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Meana Sardo, su il sipario sulla Stagione di Prosa e Circo Contemporaneo 2025-2026 al Teatro San Bartolomeo

4 Ottobre 2025
in Cultura
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Meana Sardo, su il sipario sulla Stagione di Prosa e Circo Contemporaneo 2025-2026 al Teatro San Bartolomeo
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Viaggio tra le umane passioni, tra brillanti commedie e capolavori shakespeariani, storie familiari e ritratti di artisti e di santi, racconti onirici e fantastici, con una riflessione sui moderni conflitti e un’indagine sull’universo femminile con la Stagione di Prosa & Circo Contemporaneo 2025-2026 organizzata dal CeDAC / Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna al Teatro San Bartolomeo di Meana Sardo con il patrocinio e il sostegno del MiC / Ministero della Cultura, della Regione Autonoma della Sardegna e del Comune di Meana Sardo e con il contributo della Fondazione di Sardegna.

«Il teatro a Meana è diventato un punto di riferimento importante in tutti questi anni favorendo relazioni e coesione tra diverse fasce della popolazione – sottolinea Milena Pisu, assessora allo Sport, Spettacolo, Turismo, Associazionismo, Attività Produttive e Sviluppo Locale del Comune di Meana Sardo. «Con questo progetto vorremmo principalmente che tra i giovani si sviluppasse la consapevolezza che partecipare al teatro può essere un’opportunità di crescita culturale, aiutandoli a sviluppare fiducia in sé stessi, competenze sociali e creative. Attraverso le attività proposte è possibile affrontare temi sociali, etici o ambientali, stimolando riflessioni e discussioni all’interno della comunità. Il laboratorio di Michele Santeramo sulla figura di “Arpagone”, declinata in chiave contemporanea, consentirà di rappresentare questioni di forte attualità trasformando il teatro in una moderna agorà e contribuendo alla crescita di una coscienza collettiva e i percorsi sulla Fiaba e sugli Animali Immaginari dedicati ai più piccoli risvegliano la curiosità e la creatività, strumenti preziosi per imparare a viaggiare sulle ali della fantasia».

Dieci titoli in cartellone da ottobre ad aprile tra pièces divertenti come la celebre “Plaza Suite” di Neil Simon e “Benvenuti a Casa Morandi” di e con Marianna e Marco Morandi, le “Scomode Verità” di Alessandro Di Battista accanto a riletture di classici come “Hamlet in Purple” di e con Valentino Mannias, dal celebre dramma elisabettiano e “La bisbetica domata” di William Shakespeare. Le parole e lo straordinario carisma del Poverello di Assisi in “Fra’ / San Francesco, la superstar del medioevo” di e con Giovanni Scifoni, la storia e le canzoni dei Fab Four in “Paul McCartney e i Beatles / Due Leggende” e un omaggio a Domenico Modugno con “Nel Blu / avere tra le braccia tanta felicità” di e con Mario Perrotta, e ancora una vicenda familiare ne “Il Filo di Teseo” di Fabrizio Carta e tutta la magia del nouveau cirque in “Coppelia / un ballet mécanique” di Caterina Mochi Sismondi per blucinQue per il divertimento di grandi e piccini. Per i più piccoli, un duplice appuntamento con l’incanto della fiaba di “Hänsel e Gretel” per un ideale viaggio alla scoperta delle emozioni e un percorso esperienziale dedicato alle bambine e ai bambini con “In/naturale” di Emanuela Dall’Aglio. Infine “Un giorno con Arpagone”, un progetto laboratoriale di Michele Santeramo ispirato a “L’Avaro” di Molière.

