Non sono solo opere o pietre, ma possono essere anche strumenti musicali.
Le pietre sonore di Pinuccio Sciola, artista nato a San Sperate (SU) nel 1942 in una famiglia di contadini, sono esposte al Padiglione Italia di Expo 2025 Osaka in occasione della settimana dedicata alla Sardegna.
“Come Fondazione Sciola e come figli di Pinuccio Sciola, artista famoso a livello internazionale, siamo veramente onorati di poter essere qui” afferma Maria Sciola, direttrice della fondazione Pinuccio Sciola. Una presenza che serve “a raccontare il suo operato ma anche la sua filosofia di vita”. Un pensiero che si ritrova nelle pietre esposte al Padiglione, come quella in calcare che, dice Maria Sciola, “emette una sonorità liquida”.
Un altro esempio è la pietra di basalto che “noi chiamiamo arpa”, dice Andrea Granitzio, direttore progetti musicali fondazione Pinuccio Sciola. Su questa opera “noterete degli intagli verticali” perché “lo scultore ha capito che c’era lo spazio per far propagare le onde sonore date dalla vibrazione della pietra” che “crea dei suoni che si propagano grazie alla verticalità del taglio”.
Come spiega Granitzio, lo scultore “ha concepito il suo lavoro sul basalto, una roccia vulcanica molto ferrosa per ricordare il suono della terra”, “pietre che arrivano dalla Sardegna e che raccontano il suono e l’anima della Sardegna attraverso la vibrazione”.
Ma le pietre sonore non saranno solo esposte al Padiglione Italia. Le opere, infatti, saranno protagoniste del concerto ‘La voce della pietra. Le pietre sonore di Pinuccio Sciola’, che si svolgerà sabato 28 giugno alle 18 con la direzione dello stesso Granitzio.
Pinuccio Sciola “aveva una filosofia di vita incredibile perché oltre un artista era anche un poeta e lui diceva sempre che l’arte deve essere alla portata di tutti” sottolinea Chiara Sciola, presidente fondazione Pinuccio Sciola. Una dimostrazione tangibile di questo è “il giardino sonoro, un museo all’aperto con oltre 700 opere che sorge su un aranceto in Sardegna” racconta.
I suoni delle pietre sonore sono stati paragonati ai suoni dell’universo perché sono delle sonorità mai sentite in natura.
La particolarità, conclude Chiara Sciola, “è che nascono per sfioramento perché lui diceva sempre che le opere vanno accarezzate come se stessi accarezzando una madre o una persona a cui vuoi bene, solo così nascerà la loro sonorità”.






















