Tredicimila dipendenti del settore terziario in Sardegna hanno un “contratto pirata”.
Ovvero contratti che non prevedono una quattordicesima e soprattutto una paga che ammonta a 1300 euro circa, anziché 1700 euro.
Nel dettaglio i numeri allarmanti arrivano da uno studio della UilTucs Sardegna a seguito attraverso i dati del Cnel di fine gennaio.
Sono 340mila i lavoratori del Terziario in Sardegna, di cui 311400 appartenenti ad aziende che applicano i contratti Confcommercio con una retribuzione mensile 1718 euro, quella media di un commesso Confcommercio giornaliera è pari a 66 euro, il 4,6% appartengono a Federdistribuzione e a Confesercenti.
Il restante, ovvero il 3,8% (12.920) sono contratti pirata quindi legati ad associazioni di categoria con un numero esiguo di aderenti. Questi ultimi arrivano a guadagnare 414 euro in meno, annualmente 5382 euro. E la loro retribuzione giornaliera ammonta a circa 50 euro rispetto ai 66 dei colleghi.
Secondo Cristiano Ardau, segretario generale UilTucs Sardegna “sono circa 13mila i dipendenti che hanno un contratto appartenente ad associazioni di categoria che non hanno iscritti, associazioni datoriali senza rappresentatività. I dipendenti di queste aziende quindi, per svolgere le stesse mansioni dei ‘fortunati’ colleghi che lavorano per aziende che applicano il Ccnl di Confcommercio, Confesercenti e Federdistribuzione, percepiscono circa 400 euro in meno al mese, e non hanno neanche una quattordicesima perdendo in un anno oltre 5000 euro”.
Secondo Ardau si tratta di una situazione “inaccettabile, che porta via alla Sardegna 40 milioni di euro di retribuzione annua. Sapevamo che nell’Isola erano presenti contratti pirata, li troviamo in tante nostre vertenze per il riconoscimento dei diritti sindacali ma ci ha stupito che potessero essere così tanti” precisa il segretario regionale UilTucs, “purtroppo sono contratti pirata, e in Italia non esiste ancora un sistema contrattuale che obblighi le aziende ad applicare il contratto di riferimento, in luogo di questi contratti nati per per far risparmiare le aziende”.






