Una programmazione interessante e variegata, che spazia tra l’ironia della commedia e il pathos del dramma, con protagonisti del calibro di GianMarco Tognazzi in “Paul McCartney e i Beatles / Due Leggende”, sulle note del Trio Saverio Mercadante, per un tuffo nelle atmosfere della Swinging London; Debora Caprioglio e Corrado Tedeschi in “Plaza Suite” di Neil Simon, dove interpretano tre coppie di ospiti di un grande albergo, per un vivido affresco della società; l’attore, autore e regista pugliese Mario Perrotta (Premio Hystrio alla drammaturgia per “Odissea”, Premio Ubu per “Un bès – Antonio Ligabue” e per il miglior testo con “Dei Figli”) per un inedito ritratto di Domenico Modugno in “Nel Blu”. Sotto i riflettori Marianna e Marco Morandi, due figli d’arte, autori e interpreti di “Benvenuti in Casa Morandi”, per la regia di Pino Quartullo, tra i ricordi di un’infanzia da copertina; Giovanni Scifoni, volto noto del grande e del piccolo schermo, attore e conduttore televisivo (Berto ne “La meglio gioventù”, in serie tv come “Mio Figlio”, “Io non dimentico”, “Un medico in famiglia” e “L’ultimo papa re”, Squadra Antimafia 7 e “Doc, nelle tue mani” – Prix Italia 2020 per “La mia jungla”), con il suo “Fra’ / San Francesco, la superstar del medioevo”; Valentino Mannias (Premio Hystrio alla vocazione 2015 e Premio Ubu 2024 come miglior attore, nel cast della serie “Il Mostro” su Netflix), che firma traduzione, drammaturgia e regia di “Hamlet in Purple”, dalla famosa tragedia di William Shakespeare, dove interpreta il malinconico Principe danese e tutti i personaggi, in un intrigante gioco di specchi tra vita e arte.

Alessandro Di Battista, scrittore e opinionista, ex deputato del M5S e attivista, autore di reportages per Il Fatto Quotidiano e documentari per Tv Loft e SkyAtlantic, collaboratore de The Post Internazionale, porta in scena “Scomode Verità / Dalla guerra in Ucraina al massacro di Gaza”; ne “Il filo di Teseo”, Fabrizio Carta, anche protagonista sulla scena con Cristina Pillola, Nicoletta Pusceddu e Alessandro Piga, per la regia di Andrea Serra, mette l’accento sull’importanza degli affetti e dei legami: nel confrontarsi con la malattia e lo smarrimento del fratello maggiore, Carla, Mary e François rievocano il passato, tra ricordi ed emozioni, con dialoghi ironici, piccoli conflitti e incomprensioni e momenti di commozione, per ritrovare il senso dell’appartenenza ad una famiglia. Una riflessione sulla condizione femminile ne “La bisbetica domata” di William Shakespeare, con Andrea Avanzi, Matteo Baschieri, Fabrizio Croci, Carlotta Ghizzoni, Ettore Marrani, Francesca Rossi, Gabriele Tondelli e Victoria Vasquez, per la regia di Domenico Ammendola, una commedia incentrata sulla figura della ribelle Caterina, che «sfida i codici sociali con la sua lingua tagliente e il suo rifiuto ad obbedire» e una enigmatica e affascinante figura di donna in “Coppelia – un ballet mécanique” della compagnia blucinQue, dove la regista e coreografa Caterina Mochi Sismondi ispirandosi a “Coppélia”, celebre balletto su musiche di Léo Delibes e al “Ballet Mécanique” di Fernand Léger, affronta con la cifra immaginifica del nouveau cirque il tema dell’identità, delle “maschere” imposte dalla società e della fragilità e forza di una moderna eroina.

Infine – la fiaba di “Hänsel e Gretel” dei fratelli Grimm, trasportata sulla scena, dove le (dis)avventure dei due fratellini, abbandonati nel bosco, diventano insieme simbolico rito di passaggio e riscoperta della solidarietà e dell’affetto reciproco che permettono ai protagonisti di sconfiggere la strega malvagia e ritornare finalmente a casa e – sempre a misura di bambine e bambini – un magico percorso fra arte e natura con “In/naturale” di Emanuela Dall’Aglio, per fare la conoscenza con animali immaginari come la stravagante covatrice, i “lumacoscidi”, il nero-lupo e altre creature sorprendenti, sullo sfondo dei suggestivi paesaggi della Barbagia.

