Se ne è andato quasi in punta di piedi, all’improvviso, lasciando agli italiani il ricordo di quel suo sorriso gentile, leggermente ironico, che aveva contribuito a quella “chimica” magica che lega i personaggi dello spettacolo all’amore del loro pubblico. Peppe Vessicchio è morto, all’improvviso, a Roma, all’ospedale San Camillo, a causa delle complicazioni di una grave polmonite interstiziale.
Nato a Napoli il 17 marzo 1956, direttore d’orchestra, arrangiatore, punto di riferimento della musica leggera italiana, era noto soprattutto per il suo ruolo di direttore d’orchestra al Festival di Sanremo, dove diresse per decenni le più grandi orchestre e accompagnato artisti entrati nella storia della canzone italiana. Nel cuore degli italiani era lui la bacchetta di Sanremo: quando non c’era, mancava uno degli ingredienti principali della manifestazione canora di cui era presenza costante a partire dal 1990. E con cui, da direttore d’orchestra, aveva vinto quattro edizioni, l’ultima con Roberto Vecchioni, con Chiamami ancora amore. Nel 2022, ad esempio, aveva dovuto dare forfait per alcune sere per essere risultato positivo al Covid: quando tornò a dirigere, il pubblico lo accolse con un’ovazione. Anche l’anno successivo il teatro Ariston lo omaggiò con una standing ovation quando il maestro, che non era previsto accompagnasse gli artisti in gara, tornò in scena per dirigere ‘a quattro mani’ con Enrico Melozzi Destinazione paradiso, eseguita da Gianluca Grignani con Arisa.
La famiglia ha chiesto riserbo. I funerali di Vessicchio si svolgeranno in forma strettamente privata.























