Difficile inquadrare Gio Evan.
Un po’ scrittore, un po’ filosofo, un po’ musicista e cantautore, u po’ poeta.
E Lui non ci tiene nemmeno a essere inquadrato. Sulle sue pagine social, scrive: “Dicono sia scrittore e poeta, cantautore, umorista, performer. Ma lui non lo sa e vola lo stesso”. Ora è la volta di rimettere i panni del cantautore (che ovviamente va di pari passo con quelli del poeta): il 19 settembre esce il nuovo album L’Eleganza del mango (Lovassai Srl/Ada Music). Un disco, ma anche un romanzo musicale, un viaggio sonoro e narrativo che intreccia poesia e canzone in un unico flusso. Con tracce che alternano ballate intime e momenti più ritmici, componendo un percorso che restituisce immagini vivide ed emozioni.
Il titolo rimanda alla sua filosofia di vita:”Ogni cosa insegna. Sono partito da questo concetto, avevo bisogno di spiegare a chi ho accanto in questo percorso che tutto fa parte di una grande maestria, di un grande insegnamento – racconta Gio Evan -. Ho preso il mango come archetipo ma l’attenzione potrebbe essere rivolta a qualsiasi altra forma di vita o anche oggetto”.
Elementi naturali e spirituali sono un po’ la bussola con la quale orientarsi nei vari brani. “Pratico e conservo quotidianamente lo sciamanesimo. Non posso essere allontanato dalla natura, urlerebbero le pietre”, spiega, aggiungendo che ciò che vive è alla base del suo racconto. “Qualsiasi cosa faccia è autobiografica. Tutto parla di me se sfocia da me. Non si può allontanare la cascata dalla sorgente, per quanto il loro verso d’acqua è differente la fonte è sempre La stessa. diciamo che in questo momento, raccogliere i fiori e la canzone più fedele alla mia statura, al mio carisma”.
Dal 28 ottobre Gio Evan sarà impegnato con il suo nuovo tour teatrale, scritto e diretto da lui stesso e dal titolo L’affine del mondo. Lo spettacolo racconta la storia di un mondo costruito dall’affinità e dalla connessione tra esseri umani, mescolando poesia, fisica quantistica, musica e comicità per riflettere sull’importanza dell’ascolto e dell’armonia, proponendo un nuovo modo di concepire la vita e le relazioni.
“Essere affini significa poter accedere all’empatia. L’affinità è il primo segnale buono che abbiamo verso il prossimo. Sta dicendo che stiamo vibrando nella stessa presenza e lì possiamo approfondire l’incontro, la conoscenza e l’unione”, dice ancora, convinto che “la poesia non può influenzare il mondo, però può accompagnarci sicuramente alla via della consapevolezza. Perché i suoi versi possono derivare solo da un ascolto interiore l’ascolto interiore conduce sempre alla via della luce”.
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