S’intitola “Un giorno con Arpagone” il progetto del drammaturgo Michele Santeramo, liberamente ispirato a “L’Avaro” di Molière, e rivolto a spettatori e appassionati di teatro che desiderino affrontare i diversi aspetti della scrittura e mise en scène di un testo teatrale. Nella pièce, Arpagone si presenta al pubblico e rivela di essere profondamente cambiato: «non è più Avaro, adesso commercia in vite umane – rivela Michele Santeramo – compra bambini disperati, destinati a fame e sofferenza, li vende a coppie facoltose che hanno desiderio di un figlio. Così ci guadagna. Lo fa leggermente, allegramente. Come dice lui: fa buone azioni». Intorno a questo personaggio inquietante, un “fantasma” del teatro rivisitato in chiave moderna, si muovono altre figure a comporre un atto teatrale e al termine di una giornata di studio e lavoro sul testo, sui significati, sulla scelta sull’uso delle parole, una lettura scenica permette di confrontarsi con il pubblico per approfondire l’analisi e aprire nuove prospettive sulla visione di un’opera teatrale.

La Stagione di Prosa & Circo Contemporaneo 2025-2026 del CeDAC Sardegna a Meana Sardo prevede anche una sezione Oltre la Scena con incontri con gli artisti e stages e laboratori come momenti di approfondimento e studio delle tecniche e delle potenzialità espressive e comunicative delle arti performative oltre che dei linguaggi del contemporaneo, nell’ambito delle attività di formazione del pubblico e diffusione della cultura teatrale, per riscoprire – nell’era della realtà virtuale – la possibilità di condividere le emozioni suscitate dalla visione di uno spettacolo, che diventa occasione di riflessione sulle questioni cruciali del presente ma anche su temi universali e dilemmi etici.

IL CARTELLONE

La Stagione di Prosa & Circo Contemporaneo 2025-2026 si apre – sabato 25 ottobre alle 21 – con “Paul McCartney e I Beatles / Due leggende” con GianMarco Tognazzi (voce narrante) e il Trio Saverio Mercadante formato da Rocco Debernardis (clarinetto), Roberto Corlianò (pianoforte) e Francesco Tizianel (chitarra), con testi di Rosa Sanrocco e distribuzione a cura di Reggio / Iniziative Culturali Srl, per un ideale viaggio nelle atmosfere della Swinging London. Tra indimenticabili melodie, GianMarco Tognazzi dà voce a Paul McCartney, cantante e bassista nonché autore di alcuni dei maggiori successi della storica band, come “Yesterday” e “Michelle”, “Eleanor Rigby”, “Yellow Submarine”, “Penny Lane”, “She’s Leaving Home”, oltre a “Lady Madonna”, “Hey Jude”, “Get Back” e “Let It Be”. La straordinaria parabola dei Fab Four rivive sulla scena tra i ricordi del polistrumentista e compositore britannico, che dopo lo scioglimento del gruppo ha proseguito la sua carriera da solista e con i Wings, fino al Got Back Tour, con aneddoti curiosi come la notizia della sua presunta morte annunciata alla radio dal disk jockey Russell Gibb. Sul palco l’attore romano, raffinato e versatile interprete con all’attivo un’intensa carriera fra teatro, cinema e televisione, propone la versione di Paul McCartney sulla storia dei quattro ragazzi di Liverpool che con le loro canzoni hanno rivoluzionato la musica del Novecento: i Beatles, ai vertici della classifica de The 100 Greatest Artists of All Time stilata dalla rivista Rolling Stone, hanno influenzato la cultura, la moda e il costume ammaliando le platee e scatenando la British Invasion.

