Nell’era dell’intelligenza artificiale e del progresso tecnologico, dove il fattore umano diventa sinonimo di imperfezione, l’ex magistrato e scrittore Gianrico Carofiglio propone un “Elogio dell’ignoranza e dell’errore”.
Riflettori puntati sull’autore di racconti e romanzi di successo, che sabato 10 maggio alle 16 al Castello di Sanluri (sud Sardegna), in dialogo con la giornalista Francesca Figus, apre la seconda giornata del IX Festival Letterario Sanluri Legge.
Nel saggio in cui intreccia filosofia e sport, Carofiglio si sofferma su due concetti negativi per ribaltarne il significato.
“Il tema è la consapevolezza – spiega all’ANSA – ovviamente l’errore e l’ignoranza qui elogiati non sono quelli di cui è tanto popolata la nostra vita privata e pubblica, cioè l’ignoranza arrogante e inconsapevole che produce catastrofi e l’errore di chi è incapace di riconoscerlo con gli altri e con se stesso e quindi produce disastri”.
Nel libro si parla invece di “ignoranza consapevole”, che significa prendere coscienza dei propri limiti: “la conoscenza è come una piccola isola nel mare delle competenze di cui siamo tutti ignoranti – sostiene Carofiglio – la conoscenza scientifica nasce soltanto dall’ignoranza consapevole”.
Nel saggio non mancano citazioni ed esempi illuminanti, da Machiavelli a Montaigne e Sandel, accanto a Mike Tyson, Bruce Lee e Roger Federer, dalla scoperta della penicillina e del colore mauve all’invenzione dei post-it e del Viagra. La negazione dell’errore invece è pericolosa: “Noi tutti sbagliamo, passiamo la maggior parte della nostra vita ad avere torto – sottolinea Carofiglio – ma se uno sbaglia e lo nega, persevera nell’errore, mentre se riesce a individuare gli errori, può evitare di ripeterli e magari cogliere le opportunità che le direzioni sbagliate ci offrono, svelandoci scenari che non immaginavamo”.
Nella ricerca della verità affiora il tema della disinformazione. “Da sempre nella storia il potere cerca di manipolare il racconto dei fatti”, spiega Carofiglio. Nell’era delle fake news, l’aspetto più preoccupante, dice lo scrittore, è “che per molti questo non sia un problema: le menzogne prosperano in un mondo di non verità, in una sorta di dissociazione collettiva. Questo è il motivo per cui bisogna sobriamente e gentilmente battersi per verità e giustizia”.

























