«Sono stata appesa per i polsi e per le caviglie, ammanettata con catene di metallo, colpita sullo stomaco, sulla schiena, sul viso, sull’orecchio e sulla testa da un gruppo di guardie, uomini e donne, una delle quali si è seduta sul mio collo e sul mio viso, impedendomi di respirare.»
A parlare è Noa Avishag Schnall, fotoreporter ebrea che documentava la missione umanitaria a bordo della nave Conscience della Freedom Flotilla Coalition, e che ha rilasciato questa testimonianza dopo la sua liberazione dalla detenzione israeliana.























