Un poetico racconto danzato sul tema dell’identità con “Chotto Desh” (Piccola Patria) della Akram Khan Company, in cartellone giovedì 16 e venerdì 17 ottobre alle 20.30 e sabato 18 ottobre alle 19.30 al Teatro Massimo di Cagliari, per un’anticipazione della Stagione di Danza 2025-2026 organizzata dal CeDAC / Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna (la replica del 17 ottobre è firmata CeDAC in collaborazione con FIND / Festival Internazionale Nuova Danza).
Uno spettacolo affascinante, adatto a un pubblico di tutte le età, su un giovane uomo alla ricerca del proprio posto nel mondo, tra la passione per la danza, la sua educazione in una capitale multietnica e la riscoperta delle sue radici: “Chotto Desh”, una versione a misura di bambine e bambini di “DESH”, con ideazione, direzione artistica e coreografie di Akram Khan, e con adattamento e regia di Sue Buckmaster (Theatre-Rites), nell’interpretazione dei danzatori Jasper Narvaez e Nicolas Ricchini, con drammaturgia di Karthika Naïr, Sue Buckmaster e Akram Khan, musiche di Jocelyn Pook e disegno luci di Guy Hoare, voci fuori campo di Jacopo Venturiero (Akram), Marco Gambino (il padre), Susanna Paisio (la nonna) e Sara Lutfor (Jui), storie immaginate da Karthika Naïr e Akram Khan (in particolare, la favola della nonna in “Chotto Desh” è tratta dal libro “Il cacciatore di miele”di Karthika Naïr e Joelle Jolivet), assistente coreografo Jose Agudo, direttori delle prove Dennis Alamanos, Amy Butler, Nicola Monaco, produzione Akram Khan Company, in coproduzione con MAC – Belfast.
“Chotto Desh” (come “DESH”), ha una chiara matrice autobiografica, e rappresenta un viaggio simbolico alla ricerca della propria identità, in bilico fra due culture: il protagonista, che sogna fin da bambino di diventare un danzatore, si confronta con un padre, originario del Bangladesh, legato alle tradizioni del suo Paese, ma nello stesso tempo si immerge in coinvolgenti fantasticherie su quelle terre lontane, abitate da misteriose divinità, oltre che da coccodrilli ed elefanti, e nuvole di leggiadre farfalle. Akram Khan narra in chiave poetica la storia di un ragazzo cresciuto in una città cosmopolita, che ritrova attraverso l’infanzia il senso della propria appartenenza alla civiltà bengalese e contemporaneamente al moderno Occidente: la sua storia artistica e personale rappresenta la sintesi di due mondi, nella perfetta armonia tra le due anime, orientale e occidentale.
La danza – linguaggio universale, grammatica di corpi in movimento capace di esprimere in forma astratta o narrativa storie ed emozioni – permette di superare confini e barriere, di evocare sulla scena gli episodi significativi di un percorso di formazione e dar forma a sogni e desideri: sulle suggestioni della colonna sonora di Jocelyn Pook, impreziosita da musiche e canti, il giovane eroe di “Chotto Desh” approda idealmente in un Bangladesh caotico, tra strade affollate di biciclette, rumori di clacson e voci di bambini. Il raffinato disegno delle luci di Michael Hulls, i visuals effects di Tim Yip e le proiezioni firmate Yeast Culture evocano atmosfere oniriche in cui si materializza una foresta incantata, tra voli di uccelli e sciami di farfalle, peschi che nuotano nelle acque dei fiumi, animali esotici come gli immensi elefanti.
Una moderna favola che è la trasfigurazione di una storia vera, e che riflette la condizione diffusa tra i migranti, in particolare quelli di seconda generazione, sospesi ed a volte divisi fra due patrie ed eredi di un ricco patrimonio di miti e leggende: l’arte permette di superare l’impasse, di costruire un ponte fra passato e presenze, di recuperare le proprie radici attraverso le memorie familiari o magari le favole raccontate dalla nonna e contemporaneamente immergersi nel presente e proiettarsi nel futuro. Un racconto ai bordi del sogno, in cui la vicenda emblematica di un ragazzo cresciuto tra la Gran Bretagna e il Bangladesh, riassume lo spirito del mondo contemporaneo: in un susseguirsi di magici quadri, tra visioni, parole e note gli spettatori possono immergersi nell’immaginario delicato e poetico dell’arte di Akram Khan.
