Nelle viscere del Sulcis Iglesiente, lontano dalle consuete cartoline di spiagge e mare cristallino, si cela un tesoro geologico di rara bellezza: il complesso carsico di Su Mannau, a Fluminimaggiore.
Un patrimonio fatto di acque sotterranee e caverne millenarie, esplorate ufficialmente a partire dal 1975 dal Gruppo Grotte Fluminese – oggi custode di oltre 150 grotte e di un sistema sotterraneo lungo quasi 9 km.
In questa intervista, i protagonisti ci guidano attraverso un viaggio che unisce la passione speleologica alla valorizzazione turistica sostenibile, raccontando come un ambiente nato per il buio sia diventato meta di ogni anno circa 18.000 visitatori tra scuole, escursionisti e turisti stranieri. Su Mannau è oggi simbolo di “turismo diffuso”: non più un’esperienza legata esclusivamente alla costa, ma un invito a scoprire l’anima profonda dell’entroterra sardo, tra storia mineraria, archeologia e natura.
Sul territorio sardo sono attualmente 17 le grotte dotate di allestimento e percorsi guidati stabilmente aperti al pubblico, dal Sulcis-Iglesiente al Supramonte passando per il promontorio di Capo Caccia.
L’isola conta oltre 1500 cavità censite, tra grotte terrestri, litoranee e sommerse, molte delle quali accessibili su prenotazione tramite associazioni speleologiche locali.
Un’isola fatta di grotte meravigliose, miniere, sentieri e villaggi, dove il turismo punta a diventare consapevole, valorizzando questi tesori sotterranei e sostenendo le comunità locali.
Come nasce la vostra passione per la speleologia e per la valorizzazione delle grotte di Su Mannau?
Da sempre Fluminimaggiore è stata terra di grotte: un territorio che comprende ampie aree carsiche e da cui hanno origine grandi fonti come le sorgenti di Pubusinu e quelle di Su Mannau. Ciò ha portato anche alla nascita di tante storie e leggende e proprio quegli antri hanno suscitato da sempre interesse e curiosità. Queste storie ci hanno accompagnato fin dall’infanzia, alimentando in noi il fuoco della curiosità di saperne di più.
La nostra passione nasce ufficialmente il 2 giugno del 1975, con le primissime esplorazioni nelle grotte di Su Mannau e in tante altre. Oggi ne contiamo oltre 150. Parallelamente alle esplorazioni nasceva in noi anche l’idea di aprire un ramo turistico che solo a metà degli anni ‘80 abbiamo cominciato a realizzare concretamente.
Ci raccontate un po’ il percorso umano e professionale che vi ha portato a dedicarvi a questa meraviglia della natura?
Credo che l’ignoto susciti sempre un grande fascino nell’uomo, misto alla curiosità ma anche alla paura. Il buio, in particolare, è l’elemento che accentua il tutto. La cultura occidentale vede nel buio un elemento negativo e a ciò credo abbia contribuito anche la religione. C’è quasi una sorta di criminalizzazione delle grotte e degli animali che la abitano. L’inferno è sempre nelle grotte e il diavolo ha ali di pipistrello! Da speleologi, invece, possiamo dire di essere onorati di poterne godere la bellezza, la serenità e la maestosità che la natura esprime in questo luogo senza luce.
Quando e come sono state scoperte le grotte di Su Mannau? Quando è stato aperto il percorso turistico?
Le esplorazioni della grotta di Su Mannau sono abbastanza recenti. Una prima vera esplorazione avvenne nel 1963 ad opera del Gruppo Speleologico Piemontese e nel 1968-69 fu la volta del Gruppo speleologico Bolognese. In seguito lo speleo Club di Cagliari e poi noi del Gruppo Grotte Fluminese che da oltre 50 anni studiamo ed esploriamo il grande sistema carsico di Su Mannau che vanta oggi una lunghezza di quasi 9 km.
Diciamo che le grotte sono fruibili dal punto di vista turistico a partire da metà degli anni 90, con un primo intervento di resa turistica della cavità. Nel tempo, il percorso è stato allungato fino agli attuali 500 mt che si snodano per tre livelli evolutivi della grotta.
Quali sono le caratteristiche più affascinanti di Su Mannau dal punto di vista geologico, archeologico e naturalistico?
La caratteristica più importante di questo imponente sistema è il fatto di essere creato da due ruscelli: il fiume Placido da origine alla parte sinistra, mentre il fiume Rapido a quella destra. La grotta presenta parti sempre molto ampie senza grandi difficoltà, almeno fino alla Sala Vergine, considerata la perla di Su Mannau.
Anche se la grotta risulta lineare, in alcuni punti presenta diverse difficoltà, come quella di risalire il fiume in stretti cunicoli sommersi o semi sommersi, intercalati da splendide e imponenti sale, quali quella del Salone degli Abeti e la Sala Bizzarra.
Cosa rende queste grotte tra le più belle del Sud Sardegna?
Difficile stilare una scala di bellezza delle grotte. Credo che l’intera Sardegna sia piena di grotte bellissime. Possiamo dire che le grotte di Su Mannau sono assai varie e in poco tempo si passa da ampie sale bianchissime a torrenti d’acqua cristallina, a splendidi laghi color smeraldo o a imponenti saloni quali quello del Ribaldone, alto oltre 130 mt. È proprio la varietà degli ambienti che forse la rendono tra le più appetibili della Sardegna.
