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Il Moon Arts Film Festival celebra la sua quinta edizione a Quartu

19 Settembre 2025
in Cultura, Tendenze
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Il Moon Arts Film Festival celebra la sua quinta edizione a Quartu
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Sta per tornare a Quartu Sant’Elena (Ca) il Moon Arts Film Festival, appuntamento cinematografico internazionale che in pochi anni si è affermato come uno degli appuntamenti di riferimento nel panorama isolano. Giunto alla sua quinta edizione, il festival accenderà i riflettori sul nuovo Spazio Michelangelo Pira in via Brigata Sassari 10, con quattro giornate di proiezioni e incontri fissate per il 27 e 28 settembre e l’1 e 5 ottobre.

Promosso da Moon Arts, realtà attiva da quasi dieci anni nella produzione culturale e audiovisiva tra festival, lungometraggi, corti, videoclip, album e progetti teatrali, il festival conferma la propria vocazione internazionale, ospitando opere provenienti da tutto il mondo e intrecciando cinema, musica e impegno sociale. La direzione artistica è affidata a Marco Oppo, regista e produttore cagliaritano.

Il concorso vedrà in gara quasi 50 opere finaliste, selezionate nei mesi scorsi attraverso un bando internazionale e piattaforme dedicate. Cortometraggi di finzione, documentari, opere sperimentali, animazioni e videoclip musicali comporranno una vetrina di generi e linguaggi differenti, con un’attenzione particolare ai temi sociali e alla qualità artistica. Questa quinta edizione segna anche un dato importante: una forte rappresentanza di registe donne, protagoniste con numerose opere in concorso che spaziano dal documentario all’animazione, dalla finzione ai videoclip. Una presenza che conferma la vocazione del festival a valorizzare la pluralità degli sguardi e a dare spazio a voci femminili di grande qualità e originalità, provenienti da contesti e culture differenti.

I premi assegnati spazieranno dal miglior cortometraggio di finzione al miglior videoclip musicale, con riconoscimenti specifici per registi, attori, attrici, sceneggiature, montaggio e colonna sonora. Un premio speciale, il Wassim al Kayim Humanity Award, ricorderà il giovane filmmaker libanese scomparso, già studente dell’Università di Cagliari, destinato all’opera capace di coniugare forza espressiva e impatto sociale.

Il festival non sarà solo occasione di visione, ma anche di dialogo: numerosi registi, attori e attrici arriveranno a Quartu da diversi Paesi, per incontrare il pubblico e raccontare i retroscena delle opere in concorso.

«Sono estremamente orgoglioso e soddisfatto di questa edizione – dichiara il direttore artistico Marco Oppo –. Abbiamo ricevuto il doppio delle candidature rispetto alla scorsa edizione, un segnale importante del riconoscimento che il festival si sta conquistando a livello internazionale. La selezione è stata complessa, ma ci permette di proporre piccoli grandi film di alto livello tecnico, artistico e contenutistico. Il nostro obiettivo è dare massimo risalto alle opere e ai loro autori, con particolare attenzione alle problematiche sociali e al valore comunicativo del cinema».

Il Moon Arts Film Festival 2025 si conferma così come uno spazio di confronto e contaminazione culturale, capace di portare a Quartu artisti stranieri, pubblico e turisti, e di valorizzare al contempo la produzione cinematografica sarda in un contesto globale.

L’ingresso è libero e gratuito. Il programma completo con orari e titoli delle opere in concorso è disponibile sul sito e sui canali ufficiali del festival.

La quinta edizione del Moon Arts Film Festival è organizzata dall’omonima associazione, con il contributo del Comune di Quartu Sant’Elena. Partner della rassegna è L’Associazione Cornucopia.

IL PROGRAMMA

·        Il 27 settembre si apre la quinta edizione con un mosaico di storie dal mondo

Sarà una serata densa di suggestioni e sguardi differenti ad aprire, sabato 27 settembre alle 18.30, la quinta edizione del Moon Arts Film Festival nello Spazio Michelangelo Pira di Quartu. Un viaggio che, come da tradizione, si compone di tante piccole tappe: cortometraggi di finzione e documentari, videoclip e animazioni provenienti da diversi Paesi, che insieme comporranno il primo quadro di una rassegna internazionale capace di unire linguaggi, sensibilità e culture.

La serata prenderà il via con due lavori brevissimi e intensi: Une Réflexion di Margarethe Baillou (Singapore) e Shooting the Moon di Antonia Eve Novakovich (Canada), due opere che in pochi minuti evocano riflessioni sospese tra intimità e immaginazione animata.

Si entrerà quindi nel cuore del racconto con il documentario Giusti di Stefano Grossi, che rilegge le memorie della Seconda guerra mondiale con uno sguardo contemporaneo. L’ideale della pace, la lotta per i diritti umani, la giustizia sociale e il rispetto per l’ambiente è il filo rosso che lega le storie di undici personaggi storici. A seguire, il videoclip L’Invidia di Elio De Filippo, frammento musicale che condensa in pochi istanti energia visiva e potenza emotiva.

