Con “Bentu Estu”, Nicola Mette rinnova la sua battaglia contro la speculazione energetica e la devastazione del paesaggio sardo. Questa nuova azione performativa, che fa seguito alla precedente “Deturpata”, esplora l’impatto di un “progresso” che pare implacabile nel sacrificare l’identità e la storia in nome di un’industria “verde” che nasconde un cuore industriale e predatorio.
Il maestrale, forza primordiale e selvaggia, scolpisce da secoli il paesaggio sardo, simbolo di resistenza e di libertà. È proprio questo vento che Mette invoca come alleato, contrapponendolo alle imponenti pale eoliche, emblema di una modernità che svuota e deturpa.
Attraverso la collisione tra natura, storia e tecnologia, “Bentu Estu” si pone una domanda scomoda: a quale prezzo è venduto il nostro paesaggio?
“Bentu Estu” si svolge in due luoghi emblematici: il millenario Nuraghe di Su Nuraxi a Barumini, patrimonio dell’UNESCO, minacciato dall’ennesimo parco eolico. quaranta corpi nudi, dipinti di bianco e segnati da strisce rosse, si muovono in perfetta sincronia con le pietre antiche, evocando la forma delle pale eoliche e simulandone il movimento.
Il bianco dei corpi, colore dell’innocenza, è contaminato da strisce rosse, ferite silenziose che ricordano le cicatrici lasciate da una modernità indifferente alla memoria storica e culturale del territorio. “Bentu Estu” diventa un grido, un appello lanciato nel vento sardo che rivendica un futuro costruito senza compromettere l’essenza di questa terra. Con la sua performance, Mette ci obbliga a guardarci nello specchio della nostra stessa ingordigia: una tecnologia che si definisce “verde” e che promette di essere “pulita”, ma che abbandona alle spalle i suoi stessi mostri industriali, lasciando rovine nel cuore di paesaggi millenari.
I corpi vulnerabili che si muovono come pale eoliche tra le antiche pietre del nuraghe rappresentano una sfida silenziosa e irriducibile contro una modernità cieca e violenta. “Bentu Estu” chiede a tutti noi di rispondere: quanto siamo disposti a sacrificare in nome di un progresso mal pianificato?
Al di là delle più sterili polemiche del momento, stavolta l’artista chiama in causa «uomini e donne, maggiorenni, disposti a posare nudi in un’azione collettiva» che andrà in scena il prossimo 4 agosto.
Chiunque volesse partecipare può contattare Nicola Mette all’indirizzo email
