Focus sui moderni conflitti – sabato 15 novembre alle 21 – con “Scomode Verità / Dalla guerra in Ucraina al massacro di Gaza” di e con Alessandro Di Battista, produzione Loft Produzioni S.r.l. e distribuzione a cura di Epoché ArtEventi: uno spettacolo di teatro civile «sui massacri commessi in nome della civiltà, sulle incredibili fake-news che li hanno permessi e sulla pavidità dei politici europei ーed italiani in particolare ーche hanno preferito tradire l’interesse generale ed i principi costituzionali in favore dell’interesse particolare della grande finanza e dell’industria delle armi». Un monologo avvincente per una riflessione sull’assurdità e sulla ferocia della guerra, che sparge morte e distruzione e semina l’odio tra i popoli: in seguito all’evoluzione tecnologica, tra “armi intelligenti” e sistemi di comando a distanza, gli scontri non avvengono più sui campi di battaglia ma direttamente nelle città, cresce il numero delle vittime civili e scuole ed ospedali sono diventati obiettivi “strategici”. Dopo il successo di “Assange / colpirne uno per educarne cento”, Alessandro Di Battista porta in scena le “Scomode Verità” sulle cause dei conflitti in Medio Oriente, dall’Afghanistan all’Iraq e alla Libia, per affrontare poi la genesi della guerra in Ucraina, mettendo l’accento su «la narrazione bellicista ed il sistema mediatico occidentale» e ricostruire la storia della Palestina, dalla nascita dello Stato d’Israele alla Nakba, con la prima e la seconda Intifada e gli accordi di Oslo, fino all’odierna “guerra di Gaza”, evidenziando «l’uso strumentale dell’antisemitismo» e l’affermarsi del «fondamentalismo» e del «terrorismo di Stato» in Israele. Il monologo, si conclude con un messaggio di speranza, e un invito a «stare dalla parte dei “dannati della Terra”, dunque, dalla parte giusta della Storia».

Una tragedia elisabettiana – venerdì 5 dicembre alle 21 (in replica sabato 6 dicembre con una matinée per le scuole) – con “Hamlet in Purple”, uno spettacolo di Valentino Mannias, protagonista sulla scena con il polistrumentista e compositore Luca Spanu, per una originale rilettura de “The Tragedy of Hamlet, Prince of Denmark” di William Shakespeare, in cui si intrecciano recitazione e teatro di figura in un avvincente gioco di specchi tra arte e vita. “Hamlet in Purple” (produzione Valentino Mannias e Bluemotion) con le marionette de Is Mascareddas (Premio Ubu alla carriera 2023), musiche di Luca Spanu e interventi vocali di Emanuela Orrù e Federica Orrù, disegno luci di Andrea Gallo, foto di scena di Dietrich Steinmetz, rievoca trama e personaggi del celebre dramma, che sembrano materializzarsi come per incanto, riaffiorando dalla memoria, così da far rivivere ancora una volta la storia del principe danese. Un’intensa prova d’attore per Valentino Mannias (Premio Hystrio alla vocazione 2025 e Premio Ubu 2024 come miglior attore/performer under 35) che firma traduzione, drammaturgia e regia della pièce, in cui presta voce e corpo ad Amleto, «strozzato dai mille soprusi, incapace di fermare una guerra, inetto ad amare» e di volta in volta alla madre, la Regina Gertrude e al di lei cognato e novello sposo, il Re Claudio, fratricida e usurpatore del trono, alla dolce Ofelia e all’intrigante Polonio come agli infidi Rosencrantz e Guildenstern e all’amico Orazio. “Hamlet in Purple” racconta il dilemma di un moderno antieroe, tormentato dai dubbi e circondato dai “fantasmi”, in una storia emblematica, un omaggio al teatro fra realtà e illusione, amore e follia.

