Questo pomeriggio la Commissione Attività Produttive della Camera ha audito l’Amministratore Delegato della Glencore Garofalo sul progetto litio previsto per il sito sardo di Portoscuso – uno dei 4 progetti italiani sulle materie prime critiche ritenuto strategico dalla Commissione europea (su un totale di 47), che si prevede di avviare a partire dal 2028.
Il progetto ha destato forti preoccupazioni in un territorio segnato negli anni da industrie pesanti, inquinamento e abbandono, che ha visto progressivamente chiudere nello stesso stabilimento di Portoscuso due importanti linee produttive, prima quella del piombo e poi quella dello zinco, e la cassa integrazione per tanti lavoratori. Glencore prevede un nuovo ciclo industriale per la Portovesme srl, con la realizzazione di un hub di trasformazione di 50 mila tonnellate di materiale (corrispondente a circa 600 mila batterie), di cui sarà reciclato circa il 95% con il recupero di litio, nichel, cobalto e manganese. La grafite sarà utilizzata per alimentare i forni Waelz, per i quali al momento viene importato carbone dall’estero, con una ottimizzazione dei processi e la possibilità di sviluppare sottoprodotti chimici che potrebbero generare nuove opportunità imprenditoriali e occupazionali. Un progetto di economia circolare per un investimento di 400 milioni di euro in attesa delle autorizzazioni del Mase.
L’AD Garofalo ha ribadito che il nuovo progetto rispetterà a pieno i vincoli ambientali e della sicurezza, consentirà di accedere a nuovi finanziamenti europei, consumerà quote di energia nettamente inferiori alle linee piombo e zinco, produrrà emissioni di anidride carbonica molto più contenute, prevedendo di rifunzionalizzare gli impianti già esistenti grazie alle competenze della forza lavoro della Portovesme srl e, sino all’attivazione del progetto, l’azienda si è impegnata a garantire continuità occupazionale. Vigileremo sull’evoluzione di questo importante progetto e sulla continuità operativa della Portovesme srl.






















