“Le persone hanno paura dei loro incubi, dei loro pensieri tristi, per me non è mai stato così.
Anzi, io ho sempre trovato interessante sondare le mie profondità”.
Parola di Dario Argento, 83 anni, indiscusso maestro del brivido e autore di film culto come Profondo rosso, L’uccello dalle piume di cristallo e Suspiria. Il regista che riceverà il Legend award per la sua carriera al Fantasticon Film Fest (24-26 novembre) si racconta all’ANSA tra passato e futuro, con l’ironia e il disincanto che lo hanno sempre distinto.
Lei ha avuto entrambi i genitori ingombranti, come hanno influenzato la loro carriera? “Sì è vero, i miei genitori sono stati ingombranti, soprattutto mia madre (Elda Luxardo, grande fotografa delle dive e moglie di Salvatore, noto produttore cinematografico, ndr).
Io quando uscivo da scuola tutti i giorni passavo al suo studio che era molto vicino e stavo lì tutto il pomeriggio con lei per poi tornare a casa insieme. Così ho subito molto la sua influenza e il fascino delle sue foto”.
È vero che considera la famiglia al centro di tutta la sua opera? “La famiglia c’entra sempre, è molto importante tutto ciò che ti accade da bambino e da adolescente. Tutti gli avvenimenti, compresi i momenti scolastici, tutto ciò che accade in famiglia rimbalza sui figli. È sempre stato così”.
Quanto c’è di analisi psicologica nei suoi film? “Certo nei miei lavori ho molto scrutato dentro di me, la mia metà oscura e analizzato tutto ciò che mi inquietava, ma non l’ho certo fatto per fare il regista”.
Invece riguardo alla polemica, sollevata a Venezia, di essere sempre stato escluso dal concorso al Lido, dice ancora Dario Argento: “Mi sembra che adesso le cose stiano cambiando un po’ in meglio. C’è una nuova generazione capace di guardare anche verso il cinema di genere. Una volta contavano solo i film impegnati o politici, non c’era spazio per l’horror”.
È vero che per lei la creatività corrisponde all’isolamento vissuto in stanze d’albergo? “Sì, quando creo tendo ad isolarmi, perché così sono finalmente solo con me stesso, come fossi in una bolla. Mi piace in quelle occasioni essere chiuso al dialogo e convivere coi miei pensieri anche più spaventosi, così riesco ad avere un rapporto diretto con la mia creatività”.
Infine i complimenti che gli arrivano da Nicolas Winding Refn, ma anche da Guillermo Del Toro e Gaspar Noè, nel documentario Dario Argento Panico di Simone Scafidi, sembrano interessare poco il regista nato a Roma il 7 settembre 1940: “Vuole sapere davvero come la penso? A me i complimenti interessano poco, pensassero ai loro film. Per quanto riguarda poi giudicare i miei lavori che cosa posso dire, neppure io li capisco!”





