Una moderna favola nera, tra sogno e realtà – sabato 20 dicembre alle 21 – con l’affascinante “Coppelia / Un ballet mécanique” con ideazione, coreografia e regia di Caterina Mochi Sismondi sulle musiche di Léo Delibes, rielaborate e eseguite dal vivo da Beatrice Zanin con “interferenze” di elettronica e violoncello, con disegno luci di Massimo Vesco (produzione Centro Nazionale di Produzione blucinQue Nice, in collaborazione con Fondazione Cirko Vertigo). Arti circensi e danza s’intrecciano nello spettacolo ispirato a “Coppélia, ou La fille aux yeux d’émail” (Coppélia, o La ragazza dagli occhi di smalto), il celebre balletto tratto da “Der Sandmann” (L’uomo della sabbia), un racconto di Ernst Theodor Amadeus Hoffmann in cui appare una splendida bambola, una creatura artificiale capace di sedurre gli uomini, pericolosa e “innocente” femme fatale. Sul palco Elisa Mutto, Michelangelo Merlanti, Vladimir Ježić, Carlos Rodrigo Parra Zavala, Simone Menichini, Jonnathan Lemos Rigging e Michelangelo Merlanti interpretano i protagonisti di un visionario racconto per quadri dove Caterina Mochi Sismondi affronta «il tema dell’identità», celata dietro «la maschera che ciascuno di noi indossa» e traccia il ritratto sfaccettato di «una donna vista nella sua fragilità, ma anche nella sua forza, grazie ai differenti ruoli che è in grado di rivestire». Nella sua “Coppelia”, la coreografa trae spunto anche dal “Ballet Mécanique” di Fernand Léger, un’opera del primo cinema cubista su musiche di George Antheil, per costruire una rigorosa partitura di corpi e oggetti in movimento, in chiave onirica e poetica.

Un vivido affresco di varia umanità – sabato 24 gennaio alle 21 – con “Plaza Suite”, fortunata commedia di Neil Simon, nella tradizione italiana di Maria Teresa Petruzzi, con Corrado Tedeschi e Debora Caprioglio, e con Gianluca Delle Fontane, Andrea Bezzi e Giulia Galizia, con scenografia di Andrea Bianchi e costumi di Sonia Cammarata, per la regia di Ennio Coltorti (produzione Skyline Productions, in collaborazione con Savà / Produzioni Creative e La Contrada / Teatro Stabile di Trieste). Una pièce brillante ambientata in un lussuoso appartamento in un grande albergo, dove si avvicendano ricchi clienti che si mettono a nudo rivelando le proprie fragilità e le proprie inquietudini, in uno spaccato della società: tre coppie più o meno affiatate discutono i loro problemi, tra crisi e tradimenti, litigi e riconciliazioni. L’elegante cornice sembra quasi accentuare le dissonanze e le note caratteriali, l’imprevedibilità dell’esistenza e l’irrequietezza dell’animo umano: intorno alla moglie di un importante e impegnatissimo imprenditore, che sceglie la suite per l’anniversario delle nozze, a due amanti clandestini e a due genitori preoccupati per l’imminente matrimonio della figlia, si aggirano (presenze invisibili e necessarie) camerieri e segretarie come a sottolineare le differenze di classe. Tra incomprensioni, equivoci e rivelazioni, Neil Simon mette in evidenza, con pungente umorismo, lasciando affiorare i pensieri e le emozioni accuratamente celati, la complessità della natura umana e la necessità di salvare le apparenze, la forza delle passioni e l’ipocrisia della società.

