Emanuele Franz, il filosofo sempre in prima linea contro le discriminazioni culturali, in questi giorni, sta facendo nuovamente parlare di sé con un’iniziativa nel suo stile iperbolico.
Traendo spunto dalla pena inflitta da Dante a coloro che si siano macchiati di superbia, ha deciso di farsi incatenare una pietra al polso.
20 chili totali di supplizio che, a caratteri cubitali ed in rosso, reca sul fronte proprio il nome del peccato capitale. Bisogna ammettere che il nostro non perde tempo nel proporre al pubblico iniziative provocatorie sempre nuove.
Reduce dalle premiazioni Divoc 2023 che hanno visto vincitrice la scrittrice Elena Remagnino con il saggio breve “Il suicidio dell’Europa: alle origini culturali di un dramma esistenziale”, promotore del nuovo premio letterario intitolato Alla Madre Russia (scadenza presentazione elaborati ottobre 2023) si ripropone con un gesto che poggia sulla sua mistica di fondo: la mortificazione.
Stavolta, in nome del perdono reciproco ed universale come unica via di espiazione dalla tracotanza. Dunque, a ben vedere, dal Divoc al masso della superbia Franz si muove sempre in nome di una critica verso un’ostentazione della forza che piega l’indifeso, il discriminato, ‘escluso, il sottomesso, lo svantaggiato.






















