In seguito agli esposti presentati dal team legale della delegazione italiana che ha preso parte alla Global Sumud Flotilla, la Procura di Roma ha deciso di procedere per i reati di sequestro di persona e danneggiamento con pericolo di naufragio.
Gli inquirenti – che procedono contro ignoti – nelle prossime settimane ascolteranno i 36 attivisti italiani che hanno preso parte alla missione per approfondire quanto cristallizzato nelle denunce in cui ipotizzano anche i reati di tentato omicidio e tortura. Gli inquirenti vogliono ricostruire le fasi della navigazione, gli attacchi con i droni avvenuti in due episodi e quanto accaduto dopo l’abbordaggio delle autorità israeliane fino al rimpatrio in Italia.
“L’apertura di un’indagine segna un primo traguardo per accertare le responsabilità degli attacchi e degli abusi da parte di Israele contro la missione umanitaria e pacifica della Gsf, il cui scopo è stato quello di rompere il blocco illegittimo imposto da Israele a Gaza e volto ad affamare la popolazione civile”. Così, in una nota, gli attivisti della Global Sumud Flotilla, commentando la decisione presa dalla procura di Roma. “Il Genocidio a Gaza continua da oltre 24 mesi, con i massacri della popolazione civile, con la distruzione sistematica delle infrastrutture di approvvigionamento, con i bombardamenti deliberati degli ospedali, delle scuole e dei ripari di fortuna dove cerca rifugio la popolazione stremata che, nonostante tutto, resiste e rivendica il proprio diritto di esistere”. “È per opporsi a tutto questo e per sostenere la popolazione civile che la Global Sumud Flotilla è partita a fine agosto, accompagnata dalla mobilitazione delle piazze dell’Italia e del mondo. Ed è in linea con questi stessi obiettivi che sono state coordinate le azioni legali intraprese in rappresentanza degli attivisti, perché è essenziale continuare ad attivare ogni strumento a disposizione per mantenere vive le mobilitazioni e la solidarietà internazionale”, concludono.
























