Il 21 ottobre scorso il Direttore generale della Direzione detenuti e trattamento del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (DAP) ha firmato una circolare che modifica l’iter autorizzativo per gli “eventi di carattere educativo, culturale e ricreativo” da realizzare negli istituti penitenziari.
La deputata Francesca Ghirra ha presentato un’interrogazione al Ministro Nordio per sottolineare l’incostituzionalità di questo atto e sapere quali misure si intendano adottare per garantire che la comunità esterna, le associazioni culturali, educative e le cooperative sociali possano continuare a svolgere percorsi trattamentali all’interno degli istituti penitenziari in modo certo e tempestivo.
“La nuova circolare del DAP è incompatibile con gli obblighi costituzionali e internazionali in materia di trattamento dei detenuti ed è estremamente preoccupante” dichiara Ghirra.
“Questa deriva liberticida ci preoccupa perchè contrasta con le finalità rieducative del carcere” continua la deputata “la normativa vigente, a partire dalla legge sull’ordinamento penitenziario, prevede infatti che le iniziative esterne rivolte alla popolazione detenuta siano autorizzate dal Direttore dell’istituto e dal Magistrato di sorveglianza, nel rispetto del progetto trattamentale individuale e delle finalità rieducative della pena. Perché rendere impraticabili le tante attività che accendono importanti luci nel buio delle nostre prigioni con aggravi burocratici che centralizzano su Roma ogni decisione, sottraendo ai Direttori d’istituto e ai Provveditorati regionali la competenza ordinaria su queste procedure?”
E conclude: “Peraltro la circolare richiede l’indicazione di dati estremamente dettagliati riguardo a spazi utilizzati, durata dell’iniziativa, lista dei detenuti coinvolti, elenco dei nomi e titoli dei partecipanti della comunità esterna, con un aggravio burocratico che rischia di inibire l’attivazione di iniziative trattamentali essenziali per la rieducazione e l’apertura alla comunità esterna. Confidiamo che venga ritirata, perché – come evidenziato anche dalla Conferenza Nazionale dei Garanti – si rischia di mettere una pietra tombale sulle iniziative di inclusione sociale nei nostri istituti penitenziari, una possibilità assolutamente inaccettabile.”





















