Fin da piccola ha sentito il desiderio di Bellezza: ammirarla, inseguirla, afferrarla, questo è lo spirito che Elisabetta Farchi racconta del suo percorso di vita.
“Mi affascinava la potenza espressiva delle forme e questa inclinazione, questo istinto del “gesto” (dallo scarabocchio al disegno al ritratto) mi spingono a scegliere il Liceo Artistico di Cagliari. Qui, sotto la guida di maestri come Primo Pantoli, Gaetano Brundu e dello “scultore delle pietre sonore” Pinuccio Sciola, inizio a scoprire le mie potenzialità artistiche, esplorando e trovando man mano un linguaggio e un’identità sempre più definita e mia”, dice l’artista del vetro.
Nel 1990, prosegue il suo percorso, frequentando il Corso di Estetica, nella sede di Cagliari dello IED – Istituto Europeo di Design, poi il corso di specializzazione in tecnica della lavorazione dei materiali lapidei e scorie minerarie, che le permette di acquisire competenze e scoprire altre essenze e potenzialità della “materia”.
“Mentre la mia formazione si arricchisce e irrobustisce, inizio a muovermi anche nell’ambito artistico e a confrontarmi con chi lo anima. Parte fondamentale di ogni storia sono gli incontri, fortuiti o meno, le figure chiave, le strade che si incrociano e i tratti percorsi con al fianco importanti punti di riferimento”…”Come Ermanno Leinardi, uno dei massimi esponenti dell’arte astratta e concreta italiana e primo direttore artistico del MACC – Museo Civico di Arte Contemporanea di Calasetta. Un incontro che dà il la ad una felice collaborazione, concretizzatasi in progetti come la realizzazione della porta del Museo MACC”, spiega Elisabetta Farchi.
Questo incontro la porta a cambiare vita e decidere di vivere a Calasetta, che da sempre era nella storia della sua famiglia, ma che fino a quel momento aveva rappresentato soltanto infanzia, vacanza, estate.
“Nel 1998, il sogno diventa progetto e realtà: riesco ad aprire il mio laboratorio, dove posso dedicarmi con passione alla lavorazione del vetro, esplorando diverse tecniche e sviluppando il mio stile. Nel corso degli anni, ho avuto modo di instaurare tante collaborazioni, con privati, associazioni e svariate attività, sempre sotto il segno della condivisione di visioni e reciproca stima professionale”, prosegue la Farchi.
“Creare è sicuramente una necessità personale, egoisticamente io “devo” creare, ma è nello stesso tempo un creare per le altre persone, per diffondere estro e bellezza, è “donare”, è realizzare un desiderio. Al di là di tutto questo, le mie “creazioni”, i pezzi unici e inestimabili, i veri capolavori sono i miei tre figli, Giulia, Lorenzo e Matteo, che hanno vissuto con me ogni attimo di questo percorso, mi hanno ispirato e dato forza per proseguire, anche quando il tragitto e le destinazioni sembravano troppo complessi e difficili”.
“Non esiste una formula della creatività e la mia è un mix di tanti elementi: una sfrenata immaginazione, una solida competenza e cognizione di materia e lavorazione, l’aggiornamento, la capacità di vivere nel tempo che scorre restando fedele a me stessa, tenacia e dedizione, “olio di gomito” e, una dose di sana follia! Creare è un modo per sorprendersi ogni volta e celebrare la “magia” della trasformazione, cercare connessioni e far dialogare materia, forme, colori, idee e realtà. Se dovessi condensare in una parola il senso della creazione, sarebbe sicuramente LIBERTÀ… l’Arte è Libertà”, conclude Elisabetta Farchi.






