Storia di una “ribelle” – sabato 7 febbraio alle 21 – con “La bisbetica domata” di William Shakespeare con (in o.a.) Andrea Avanzi, Matteo Baschieri, Fabrizio Croci, Carlotta Ghizzoni, Ettore Marrani, Francesca Rossi, Gabriele Tondelli e Victoria Vasquez, con due eccelsi maîtres à jouer come Stefano Randisi ed Enzo Vetrano, che curano anche lo studio sui personaggi shakespeariani, e musiche originali di Luigi Pagliarini, per la regia di Domenico Ammendola, produzione NoveTeatro. La trama è nota: Petruccio, giovane aristocratico in cerca di una moglie ricca, chiede la mano di Caterina, figlia di Battista Minola, fanciulla di forte (e pessimo) carattere, fornita di una bella dote, nota per essere rude e sgarbata e tutt’altro che incline alle nozze. Il padre, esasperato dal comportamento della figlia, che, come sottolinea il regista Domenico Ammendola, «sfida i codici sociali con la sua lingua tagliente e il suo rifiuto ad obbedire», acconsente e affida, o meglio consegna la sposa riluttante al marito e costui si impegna a “rieducarla” e a piegarne la volontà «con metodi spesso crudeli o psicologicamente manipolatori, ma che nella commedia vengono trattati in tono ironico e canzonatorio». La pièce riflette le convenzioni dell’epoca, per cui Caterina rappresenta l’opposto della moglie ideale, mite e sottomessa al marito, a differenza della sorella Bianca, così dolce e gentile, oltre che bella, ma Shakespeare disegna con grande sensibilità e finezza psicologica gli stati d’animo e i pensieri di una donna moderna, «simbolo di resistenza» in seno alla civiltà patriarcale. “La bisbetica domata” offre interessanti spunti di riflessione – sottolinea il regista – ponendo « interrogativi ancora oggi attuali su identità, potere e libertà femminile».

Spazio alle emozioni – sabato 28 febbraio alle 21 – con “Il Filo di Teseo” di Fabrizio Carta, una commedia dolceamara incentrata sulla storia di una famiglia, con Cristina Pillola, Nicoletta Pusceddu, Alessandro Piga e lo stesso Fabrizio Carta, per la regia di Andrea Serra, produzione Quinte Emotive. In una casa, simbolico rifugio e luogo dei ricordi, «dove la quotidianità si scontra con l’ombra di una malattia che confonde il passato con il presente» si intrecciano le vite di Nello, Carla, Mary e François: “Il Filo di Teseo” racconta la forza dei legami di sangue e d’affetto, i desideri e i sogni, la fragilità, le paure e le speranze. Il dramma di Nello, il fratello maggiore, custode di antiche memorie, la cui mente si perde tra momenti di lucidità e profondo smarrimento, costringe i suoi cari a confrontarsi con la sua nuova condizione e indirettamente con se stessi. «Tra dialoghi ironici, momenti di tensione e frammenti di commozione profonda – spiega Fabrizio Carta – il testo esplora i conflitti, i rimpianti e l’amore incondizionato che tiene unita una famiglia anche nei momenti più difficili». Una situazione inattesa innesca nuove dinamiche nei rapporti tra «Carla, il pilastro pragmatico, Mary, ribelle e distante, e François, ingenuo ma profondamente sensibile», uniti dalla preoccupazione comune per il fratello maggiore: la pièce «disegna un quadro realistico e universale», per una riflessione «su ciò che significa vivere accanto a chi sta perdendo se stesso», tra leggerezza e profondità, mettendo in risalto «la tenacia umana e il potere salvifico dei legami».

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Ritratto di famiglia – sabato 14 marzo alle 21 – con “Benvenuti a Casa Morandi”, una commedia scritta da Marianna e Marco Morandi, Pino Quartullo e Elisabetta Tulli che rievoca l’infanzia e la giovinezza di due figli d’arte, tra i successi e gli impegni professionali del celebre padre e della madre, l’attrice Laura Efrikian (distribuzione Diego Ruiz per Mentecomica). Sul palco Marianna e Marco Morandi, accanto a Marcello Sindici, per la regia di Pino Quartullo, interpretano se stessi, alle prese con un trasloco, dopo la scomparsa della Tata Marta: tra mobili e vecchi giocattoli riaffiorano i ricordi di una vita sotto i riflettori, tra set cinematografici e studi televisivi, films e canzoni, fin da bambini sotto gli occhi del pubblico, come piccoli divi tra i flash dei fotografi. “Benvenuti a Casa Morandi” rappresenta un viaggio tra le emozioni, in cui i protagonisti si confrontano con il passato, con l’allegria e la tristezza, la serenità dell’età dei giochi e la presenza rassicurante della tata. Tra incursioni telefoniche di mamma e papà e dei rispettivi figli, e l’arrivo inaspettato di un traslocatore invadente e innamorato, Marianna e Marco si raccontano con ironia, leggerezza e una punta di malinconia. Una commedia delicata e tenera, sull’importanza degli affetti, in cui Marianna, attrice, diplomata all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica, una carriera fra teatro, cinema e televisione e Marco, cantante, attore e compositore, rivelano i loro pensieri e i loro sentimenti, insieme a frammenti significativi della loro storia familiare, con disarmante sincerità.