Una danza incantevole, che fonde la potenza e il rigore delle arti marziali alla grazia soave e alla malia del battito d’ali di una farfalla, per una narrazione avvincente, in cui il pubblico viene trasportato nei paesaggi fantastici e mutevoli in cui il protagonista si confronta con la fauna sconosciuta di mondi lontani, recupera la dimensione fiabesca (ma anche fortemente attuale e necessaria) di un dialogo con la natura, anche attraverso una favola ecologica, e capovolge la prospettiva del viaggio trasformando il punto di partenza in una meta fondamentale per compiere il proprio cammino di formazione, e chiudere così il cerchi delle esistenze in transito, in un’epoca di nuove migrazioni. Il pubblico può immedesimarsi in una metamorfosi e crescita spirituale, lasciandosi trasportare in un altrove che è anche spazio interiore, dove l’eroe può riunire e riconciliare le due parti di un io frammentato e recuperare, intera e compiuta, la propria identità.
“Chotto Desh” è la trasposizione, in un linguaggio più adatto all’infanzia, di “DESH” (Patria), una creazione originale del danzatore e coreografo britannico Akram Khan, artista noto e apprezzato a livello internazionale, scelto da Peter Brook per il suo “Mahābhārata”, all’attivo collaborazioni con Anne Teresa De Keersmaeker, ma anche con l’attrice Juliette Binoche, con l’étoile Sylvie Guillem, con i danzatori e coreografi Sidi Larbi Cherkaoui e Israel Galván, con la cantante Kylie Minogue, con la indie-rock band Florence and the Machine, con artisti visuali come Anish Kapoor, Antony Gormley e Tim Yip (Premio Oscar per “La tigre e il dragone” di Ang Lee), con lo scrittore Hanif Kureishi e i compositori Steve Reich, Nitin Sawhney, Jocelyn Pook e Ben Frost. oltre che con il Southbank Centre, con il National Ballet of China, e con l’English National Ballet, per cui ha firmato, oltre a “Dust”, una applaudita versione di “Giselle” e “Creature”.
Vincitore di numerosi premi e riconoscimenti, tra cui due Laurence Olivier Awards, il Bessie Award (New York Dance and Performance Award), il prestigioso Distinguished Artist Award dell’ISPA / International Society for the Performing Arts, il Fred and Adele Astaire Award, l’Herald Archangel Award all’Edinburgh International Festival, il South Bank Sky Arts Award,oltre a dieci Critics’ Circle National Dance Awards per la sua compagnia, l’Akram Khan Company, il coreografo londinese di origini bengalesi ha inventato una sua cifra originale in cui si fondono tecniche e stilemi del Kathak dell’India,con ritmi serrati e una gestualità evocativa e ricca di pathos con l’eleganza e la forza espressiva della danza contemporanea. Nel suo stile immaginifico, Akram Khan ha ideato coreografie avvincenti, che hanno conquistato da subito pubblico e critica, come “Jungle Book reimagined”, “Outwitting the Devil”, “XENOS”, “Until the Lions”, “Kaash”, “iTMOi” (In the Mind of Igor), “DESH”, “Vertical Road” e “Gnosis”.
«Sue è specializzata nella creazione di opere per il pubblico più giovane. Le sue rivisitazioni a misura di bambino di “DESH” e “XENOS” hanno offerto una prospettiva stimolante alla Compagnia – afferma Akram Khan –. In “Chotto Desh”, gli interpreti hanno reimmaginato una storia per me molto personale. La drammaturgia si è focalizzata sulla storia di un giovane di origini miste che cresce in Gran Bretagna. E ancora oggi, a distanza di tutti questi anni, i temi del pezzo rimangono altrettanto pertinenti. Spero che gli spettacoli forniscano ispirazione, creatività e una visione più varia del mondo ai giovani».






















