Il 30 settembre, gli studenti aderenti alla rete di Iskintzidda – retza sarda de s’istudiantes e unica per la Palestina si sono dati appuntamento alle 9 in via Università 40, durante il senato accademico, per esigere dal Rettore delle spiegazioni riguardo alle due collaborazioni strette di recente dall’ateneo con l’Università di Tel Aviv, durante il convegno AIPMA del 26 settembre e tramite il progetto triennale PlatinuMS attivo dal 28 giugno scorso.
“È inaccettabile che, anche nella fase più feroce del genocidio palestinese, si continui a collaborare in qualunque modo con le stesse istituzioni accademiche che lo teorizzano, lo preparano e lo attuano, costruite su territori occupati in seguito a massacri e sfollamenti della popolazione locale. Il boicottaggio accademico è fondamentale, se non assolutamente vitale in questo momento storico.
La cultura, così come la scienza, sono SEMPRE politiche, e Israele ne è la più palese dimostrazione: l’archeologia viene infatti usata per cercare di costruire una giustificazione alla presenza sionista illegale in Palestina, e anche un progetto apparentemente innocuo come PlatinuMS contribuisce al training dell’intelligenza artificiale utilizzata per massacrare uno ad uno uomini, donne e bambini palestinesi. L’università, che nel suo codice etico si fregia di insegnare spirito critico e cultura, ha un’enorme responsabilità nel prendere una posizione netta di fronte al genocidio e ai 70 anni di apartheid e occupazione, ed è invece la prima a girarsi dall’altra parte, utilizzando sotterfugi e menzogne quando vengono chieste spiegazioni dagli studenti. La cultura, quando volta la faccia alla realtà e alla gravità di questa situazione, è solo vuoto nozionismo, e a odiare gli indifferenti ce l’ha ben insegnato Gramsci: forse all’università di Cagliari serve un ripasso su questo argomento”, scrivono gli attivisti.























