse essere interpretato in modo diverso da quello che effettivamente è: una limitazione personale della donna. L’ennesima nel mondo arabo e religioso più fondamentalista.
La sottigliezza linguistica è degna di nota: il decreto permette l’abbigliamento da spiaggia in stile occidentale nei club e circoli privati e negli hotel di lusso. Tradotto: se sei turista, se hai soldi, puoi vestirti come vuoi. Se sei una semplice cittadina siriana, una comune mortale che frequenta le spiagge pubbliche, benvenuta nell’era del burkini obbligatorio. Una democrazia economica del costume da bagno, per così dire
La sottigliezza linguistica è degna di nota: il decreto permette l’abbigliamento da spiaggia in stile occidentale nei club e circoli privati e negli hotel di lusso. Tradotto: se sei turista, se hai soldi, puoi vestirti come vuoi. Se sei una semplice cittadina siriana, una comune mortale che frequenta le spiagge pubbliche, benvenuta nell’era del burkini obbligatorio. Una democrazia economica del costume da bagno, per così dire
Resta l’assurdo di una priorità nazionali in ordine sparso. Il decreto, emesso il 9 giugno scorso dal Ministero del Turismo siriano, specifica che i visitatori delle spiagge e piscine pubbliche devono indossare “costumi da bagno appropriati” che rispettino la decenza pubblica. Perché evidentemente, dopo anni di bombardamenti e distruzione, la “decenza pubblica” sulle spiagge rappresenta una questione urgente che non può aspettare.
L’incubo dei siriani è quello di passare da una dittatura laica ad una dittatura religiosa. La decisione, infatti, arriva da un governo transitorio che, va ricordato, è salito al potere dopo la caduta del vecchio regime. Si tratta del primo cambiamento culturale significativo introdotto dai “ribelli moderati” di matrice islamica, e il messaggio è piuttosto chiaro: la liberazione dalla dittatura non significa necessariamente libertà per tutti, specialmente per le donne.