Le grotte di Su Mannau rappresentano un esempio concreto di turismo sostenibile. Come si riesce a coniugare tutela ambientale, valorizzazione culturale e accoglienza turistica in questo contesto?
Quando si aprono rami turistici di una grotta si sta comunque intervenendo su un ambiente naturale che in linea di principio non è fatto né per la luce, né per la gente. Occorre, pertanto, adattare quel “mondo” alle visite, apportando delle modifiche che non intacchino l’ecosistema labile e delicato della cavità.
Infatti, in grotta non è possibile creare un lungo percorso turistico, questo dovrà essere un piccolo tratto del grande sistema. In questo caso, la parte non turistica di Su Mannau è almeno 10 volte più ampia rispetto alla parte turistica e tenderà ad assorbire l’esubero di calore e anidride carbonica prodotta nel piccolo ramo turistico.
Si agisce anche nella scelta di lampade adatte che emettano luce ma non calore e un riposo annuale di almeno 4 mesi in cui la corrente viene staccata, al fine del ripristino delle originarie condizioni ambientali.
Spesso la Sardegna viene raccontata quasi esclusivamente per le sue coste. Secondo voi, qual è il potenziale del turismo dell’entroterra e delle aree interne come Fluminimaggiore?
La Sardegna ha le carte in regola per sviluppare e incentivare un turismo culturale, sportivo e ambientale soprattutto nelle aree che non hanno ancora subito un grande impatto turistico, come alcune zone dell’isola. Oggi si avverte sempre più la necessità di avere un contatto con ambienti integri e il nostro territorio vanta un’offerta sì ambientale, ma anche archeologica, storico mineraria e tanto altro. Occorre valorizzare tali ambienti ma allo stesso tempo proteggerli.
Quali sono i numeri attuali delle visite alle grotte? Avete notato una crescita negli ultimi anni, magari grazie a un maggiore interesse per il turismo esperienziale o naturalistico?
Le grotte di Su Mannau hanno circa 18.000 presenze annue (marzo – ottobre). In primavera sono per lo più le scuole e i gruppi organizzati a visitarla. Il turismo estivo porta con sé quello balneare/marino con una grande presenza di stranieri (Francia, Germania, Inghilterra e Spagna in primis). Negli ultimi anni anche il turismo
escursionistico è assai aumentato, anche grazie al Cammino di S. Barbara.
Quali prospettive vedete per il futuro del sito?
Vorremmo completare la parte turistica creando un anello che connetta l’intero percorso e in particolare collegare il terzo livello (dove attualmente termina il percorso turistico) e il quarto (dove vi è il fiume) e poi da questo tornare verso l’uscita. In totale si visiterebbe la grotta per circa 800 mt.
Avete in programma nuove iniziative, collaborazioni o investimenti? E cosa servirebbe davvero per fare un salto di qualità nella promozione di Su Mannau?
Le grotte di Su Mannau sono solo una “ciliegia” della grande torta che è il territorio Fluminese. Per far sì che crescano le grotte deve crescere tutto il territorio, migliorando quindi la sua fruibilità anche oltre i nostri confini comunali. Abbiamo creato il nuovo sito delle grotte che integra anche una biglietteria on-line, ma occorre che tutto il territorio di pari passo cresca e che si sviluppa una formazione continua degli operatori turistici.
Secondo voi, cosa manca oggi a livello di politiche pubbliche o investimenti per valorizzare pienamente il patrimonio speleologico della Sardegna?
Sicuramente i gioielli di questo territorio sono le grotte di Su Mannau e il Tempio di Antas, attrattori principali della zona. Occorre migliorare, pertanto, i servizi per questi luoghi: una viabilità più appropriata, la manutenzione delle aree di servizio e la creazione di una serie di iniziative che portino a una maggiore e meritata visibilità.
Quali sono le vostre richieste o speranze in questo senso? Per chi volesse visitare le grotte, quali sono le informazioni pratiche da conoscere?
Oggi, attraverso internet e il web, possiamo arrivare con estrema facilità ovunque e reperire le informazioni necessarie. In primis, vi consigliamo di visitare il nostro sito www.sumannau.it e utilizzare le prenotazioni on-line (già operative) per le visite.
La grotta offre servizi di visita ad orario fisso, che aumentano di frequenza nel periodo estivo. Consigliamo sempre la prenotazione on-line per razionalizzare e concentrare le presenze. La visita è sempre guidata e per gli stranieri offriamo audio-guide comprese nel costo del biglietto e disponibili in quattro lingue.
Per arrivare a Su Mannau, per chi arriva da Cagliari, si percorre la. SS130 in direzione Iglesias e poi si prende la SS126 in direzione Fluminimaggiore, che porta direttamente al bivio di Su Mannau e da qui al piazzale delle grotte.
Per chi arriva dal Medio Campidano, Guspini e Arbus, si arriva sempre dalla SS126 fino a Fluminimaggiore, si percorre per intero il paese e si procedere sulla SS126 in direzione Iglesias fino al Bivio di Su Mannau.
A cura di Alisàndru























