“Oggi sono maturi i tempi per arrivare all’elezione di un nuovo segretario e una nuova segretaria”.
Il leader del Pd in Sardegna, Piero Comandini, presidente del Consiglio regionale, lo ha detto nella sua relazione introduttiva alla direzione del partito, questa sera nella sede regionale di Oristano.
Nessun nome è uscito ufficialmente sul suo successore, i rumors danno in pole il deputato Silvio Lai, già segretario nell’Isola dal 2009 al 2014.
“L’avevo affermato a dicembre, il nostro Statuto parla chiaro sull’incompatibilità, ma per me è anche una questione morale – ha spiegato Comandini nell’ultimo punto dei tre che ha sviscerato – e ora dopo la frenata dovuta al caso decadenza della presidente Alessandra Todde e agli impegni successivi è arrivato il momento”. L’attuale segretario dem ha definito il caso dell’ordinanza del collegio di garanzia elettorale regionale “un golpe fatto in una stanza buia, più che una questione giuridica”.
Poi, tornando alla sua uscita dal vertice del partito ha ammesso: “Non vi nego che è una scelta di dolore, perché non è facile, però la faccio con la consapevolezza che in questa sala e fuori da questa sala ci sono donne e uomini che lo possono fare meglio di me, perché il partito è sano”. Il segretario uscente ha messo la palla in mano alla direzione regionale proponendo l’avvio immediato di un percorso “limpido, trasparente, breve” con “una prossima direzione politica in cui discutere sulle nuove azioni che dovremmo mettere in campo come partito per il sostegno e rilancio dell’azione di governo”.
La direzione politica potrebbe essere convocata intorno al 23 maggio, mentre l’assemblea regionale per l’elezione del segretario potrebbe svolgersi dopo l’election day di amministrative e referendum dell’8 e 9 giugno.
Comandini ha anche riferito sulla vicenda dei commissariamenti delle aziende sanitarie, con la mancata presenza alla riunione di Giunta che li ha nominati. “Nessuno strappo, nessuna crisi (con la presidente Todde e la maggioranza, ndr) – ha ribadito – ma una esigenza di sottolineare i nostri dubbi, anche se in disaccordo su qualcosa, che oggi sia sanità, domani agricoltura o trasporti”. “Non è stato un colpo di testa, ma una scelta ponderata”, in ogni caso, ha precisato, “quello dei commissariamenti rappresenta uno dei tasselli della riorganizzazione sanitaria, i commissari hanno un termine, in questi sei mesi ci auguriamo che qualcosa si possa fare di meglio”.
Secondo il segretario, per il Pd “la sanità non è un assessorato che appartiene a un partito, non può un solo partito farsi carico dei tantissimi problemi – ha evidenziato -, per cui noi continueremo a occuparci e a discutere di sanità, all’interno ma non solo, dobbiamo farlo come coalizione per trovare le soluzioni migliori per rispondere ai problemi, il Pd è responsabile attore ma quando non è d’accordo lo deve dire e lo dice”.























