Il commuovente canto di Fatima li ha accompagnati alla partenza, ma gli oltre 300 attivisti a bordo della “Global Sumud Flotilla”, circa 50 navi dirette a Gaza, al loro arrivo, sulle coste della Striscia, sanno bene che non avranno il benvenuto. Anzi, “saranno trattati come terroristi”.
Il quotidiano israeliano “The Jerusalem post” rivela infatti come Ben-Gvir, ministro della sicurezza nazionale del governo Netanyahu, intende accoglierli: ovvero al pari di miliziani di Hamas. Il piano di accoglienza infatti non prevede solo di sequestrare le imbarcazioni e portare in Israele gli attivisti che sfidano le autorità israeliane per rompere il blocco navale e portare beni di prima necessità alla popolazione della Striscia, come già avvenuto nel precedente tentativo partito dalla Sicilia.
Il ministro e leader del partito israeliano di estrema destra ha chiarito al quotidiano che gli attivisti saranno detenuti nelle prigioni destinate ai terroristi e saranno loro negati privilegi speciali come la televisione, la radio e cibo si richiesta. Esiste dunque un vero e proprio piano, presentato dal ministro della Sicurezza nazionale al governo, studiato per fermare la più grande flottiglia mai pianificata per salpare verso Gaza, composta da 50 navi con delegazioni di attivisti provenienti da 44 paesi.
Il piano anti-flotilla, secondo quanto riporta The Jerusalem Post, è stato discusso durante una riunione tenutasi, ieri, domenica 31 agosto, sui passi da compiere per fermare le navi, a cui hanno partecipato il primo ministro Benjamin Netanyahu, il ministro della Difesa Israel Katz, il ministro degli Esteri Gideon Sa’ar e il ministro degli Affari strategici Ron Dermer. Ben-Gvir ha sottolineato che la flottiglia, nonostante le sue dichiarate intenzioni umanitarie, sarebbe considerata piuttosto “un tentativo di minare la sovranità di Israele e di sostenere Hamas a Gaza”.
























