All’alba del 21 luglio 365 d.C. un violentissimo terremoto di magnitudo stimata tra 8.0 e 8.5 si è verificato sull’isola di Creta, in Grecia, lì dove la placca africana va in subduzione, ovvero si immerge, sotto la microplacca egea. Il terremoto ha avuto una durata sicuramente superiore al minuto e oggi viene considerato l’evento sismico più intenso avvenuto nel Mediterraneo in epoca storica.
Nel giro di pochi istanti il fondale marino si sollevò di 8-9 metri, un valore incredibile che ha modificato per sempre la morfologia di un intero paesaggio. Possiamo vedere i segni tangibili di questa trasformazione sul molo di Phalasarna, l’antica città portuale di Creta, che oggi si trova tra i 7 e i 9 metri sopra il livello del mare. Pensate che all’epoca del terremoto del 365, il porto era già stato abbandonato da molti anni a causa di una precedente violenta scossa avvenuta nella stessa zona nel 66 d.C., a rimarcare ancora una volta l’elevata sismicità dell’area.
Quando il terremoto del 365 sconvolse il Mediterraneo, l’Impero Romano stava vivendo un periodo storico particolarmente delicato, segnato da guerre e tensioni politiche interne. Molte delle sue città costiere che furono colpite dallo tsunami fecero molta fatica a riprendersi economicamente, tant’è che alcuni studiosi hanno azzardato l’ipotesi secondo la quale il sisma potrebbe aver contribuito, almeno in parte, alla divisione dell’Impero avvenuta trent’anni dopo, nel 395.
Tratto da ilmondodeiterremoti






















