Non passa in Sardegna la proposta di modifica al disciplinare di produzione del Pecorino Romano dop presentato dal Consorzio di tutela e approvato tra le polemiche nel dicembre scorso.
La Giunta regionale, ascoltato l’assessore dell’Agricoltura Gian Franco Satta, ha espresso “un indirizzo contrario” a causa del mancato inserimento nell’elenco delle razze ovine autoctone tradizionali ammesse per la produzione del latte destinato alla trasformazione. Una scelta che “non risulta in linea con le politiche regionali per il comparto e a tutela dei sistemi di allevamento tradizionali, della sostenibilità ambientale dei sistemi zootecnici e della conservazione della biodiversità”, si legge in una nota di viale Trento.
Un appello in questo senso era stato lanciato dai pastori senza bandiere e da Agrinsieme Sardegna, sigla che rappresenta le aziende delle organizzazioni professionali di categoria – Cia, Confagricoltura e Copagri -, insieme alle imprese delle centrali della cooperazione – Agci Agrital, Fedagri Confcooperative e Legacoop agroalimentare.
“Non possiamo che commentare positivamente la delibera approvata oggi dalla Giunta regionale – dice il presidente di Agrinsieme Daniele Caddeo -. Il parere espresso dall’esecutivo va infatti di pari passo con la nostra battaglia portata avanti in questi ultimi mesi, in ambito regionale e nazionale anche con interlocuzioni con il ministero dell’Agricoltura, per la valorizzazione delle razze locali e del loro forte radicamento con i territori dove operano migliaia di allevatori. Il messaggio giunto oggi da Cagliari – chiarisce – rappresenta una scelta di campo politica forte e chiara di cui tutti i portatori di interesse coinvolti nel comparto dovranno tener conto”.
“Valorizzare le razze autoctone – spiega ancora Caddeo – significa puntare a un riconoscimento della qualità del latte che arriva da tutti i territori della nostra Isola e anche dagli altri areali di produzione del Pecorino Romano dop che, per indicazione di disciplinare, sono frutto dei pascoli di Sardegna, Lazio e provincia di Grosseto. La strada delineata oggi – ribadisce – è quella giusta, se si intende sostenere al meglio migliaia di aziende che vogliono ancora fare della qualità produttiva il loro vero punto di forza nel confronto con i mercati globali”.
Le razze ovine autoctone dell’areale produttivo del Pecorino Romano dop, tra Sardegna, Lazio e provincia di Grosseto, sono la pecora Sarda e la tipica Nera di Arbus, la Comisana, la Massese, la Vissana e la Sopravissana e quella dell’Amiata.
“Sorprende molto leggere quello che l’assessore regionale dell’Agricoltura Gianfranco Satta dichiara a proposito del disciplinare di produzione del Pecorino Romano Dop”. Così il presidente del Consorzio di tutela, Gianni Maoddi.
“Sarebbe bastato leggere il disciplinare di produzione in vigore e la proposta di modifica per rendersi facilmente conto – spiega – che nella parte relativa alle razze tutto è rimasto invariato. Le razze autoctone nel disciplinare sono di fatto già comprese in quanto solo il latte delle pecore allevate nelle zone di produzione può essere utilizzato per la nostra dop”.
“In secondo luogo – prosegue -, l’assessore Satta in questi mesi non ha mai cercato un confronto con il Consorzio, almeno non con il Consorzio nella sua interezza: crediamo invece che un incontro sarebbe stato molto utile prima di esprimere un simile parere, che ricordo è solo un parere e non è vincolante. Infine, la Regione si deve esprimere sulle modifiche apportate al disciplinare e non su quelle che la minoranza dell’assemblea avrebbe voluto: ricordo, infatti, che qualunque modifica va approvata dai due terzi dell’assemblea”.
“Colgo infine l’occasione – conclude Maoddi – per ribadire all’assessore che, a dicembre scorso, il 70% dell’assemblea dei soci ha votato per lasciare il disciplinare invariato nella parte relativa alle razze e che in qualsiasi momento può essere modificata, ma sempre a condizione che i due terzi dell’assemblea lo vogliano”.






















