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Home Cronaca

Palestina, sabato 13 gennaio manifestazione davanti alla Rwm di Domusnovas

7 Gennaio 2024
in Cronaca, In primo piano, Sardegna
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Palestina, sabato 13 gennaio manifestazione davanti alla Rwm di Domusnovas
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“Non pensare che una fabbrica di bombe a Domusnovas non abbia nulla a che fare con la pulizia etnica in Palestina, con la guerra in Ucraina e con la chiusura di ospedali e scuole in Sardegna”, con queste parole inizia il comunicato che annuncia una mobilitazione promossa per sabato 13 gennaio davanti all’industria miliare della Rwm di Domusnovas.

“L’RWM è in accordo con l’industria bellica israeliana dal 2021, produce bombe come quelle che vedi oggi sganciare sul popolo palestinese. Amministratori, direttori, operai, sono tutti incatenati a questa macchina di guerra, mentre i finanziamenti pubblici vengono sottratti a scuole e ospedali per finanziare guerre che noi non vogliamo”, prosegue la nota.

“Per incontrare i responsabili dei massacri in corso, a cominciare dal genocidio di Gaza, non serve andare lontano: nel sud della Sardegna, in un area al confine tra i comuni di Domusnovas e Iglesias, c’è una fabbrica che produce gli ordigni micidiali che mietono strage tra le popolazioni. Lo stabilimento appartiene a RWM Italia Spa, società di proprietà della multinazionale tedesca degli armamenti Rheinmetall, che lavora anche per conto della multinazionale degli armamenti israeliana UVision Air Ltd, per la quale produce i micidiali droni killer della serie Hero”, incalzano i militanti filopalestinesi.

“La RWM, rappresenta quindi un’articolazione fondamentale dell’industria militare multinazionale, con interessi in tutti i paesi cosiddetti “occidentali”, a cominciare da Israele, che si arricchisce grazie ai conflitti e ai massacri che alimenta. Ma come si è arrivati, nel giro di pochi anni, a questa situazione tragica e intollerabile?” … “La resistibile ascesa di RWM nel Sulcis è iniziata nel 2010, con l’acquisizione dello stabilimento di Domusnovas-Iglesias, che all’epoca era ancora in buona parte dedicato alla produzione di esplosivi per applicazioni civili (cave e miniere). Nel volgere di pochi anni ha soppresso la produzione civile e ha interamente riconvertito lo stabilimento alla produzione militare: bombe per aereo, mine marine, proiettili per artiglieria”, prosegue la nota.

“RWM si è rapidamente aggiudicata enormi commesse di bombe per aereo dirette verso i suoi principali clienti, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti (circa 20.000 bombe per un valore di 400 milioni di euro!) che, a partire dal 2015, le hanno utilizzate per massacrare la popolazione dello Yemen. Questo business osceno è oltretutto in contrasto con la legislazione italiana che, a cominciare dalla Costituzione, proibisce la fornitura di ordigni verso paesi in guerra! Ciò nonostante i governi italiani hanno autorizzato le esportazioni di bombe RWM per oltre quattro anni, sino al luglio 2019, quando in seguito alle proteste, il governo ha prima sospeso e poi annullato le licenze di esportazione”… “Le forniture di guerra hanno consentito a RWM di decuplicare il fatturato (passato dal 2012 al 2022 da circa 20 a circa 200 milioni di euro), un aumento che non ha portato però a un significativo aumento del personale occupato (secondo i bilanci aziendali i dipendenti dello stabilimento sono passati da 67 nel 2012 a 98 nel 2022). In contrasto con la realtà e con gli stessi bilanci aziendali i dirigenti RWM si vantano di occupare molte centinaia di lavoratori. Numeri inverosimili utilizzati per rendere più accettabile la loro orrenda produzione”, denunciano gli aderenti al Comitato Sardo di Solidarietà con la Palestina.

“Le proteste contro RWM-Rheinmetall hanno ripreso vigore proprio nel 2015, in seguito all’impiego delle bombe made in Sardegna nella guerra in Yemen, e da allora non si sono mai fermate. Decine di manifestazioni e azioni di protesta si sono svolte presso lo stabilimento di produzione RWM, nei porti che imbarcano le bombe, nei centri di Domusnovas e Iglesias, nelle città di Cagliari e a Roma, e anche in Germania e in Australia, dove sono attivi movimenti che si oppongono al business della guerra della società Rheinmetall”…” Le proteste hanno avuto l’obiettivo sia di disturbare e ostacolare la produzione di ordigni, sia di contestare la vergognosa accondiscendenza delle autorità responsabili a tutti i livelli (governo, regione, comune …), che hanno permesso a RWM di espandere il suo business di morte in violazione delle norme che in teoria dovrebbero tutelare l’ambiente le popolazioni”, scrive il Comitato Sardo di Solidarietà con la Palestina