Viaggio tra parole e note – sabato 28 marzo alle 21 – con “Fra’ / San Francesco, la superstar del medioevo”, uno spettacolo di e con Giovanni Scifoni, per un inedito ritratto del Poverello di Assisi, con musiche originali di Luciano Di Giandomenico, eseguite da Luciano Di Giandomenico, Maurizio Picchiò e Stefano Carloncelli (strumenti antichi), per la regia di Francesco Ferdinando Brandi, co-produzione Teatro Carcano – Mismaonda – Viola Produzioni. «Se chiedo ad un ateo anticlericale “dimmi un santo che ti piace” lui dirà: Francesco» – afferma Giovanni Scifoni, che si interroga sulla fama planetaria di un monaco del XIII secolo, sulla sua capacità di imporsi nell’immaginario collettivo, sfidando i secoli. La risposta è che Francesco, mistico e poeta, «era un artista, forse il più grande della storia» – sottolinea Scifoni –. «Le sue prediche erano capolavori folli e visionari. Erano performance di teatro contemporaneo. Giocava con gli elementi della natura, improvvisava in francese, citando a memoria brani dalle chanson de geste, stravolgendone il senso, utilizzava il corpo, il nudo, perfino la propria malattia, il dolore fisico e il mutismo». Il monologo ripercorre «la vita del poverello di Assisi e il suo sforzo ossessivo di raccontare il mistero di Dio in ogni forma… dalla predica ai porci fino alla composizione del Cantico delle Creature, dove Francesco canta la bellezza di frate sole dal buio della sua cella, cieco e devastato dalla malattia. Nessuno nella storia ha raccontato Dio con tanta geniale creatività».

Omaggio a Domenico Modugno – sabato 11 aprile alle 21 – con “Nel Blu / avere tra le braccia tanta felicità”, uno spettacolo di e con Mario Perrotta, in scena con Vanni Crociani (pianoforte), Massimo Marches (chitarra) e Giuseppe Franchellucci (violoncello), con la collaborazione alla regia di Paola Roscioli (produzione Permar Compagnia Mario Perrotta e Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale). Sulle note di canzoni indimenticabili, tenere, ironiche e poetiche Mario Perrotta racconta la storia dell’artista pugliese che ha saputo racchiudere in una melodia un sogno di felicità: «un uomo di una terra dimenticata da Dio – quella Puglia che sarebbe rimasta alla periferia del regno ancora per decenni… – che parte all’avventura per “fare l’attore” e si ritrova, dopo pochi anni, a insegnare a tutto il mondo a “volare”; apre la bocca e trascina via con un urlo irrefrenabile ogni residuo fosco del dopoguerra». “Nel Blu” rappresenta così un ritratto di uno straordinario artista, dotato di grande carisma, talento e passione, la cui fama ha varcato l’oceano: «Io voglio cantare la felicità» – affermava Domenico Modugno –. «Anche se non esiste, mi voglio illudere che esista, devo credere che esista». Un’antologia di brani celebri e altri meno noti, riarrangiati ed eseguiti dal vivo dai tre musicisti, fa da colonna sonora al «racconto di un’esistenza guascona e testarda», in cui Mario Perrotta rievoca la figura di Domenico Modugno, tra i difficili esordi e il successo internazionale, cercando di restituire la profonda umanità e la sensibilità di uno dei padri della musica leggera, ambasciatore dell’Italia nel mondo.