Con Dupont du Monde di Simone Giancaspero si ritorna alla narrazione filmica, tra tensioni e atmosfere surreali, mentre The Scapegoat dell’iraniano Ali Fard offrirà un racconto compatto e incisivo, capace di parlare dell’oggi in Iran con linguaggio universale.

La regista Giulia Fo porterà poi in sala Isola, riflessione sulla solitudine e sull’identità, seguita dal videoclip Dormi Samir di Damiano Impiccichè, la storia di Samir, un bambino siriano colpito dalla “sindrome della rassegnazione”, disturbo che spinge i piccoli rifugiati a proteggersi nel sonno per fuggire da paura e traumi.

Lo sguardo sociale emergerà con forza nel documentario Demashering Disability di Michela Cidu, che affronta con lucidità e sensibilità il tema della disabilità, e in Niccioleta, storie sotto e sopra la terra di Irene Paoletti, che restituisce memoria e dignità a una comunità operaia dimenticata.

Con Sabbia e Cenere di Federico Cadamuro e The End of Neslie di Gerry Ciccimarra, la serata proseguirà tra introspezione, memoria e allegoria, fino al cortometraggio Brebenel di Alexandru George Fit (Romania), che porterà lo spettatore verso un altrove suggestivo e potente.

Il finale della prima giornata sarà affidato a tre opere brevi e visionarie: il videoclip Io vado via (Intrecci) di Giulia Perez e Nora Bedini, l’argentino All Eyes on the Fire di Camila Rezk e Nicole Kus, e Ascended di Jacopo Iebba, animazione che si muove tra simboli e metafore sospese.

Un mosaico di linguaggi e temi che segnerà l’avvio ufficiale del Moon Arts Film Festival 2025, confermando la sua missione: dare voce a chi sceglie il cinema come strumento di racconto, memoria e sperimentazione.

·        Il 28 settembre la seconda giornata tra identità, memoria e sperimentazione

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La quinta edizione del Moon Arts Film Festival proseguirà domenica 28 settembre alle 18.30 nello Spazio Michelangelo Pira di Quartu Sant’Elena con una nuova serie di proiezioni che intrecciano musica, documentario, finzione e sperimentazione. Un mosaico di linguaggi che porta sullo schermo racconti provenienti da Egitto, Australia, Mozambico, Taiwan e Italia, in un continuo dialogo tra culture e sensibilità artistiche.

La serata si aprirà con Schizofrenia, videoclip animato del regista egiziano Antonious Bassily, che coniuga forza visiva e riflessione psicologica in poco più di cinque minuti. Seguirà Melody of the Abyss di Iwata Sam aka LIU (Australia), viaggio di mezz’ora negli abissi sonori e visivi, in cui il linguaggio audiovisivo si fa esperienza immersiva, ispirato alla vita di Kurt Cobain.

Il tema sociale sarà al centro di La Lixeira, The Invisible Dignity, documentario firmato da Guido Galante e Antonio Notarangelo, che racconta la dignità invisibile dei raccoglitori di rifiuti in Mozambico.

Con il doppio lavoro di Roberto Pili si entrerà poi in un percorso unitario: prima con il videoclip Deep Black, breve e incisivo, poi con l’omonimo documentario di 30 minuti che affronta la tematica della salute mentale, ampliando il discorso visivo e musicale, trasformando il buio e il suono in metafora.

La serata proseguirà con In Administration di Giorgia Scalia, ritratto che indaga l’alienazione quotidiana dentro le logiche amministrative, e con Falamus di Paolo Lubinu, dove la ricerca linguistica incontra la forza della musica e delle radici.

Con The Reach di Luca Caserta, quasi mezz’ora di narrazione intensa e drammatica tratta dall’omonimo romanzo di Stephen King, il pubblico sarà accompagnato verso un cinema che scava nelle emozioni e nei confini del possibile, mentre Taiwan in Motion: She is Me di Howard Chenng offrirà uno sguardo intimo e politico sulla condizione femminile a Taiwan, tra tradizione e trasformazione sociale.

La giornata si chiuderà con il videoclip Un buco in meno alla cintura di Chiara Del Prete, racconto rapido e ironico che unisce linguaggio musicale e critica sociale.

Un intreccio di voci e visioni che conferma la natura del Moon Arts Film Festival: un luogo in cui il cinema diventa spazio di confronto tra identità, memoria e sperimentazione.

·        Il 1° ottobre un viaggio tra memoria, poesia e metamorfosi

Dopo l’intensità delle prime due giornate, il festival tornerà mercoledì 1 ottobre alle 18.30 con una nuova selezione di corti, videoclip, documentari e animazioni che intrecciano sguardi poetici, riflessioni sociali e narrazioni intime. Sarà una serata che si muove tra linguaggi e geografie diverse – dall’Italia agli Stati Uniti, dall’Iran alla Corea del Sud – costruendo un mosaico visivo che unisce impegno e immaginazione.

