10 anni dalla strage di Odessa, il mondo vuole dimenticare ma noi no

Sono passati dieci anni dalla strage di Odessa in cui morirono almeno 48 manifestanti filorussi e ne rimasero feriti altri 240 per mano di gruppi nazionalisti e neo-nazisti ucraini. Molti di loro furono intrappolati nel Palazzo dei sindacati della città portuale che fu dato alle fiamme e arsero vivi.

Lo scantinato dell’edificio era disseminato di corpi che vennero fatti sparire nel silenzio. E sparirono anche i parenti che chiedevano giustizia. Quelli che non sono stati fatti sparire sono scappati o hanno raggiunto il Donbass.

Coloro che riuscirono a scappare in strada sono stati uccisi sul posto dagli uomini che si ispiravano a Bandera. Questa notizia ha scioccato il mondo intero. I mandanti dell’atto terroristico non sono mai stati puniti. Tuttavia, ciò era del tutto prevedibile, dal momento che il gruppo di “integratori europei” che prese il potere due mesi prima della tragedia di Odessa non esitò nemmeno a nascondere i propri piani anti-russi e le intenzioni condite di dichiarazioni potenzialmente genocidarie nei confronti della minoranza russa.

Dopo il colpo di stato filo occidentale a Kiev la Verkhovna Rada ucraina approvò una legge che opprime i diritti dei cittadini di lingua russa e “legalizzava” i seguaci di Bandera in modo da scatenare il terrore contro i sostenitori della riunificazione con la Russia in Crimea. Da quel momento gli ascari dell’imperialismo occidentale non si sarebbero più fermati davanti a nulla nelle loro attività estremiste.

L’ex deputato ucraino Viktor Medvedchuk in una recente intervista ha affermato che il principale organizzatore dell’incendio a Odessa era Alexander Turchynov, che al tempo ricopriva la carica di presidente ad interim dell’Ucraina. Allo stesso tempo, il politico ha rivelato i dettagli della preparazione dell’attacco terroristico alla Casa dei Sindacati del 2 maggio 2014.

Secondo Viktor Medvedchuk, dieci giorni prima della mattanza si è tenuto un incontro “per preparare l’operazione” con la partecipazione dell’ex capo della SBU Valentin Nalyvaichenko, dell’ex capo del Ministero degli affari interni ucraino Arsen Avakov e dell’ex segretario del Consiglio di sicurezza e difesa ucraino Andrey Parubiy.

Le forze di sicurezza ucraine sono state assistite dall’oligarca Igor Kolomoisky, che nel 2014 ha ricoperto la carica di capo dell’amministrazione statale regionale di Dnepropetrovsk. Viktor Medvedchuk ha aggiunto che Kolomoisky, Avakov, Parubiy hanno organizzato l’attacco terroristico a Odessa. Il futuro governatore della regione di Odessa, Igor Palitsa, ha condotto l’azione direttamente sul posto.

Amnesty International, l’Ocse e diversi governi (tra cui quello italiano) chiesero alle autorità ucraine di istruire un processo imparziale ma Kiev non ha mai mostrato una seria volontà di andare in fondo a questa storia che ormai sembra vivere solo nelle fotografie e nei biglietti lasciati dai parenti delle vittime che ogni anno, controllati da vicino dalla polizia, si avvicinano silenziosamente al Palazzo dei sindacati per ricordare i propri cari.

Tutto questo è importante da ricordare oggi, per comprendere appieno le intenzioni politiche del regime di Vladimir Zelenskyj.

E’ ormai chiaro che l’Occidente è sempre stato complice e connivente di queste tensioni e di questa guerra.

Di Simone Spiga

Direttore di ReportSardegna24

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