TEATRO RAGAZZI

Ouverture “fiabesca” con “Hänsel e Gretel”, da un’idea di Michele Losi e Sebastiano Sicurezza, con drammaturgia di Sofia Bolognini e Sebastiano Sicurezza, supervisione alle azioni e scene di Anna Fascendini e costumi di Stefania Coretti, suoni di Luca Maria Baldini e Diego Dioguardi, regia di Michele Losi, produzione Campsirago Residenza, con il sostegno di NEXT. Uno spettacolo itinerante ed esperienziale, con i performers Barbara Mattavelli, Benedetta Brambilla, Giulietta De Bernardi, Liliana Benini, Sebastiano Sicurezza, Stefano Pirovano che guidano bambine e bambini, sulle tracce dei due fratellini, tra le ombre del bosco e – metaforicamente – «nel cuore delle proprie emozioni e paure». La fiaba di “Hänsel e Gretel” narrata dai fratelli Grimm si trasforma in un’avventura, in cui immersi in paesaggi sonori i piccoli arrivano alla casetta di marzapane, dimora della strega mentre, come in un flusso di coscienza, scorrono pensieri e parole di un dialogo segreto tra i due protagonisti che, abbandonati dai genitori, si inoltrano in un luogo selvaggio e sconosciuto, affascinante ma pieno di insidie. Fuori dalla civiltà, Hänsel e Gretel compiono un rito di passaggio, che segna la fine dell’infanzia e insieme a loro i giovanissimi spettatori, in un mondo senza adulti, mettono alla prova il proprio coraggio e la propria capacità di affrontare le situazioni, imparano a prendersi cura l’uno dell’altro e sperimentano l’ebbrezza della libertà grazie al meraviglioso gioco del teatro.

Un itinerario fantastico a misura di giovanissimi con “In/naturale”, un progetto di Emanuela Dall’Aglio, che firma drammaturgia, allestimento scenografico e regia, con (in alternanza) Benedetta Brambilla, Stefano Pirovano, Sebastiano Sicurezza, Emanuela Dall’Aglio, Noemi Bresciani, Riccardo Paltenghi, Arianna Losi, voci fuori campo di Emanuela Dall’Aglio, Laura Cleri, Isabella Brogi e Sofia Bolognini, musica di Fabiano Fiorenzani e sound design di Andrea Salvadori e Stefano Pirovano, con la collaborazione artistica di Michele Losi, una produzione di Campsirago Residenza. “In/naturale” propone un excursus sui sentieri dell’immaginazione, sotto la guida di uno scienziato, che «conduce il pubblico alla ricerca di strane creature per scoprire i loro pensieri», rivelando la presenza di animali come «una stravagante covatrice, una vecchia topa che tesse baffi di pesce gatto, decine di “lumacoscidi” e, per i più coraggiosi, la tana del nero-lupo». Ispirandosi al meraviglioso mondo della natura, uno scrigno ricco di segreti, Emanuela Dall’Aglio inventa una nuova “fauna” inesistente ma non per questo meno “reale”, appartenente alla dimensione onirica e fiabesca, in cui accanto a bambine e bambini intraprendenti e temerari, oltre a fate e streghe, orchi e folletti, appaiono infinite specie di animali… ancora da scoprire… Una pièce avvincente, di forte impatto visivo, impreziosita da voci e suoni, pensata per piccole sognatrici e piccoli sognatori, esploratori di mondi sconosciuti, capaci di immergersi in un racconto e lasciarsi condurre per mano in un altrove, per ritrovarsi in un tempo e in un luogo governati dalla fantasia, dove tutto diventa possibile.

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