L’apertura sarà affidata al videoclip Dernière Plage di Alessandro Onorato, preludio che condensa in pochi minuti atmosfere sospese e suggestioni musicali. Seguirà Cats del serbo-svizzero Danilo Stanimirović, una storia di abbandono, conflitti irrisolti, alienazione, intolleranza, e l’animazione August 32nd del coreano Yunbin An, che immerge lo spettatore in un tempo immaginario dove la realtà si fa metafora.

Con Vas Mar di Nima Tabandeh (Iran) la narrazione entrerà nei territori della memoria e della diaspora, mentre il documentario statunitense Say Their Names di David Reibman darà voce, in meno di dieci minuti, a un forte appello civile contro l’oblio. Sempre dagli Stati Uniti, The Last Call di Karen G. Ruiz proporrà un ritratto intimo e doloroso, sospeso tra perdita e resistenza.

Lo sguardo si sposterà poi sull’Italia con i due lavori di Simone Paderi: The Missing Pieces, che ricompone frammenti di memoria collettiva, e The Embrace, toccante cortometraggio documentario di pochi minuti capace di racchiudere in sé la forza del gesto umano.

La sezione proseguirà con Lady di Alfio D’Agata, ritratto che esplora fragilità e intensità femminili, e con la doppia proposta di Antonio Maciocco, The Dead Track e Ursus, che intrecciano tensione narrativa e sguardo documentaristico su identità e territorio.

Tra i lavori italiani anche Until Death Do Us Part di Riccardo Spiga, un racconto drammatico che indaga le pieghe oscure delle relazioni, e Todo es Amor di Sandro Moretti, breve storia che restituisce con poesia la molteplicità dei sentimenti.

A chiudere la serata sarà l’animazione statunitense The Doll Chronicles – Welcome to the Doll Realm di Jennifer O’Connell, viaggio visionario in un universo simbolico che unisce estetica pop, inquietudine e immaginazione fantastica.

Un percorso che, nell’arco di poche ore, condurrà il pubblico attraverso registri e sensibilità differenti, confermando la natura internazionale e poliedrica del Moon Arts Film Festival 2025.

·        Il 5 ottobre la serata finale con la proclamazione dei vincitori

Il Moon Arts Film Festival si avvierà al suo atto conclusivo domenica 5 ottobre: dalle 18:30 lo Spazio Michelangelo Pira di Quartu ospiterà l’ultima intensa selezione di opere in concorso, prima della cerimonia di proclamazione e premiazione dei vincitori della quinta edizione.

La serata si aprirà con Manuscripts dell’iraniano Mahdi Iravani, che in poco più di un quarto d’ora intreccia immagini e scrittura in un racconto sospeso tra memoria e linguaggio. Seguirà Otherside dello svizzero Luca Handschuh, breve, suggestivo e surreale, e Spider-Zan di Maryam Khodabakhsh (Iran), opera che unisce allegoria e visionarietà, affrontando la condizione delle donne in Iran.

Lo sguardo si sposterà poi sull’Italia con B33 di Sabrina Paravicini, documentario che affronta con intensità e delicatezza il tema della malattia e della resilienza. Con Under the Rain of the Night di Gian Paolo Vallati il festival entrerà in atmosfere notturne e sospese della ludopatia, scritto insieme ai detenuti della Casa Circondariale di Massama. Successivamente A Dark Tale di Vincenzo Lamagna proporrà una narrazione forte, cupa e introspettiva.

Il viaggio continuerà con Run Trip Life di Karim Galici, documentario che unisce cinema del reale e suggestione poetica sull’universo della disabilità attraverso un viaggio dall’Italia agli Stati Uniti per abbattere le barriere. Con Elisa’s Cross, produzione spagnola diretta dalla regista sarda Arianna Usai, si scoprirà la storia di un contesto familiare in cui ruoli e responsabilità vengono capovolti dalla presenza di un disturbo di personalità borderline.

Al termine delle proiezioni, il pubblico assisterà alla cerimonia di proclamazione e premiazione delle opere vincitrici, momento culminante del festival: verranno annunciati i riconoscimenti per le diverse sezioni – cortometraggi di finzione, documentari, animazioni, videoclip – insieme ai premi per miglior regia, sceneggiatura, attore e attrice, colonna sonora e il prestigioso Wassim al Kayim Humanity Award.

Una chiusura che sarà anche celebrazione di un percorso: il Moon Arts Film Festival 2025, con quasi cinquanta opere selezionate da tutto il mondo, si conferma come un osservatorio privilegiato sulle nuove frontiere del cinema breve, capace di intrecciare impegno civile, sperimentazione e poesia visiva.

Tags: Moon Arts Film Festival
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