“La crescita esponenziale dei profitti e dei fatturati hanno spinto infatti RWM a varare un vasto piano di ampliamento dello stabilimento sardo, nel quale l’azienda, a partire dal 2016, ha investito circa 40 milioni di euro. L’ampliamento è stato realizzato in evidente violazione della normativa di tutela dell’ambiente, della sicurezza e della salute della popolazione, ma ciò nonostante ha ricevuto tutte le autorizzazioni dalle autorità locali.
Basti dire che l’ampliamento è stato realizzato in un area che non ha una destinazione industriale, che è attraversato da un fiume ad elevato rischio di esondazione, che è gravato da vincoli dovuti al rischio idrogeologico, alla destinazione boschiva, alla tutela paesaggistica, è adiacente a un’area naturalistica protetta (SIC del Monte Linas-Marganai), e inoltre che lo stabilimento è tuttora privo di un piano di sicurezza adeguato e valido, obbligatorio in quanto si tratta di uno stabilimento a elevato rischio di incidente. Inoltre, per facilitare il rilascio delle autorizzazioni, il piano di ampliamento è stato frammentato in un gran numero di interventi singoli (alla fine se ne sono contati circa 100!), presentati in modo indipendente e scorrelato, e non è stato sottoposto ad alcuna Valutazione di Impatto ambientale (VIA), obbligatoria per gli stabilimenti che producono esplosivi.
Il movimento che si oppone al business RWM cercato di bloccare l’ampliamento dello stabilimento, anche con una lunga azione legale con la quale, grazie a una sentenza del Consiglio di Stato del novembre 2021, ha ottenuto per via amministrativa l’annullamento di buona parte dei permessi rilasciati. Purtroppo però, durante la discussione dei vari ricorsi, la RWM ha avuto il tempo di terminare i lavori e raddoppiare il suo stabilimento, anche se non ha potuto poi aprire i nuovi reparti e metterli in produzione, visto che risultano abusivi”…”Anche la magistratura penale si è infine mossa, con molta timidezza e scarsi risultati, per individuare i responsabili degli abusi di RWM: l’inchiesta della Procura di Roma per individuare i responsabili dell’esportazione illegale delle bombe sganciate sullo Yemen si è conclusa con una archiviazione, mentre l’inchiesta della Procura di Cagliari sugli abusi edilizi commessi nell’ampliamento dello stabilimento RWM è finita con l’assoluzione in primo grado dei presunti responsabili, a dicembre 2023. Dunque l’esportazione illegale di bombe e l’ampliamento abusivo della fabbrica che le ha prodotte restano, al momento, senza responsabili ufficiali”, incalzano gli attivisti.

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“Certamente le nostre azioni di protesta e di contrasto hanno potuto rallentare e ostacolare gli affari e l’espansione di RWM, ma le forze e gli interessi che stanno dietro la produzione delle armi che alimentano i conflitti sono enormi e difficili da contrastare, anche perché le aziende cercano di nascondere i loro traffici e le forniture di armi sono molto difficili da tracciare. La RWM ha reagito cercando nuove guerre da alimentare. Sostenuta dalle altre aziende del colosso Rheinmetall, attualmente in piena espansione, ha acquisito commesse per fornire bombe ad alta penetrazione alla Turchia e proiettili di artiglieria per il conflitto in Ucraina, mentre il governo Meloni, a luglio 2023, ha di nuovo autorizzato le sue esportazioni verso l’Arabia Saudita. L’azienda non si è neppure rassegnata a demolire i nuovi reparti costruiti abusivamente, RWM ha infatti chiesto e ottenuto dalla Regione Sardegna di effettuare una Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) a posteriori, che considera come una sanatoria. Il procedimento è in corso ma, in attesa dell’esito, gli uffici Regionali hanno persino consentito a RWM di condurre test esplosivi nel poligono realizzato abusivamente dall’azienda in un’area soggetta a vincolo idrogeologico. Un atteggiamento che la dice lunga sul costante trattamento di favore nei confronti di RWM e che ci fa temere che la Regione, nei prossimi mesi, possa rilasciare una VIA positiva e consentire così l’apertura dei nuovi reparti e il raddoppio della produzione”, si evidenzia.

“Gli accordi con la macchina da guerra israeliana sono arrivati alla fine del 2021, a coronamento di questa tragica vicenda. In base all’accordo con la multinazionale degli armamenti israeliana UVision Air Ltd, RWM produce ora i droni killer della serie Hero, tragicamente noti per essere stati utilizzati per bombardare e cacciare dalle loro case la popolazione armena residente in Azerbaigian, ma acquistati anche di recente da Italia e Ungheria. Questi ordigni micidiali vengono poi utilizzati nei principali conflitti mondiali per mietere strage tra le popolazioni.
Ci troviamo così coinvolti direttamente nel feroce attacco alla Striscia di Gaza da parte di Israele, che causa tremende atrocità, con continui bombardamenti, distruzione di case, ospedali, scuole chiese, numerosissimi morti e feriti; non c’è più acqua, né cibo. I Gazawi sono costretti a correre da una parte all’altra, inseguiti da bombe, che potrebbero essere prodotte in Sardegna a Domusnovas.
Non piangiamo più finte lacrime su di un bimbo morto quando lasciamo che a migliaia vengono massacrati, quando consentiamo che da noi, nella nostra terra, si producano le armi letali impiegate nei massacri”… “Aziende come la RWM si fanno largo piegando il territorio alle loro esigenze di profitto costruito sul sangue e sulle guerre e dilagheranno sempre di più se non riusciamo a fermarle.
L’industria bellica ha bisogno di conflitti da risolvere con la forza delle armi più devastanti, esattamente ciò che la Costituzione e ogni elementare senso di civiltà proibiscono”, conclude la nota.

Per tutte queste ragioni è stata promossa una mobilitazione per  il 13 gennaio a partire dalle 11 del mattino.

Tags: armi a israeleComitato Sardo di Solidarietà con la PalestinaDomusnovaspalestinapalestina liberaregime sionistaregime terrorista israelianoRheinmetallRwm
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