Una delle principali voci della scena jazz-pop italiana, inarrestabile nell’attività anche dopo quasi cinquant’anni di carriera: Sergio Caputo è sbarcato al Bflat di Cagliari, esibendosi nel locale di via del Pozzetto 9a con il trio a suo nome.
Il Sergio Caputo Trio non è che il cuore pulsante della produzione artistica del cantautore e chitarrista, in una formazione vocale e strumentale completata da Fabiola Torresi (basso, cori) e Alessandro Marzi (batteria, piano, voce).
Con sonorità pop-jazz, swing ed easy listening, il trio sta calcando club, teatri e locali di spicco in tutta la penisola, da ultimo anche per i quarant’anni dall’uscita di “Un sabato italiano” (1983) – primo, vero disco di successo per l’artista – l’ensemble tiene viva la magia dei brani originali in una formula essenziale e intima, che non è però mai priva di sorprese.
Inoltre l’artista sta promuovendo il documentario uscito su RaiPlay, dal titolo”È sempre un sabato italiano”, il documentario dedicato a Sergio Caputo e al ruolo rivoluzionario dell’album ”Un sabato italiano” nella storia del costume e della musica italiana.
Attraverso un racconto ironico e musicale, Caputo ripercorre le tappe fondamentali della propria carriera – dagli esordi come pubblicitario negli anni ’70 all’improvvisa ascesa artistica – accompagnato da tre interlocutori d’eccezione: Valerio Lundini, Ubaldo Pantani e Carlo Massarini. Tre punti di vista diversi per raccontare un’unica storia: quella di un autore originale e raffinato, capace di fondere jazz, swing e ironia in un linguaggio inedito per la canzone italiana. Diretto da Giacomo del Buono, con soggetto e sceneggiatura di Antonio Antonelli e Andrea Delmonte, il film è una produzione Vittoria Produzioni e Pepito Produzioni in collaborazione con Rai Documentari. Un’alternanza di materiali d’archivio, fotografie, videoclip d’epoca – tra cui dei contributi dal programma Mister Fantasy – e nuove esecuzioni live, come una preziosa versione unplugged di Mettimi giù. Un viaggio nella Roma di ieri e di oggi, come il Folkstudio dove Caputo ha esordito, per scoprire la genesi di un disco che ha saputo raccontare l’Italia che cambiava: quella degli anni Ottanta, dell’edonismo e della leggerezza. Tra ricordi, musica e sorrisi, il documentario restituisce il ritratto vivo di un artista libero e senza tempo, e di una canzone che – a più di quarant’anni di distanza – continua a essere colonna sonora di intere generazioni che ricordano quei sabati italiani fatti di musica leggera.
























